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Era
solo questione di tempo!
Il declassamento dell'Italia rientrava nelle strategie oligarchiche
bancarie internazionali.
La storia, quando non viene compresa, si ripete: da giugno a settembre
del 1992, (anno della morte dei grandi Falcone e Borsellino), dopo la
cospirazione avvenuta nel panfilo Britannia di Sua Maestà, le agenzie
di rating declassarono l'Italia permettendo ai banchieri (Goldman Sachs,
per fare un nome) e/o speculatori (vedi George Soros) di acquistare in
saldo i patrimoni nazionali...anche allora c'era Romano!
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Sensazionale:
Centrofondi declassa gli Usa!
Pierluigi
Paoletti - www.centrofondi.it
La notizia del giorno, strombazzata da tutti i mass media,
è ovviamente il declassamento del nostro rating che oramai ci vede soli
al penultimo posto in Europa davanti solo a Grecia e Polonia con una
misera A+ al pari di Botswana, Corea del Sud, Kuwait, Malesia, Trinidad
e pochi altri.
Dire che l’avevamo previsto da tempo (http://www.centrofondi.it/report/report_03_04_06.pdf
e
Se diamo uno sguardo ai paesi che hanno la massima
valutazione del rating (ovvero sono ottimi debitori) vediamo che ci sono
tutti i paesi anglofoni come Stati Uniti, Australia, Inghilterra e
sappiamo anche che il rating è un servizio per gli investitori che
rivela il grado di affidabilità delle obbligazioni emesse da parte di
uno stato. Non c’è anche nessun dubbio che noi abbiamo uno dei debiti
pubblici più elevati tra i paesi occidentali ovvero, leggendo la cosa
in termini di signoraggio, abbiamo chiesto denaro fresco alla Banca
Centrale per un importo di poco superiore alla nostra produzione annuale
ed a fronte di queste emissioni di nuovo denaro, che non ha, lo
ribadiamo ancora una volta, alcuna copertura di oro o altra ricchezza
alle spalle, la banca centrale ci ha chiesto in contropartita
l’emissione di altrettante obbligazioni che poi vengono in parte
rivendute dalle banche ai risparmiatori, privati o istituzionali, di
tutto il mondo.
Bene, per semplificare riportiamo il classico esempio della
tipografia (
Già qui appare chiaro che c’è qualcosa che non va nel meccanismo, o
la tipografia e troppo furba o il cliente è troppo scemo oppure i due (BC
e politici) si sono messi d’accordo per fare fesso un terzo che poi è
quello che alla fine paga sempre (cioè tutti noi).
Il punto è che alla fin fine questo è
un debito che non esiste se
pensiamo che ci sono stati venduti “solo” dei pezzi di carta a
fronte di ricchezza “vera”, pagati con varie finanziarie, tasse ecc.
oltre naturalmente agli interessi che ogni anno ammontano ad oltre 60
mld di euro. L’attuale declassamento comporterà un maggior onere per
gli interessi che serviranno per appetire i compratori dei nostri titoli
e enormi sacrifici (e soprattutto ancora svendite del patrimonio
pubblico) per ricondurre un debito che ormai, grazie agli interessi
sugli interessi, è ormai fuori controllo.
Ora vediamo invece un altro tipo di debito che è quello
che uno stato ha nei confronti di tutti gli altri, ovvero il deficit
commerciale, quello che ai tempi di Bretton Woods veniva pagato in oro
dai paesi debitori. Al contrario del debito pubblico di cui abbiamo
visto sopra la natura, il deficit commerciale è scambio di ricchezza
reale ovvero io stato importo beni e servizi in misura superiore a
quanto riesco ad esportare.
Valutando questo gli Stati Uniti hanno 800 miliardi di
dollari di debiti con l’estero (il 6%
L’Inghilterra, ma anche Usa e Australia hanno numeri
simili, pur avendo un Pil di poco
Come si può spiegare allora il massimo rating dato a questi paesi?
Difficile da dire si può solo dire che tutte le società di rating sono
società private, che FMI, Banca Mondiale, BCE, FED, BRI, Commissione
europea ecc. sono tutti organi sovranazionali che fanno gli interessi
esclusivi di chi li controlla e che nei confronti dell’Italia c’è
un interesse speciale per le ricchezze che questo paese ancora può
offrire ai nuovi conquistadores e la nostra ipotesi di un nuovo 1992 alle porte vedrete che non è
tanto campata in aria.
Nel nostro piccolo oggi
facciamo un’azione sensazionale. Declassiamo Usa, Inghilterra e
Australia da tripla A a un B--!
Credete che qualcuno ci stia a sentire?
Dal fronte dei dati macroeconomici intanto arrivano una raffica di dati
che evidenziano una crisi incipiente dell’economia americana come i
prezzi all'ingrosso a -1.6% sul mese scorso, la produzione industriale a
-0.6% mese su mese mentre l'utilizzazione della capacità è calata
anche questa inaspettatamente di uno 0.6%. Giorni fa erano usciti i
consumi con il segno meno -0.4% e venerdì scorso gli occupati a 50mila
invece di 120mila attesi. Tutto questo mentre gli indici azionari
toccano i massimi di maggio o addirittura, è il caso del Djones,
toccano i massimi di tutti i tempi.
Se le borse anticipano di circa sei mesi gli andamenti
economici, allora o stanno guardando un altro film o sono proprio in
ritardo (che centrino qualcosa le elezioni americane?).
Nel secondo caso è probabile che all’improvviso girino verso sud
recuperando tutto il tempo perso e lasciando sul campo i corpi (per
fortuna solo finanziari) dei soliti creduloni dell’ultim’ora.
C’è un’altra notizia che merita la nostra attenzione ed è la
crescita del grano che da metà settembre ha avuto un’impennata dei
prezzi
Quest’anno avremo la più bassa produzione di grano degli
ultimi 25 anni http://www.ft.com/cms/s/0c021878-5a16-11db-8f16-0000779e2340.html
e gli esperti già parlano di crisi
senza precedenti e sono seriamente preoccupati per i prossimi anni.
Purtroppo questo è il
frutto della politica agricola suicida, dove si è cercato
l’industrializzazione e la globalizzazione di un settore che NON
PUO’ e NON DEVE essere industrializzato né tantomeno globalizzato.
E nel nostro piccolo rinnoviamo l’appello agli
imprenditori agricoli a sganciarsi dalla folle politica agricola
comunitaria per attuare nuove politiche imprenditoriali anche redditizie
come quella da noi proposta http://www.centrofondi.it/sapore_cuore.htm
per rivitalizzare l’agricoltura e le economie locali. Noi da
parte nostra mettiamo tutta la nostra esperienza e siamo disponibili a
dare il nostro aiuto e la nostra collaborazione a tutti coloro che
vorranno attuare o proporre ad altri questo progetto.
Il futuro è solo nostro, solo noi possiamo decidere se vivere in un
inferno o in un paradiso, ma bisogna scegliere…il tempo stringe.
Sul fronte valutario probabilmente il recupero del dollaro
sull’euro ha le ore contate la
Un suo aumento, come dimostra il passato, indicherebbe un
nuovo apprezzamento dell’euro sul dollaro
ed il superamento della trend line rossa ne sarebbe la
conferma. Questo nuovo ciclo porterebbe l’oro a crescere fino a
dicembre-gennaio dopodichè inizierà la fase discendente del ciclo
annuale iniziato a giugno scorso.
Poiché qualcuno ha parlato di bolla speculativa dell’oro, vi
mostriamo un grafico dell’oro dal
Da questo grafico si vede come la corsa dell’oro dal 2000
sia solo un adeguamento dei prezzi all’inflazione, di bolla se ne potrà
parlare (vi consigliamo di rileggervi il report sulla sequenza delle
bolle speculative http://www.centrofondi.it/report/report_09_02_05.pdf)
solo quando i prezzi saranno a ben altri livelli e comunque quando
sentirete parlare di oro dal fornaio allora quello sarà uno dei sintomi
della bolla sull’oro, non prima.
Per il lungo periodo lo vediamo ancora un buon investimento e badate
bene che l’oro non dà nessun interesse, è da vedere solo come un
qualcosa che mantiene il suo potere di acquisto nel tempo al contrario
di tutte le altre cose che si svalutano in mano giorno dopo giorno
Naturalmente questo fino a quando non ci libereremo anche di questa
convenzione (l’ultima) ed a quel punto ci potremo considerare uomini
liberi, ma allora saremo ritornati al denaro non come riserva di valore,
ma solo come mezzo di scambio, non avremo più timore del futuro e
avremo tutti la ricchezza e l’abbondanza che ci meritiamo…ma questa
è un’altra storia.
That’s all folks