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1.
Reddito di Cittadinanza per tutti. E’
giusto, necessario e possibile dare a tutti i cittadini una somma
sufficiente per vivere dignitosamente che si aggiunge al reddito di
lavoro o alla pensione (per quelli che ce l’hanno).
E’ giusto
per uscire dalla stretta mortale e schiavista di una società che
pretende la vita per darti la sopravvivenza, e a volte non basta nemmeno
quella. Gli schiavi erano costretti a lavorare per vivere, è questa
l’essenza della schiavitù. Il lavoro deve essere una scelta libera e
non una costrizione necessaria. La libertà è la possibilità di
scegliere l’occupazione più adatta a ciascuno di noi. Il diritto al
lavoro è una finzione scenica che nasconde l’obbligo di prendere un
lavoro qualunque per non morire. Noi affermiamo il diritto alla vita
come diritto inalienabile di ogni essere vivente. Alla società della
morte e della schiavitù sostituiremo la società della vita e della
libertà.
E’ necessario,
perché il lavoro richiede sempre più creatività e studio e non è
possibile studiare con l’ansia del domani e lo spettro della fame, né
essere creativi senza la libertà e la serenità. Tutti ci dicono che il
lavoro di un tempo, quello che durava una vita quando si entrava in
fabbrica a diciott’anni e se ne usciva a sessantacinque, e persino
l’impiego di Stato non esistono più. I giovani devono mettersi sul
mercato, aggiornarsi continuamente, prepararsi a cambiare lavoro spesso
per sfruttare nuove opportunità e nuovi spazi. In questo sistema è
come fare l’acrobata senza rete di sicurezza. Ogni tanto, sempre più
spesso, qualcuno cade, per paura, perché non ce la fa, perché la
tensione è troppa. Il Reddito di Cittadinanza è la rete di sicurezza
sulla quale poter costruire il proprio futuro con certezza e
determinazione. E’ la garanzia della vita contro la competizione
mortale di questo sistema.
E’ possibile,
perché le risorse e i soldi ci sono. Dieci anni fa era possibile dare a
tutti i cittadini dai sedici anni in su un milione al mese, solo
razionalizzando le risorse esistenti nel sistema previdenziale e
assistenziale. Oggi, è possibile dare a tutti mille euro al mese,
utilizzando le stesse risorse. Ma occorrerebbe riformare lo Stato e
2. Sì all’Europa, No alle truffe monetarie, Fuori da Maastricht ma dentro l’Europa
No
all’Euro, moneta dei banchieri per una Europa dei banchieri, che ci ha dimezzato
i soldi e raddoppiato i debiti (mille lire sono diventate un euro). Già
Francia e Olanda si sono ribellate a questa Europa dei ricchi, con una
maggioranza schiava dei debiti. Noi dobbiamo costruire
Proponiamo
un'altra moneta, complementare, non di debito, emessa da Comuni,
Province, Regioni, che finanzi dal basso l'economia e il lavoro. E'
possibile? Certo, in Germania ci sono già cinquanta monete
complementari. In Italia Banca d'Italia e politici, ricattati dal potere
finanziario, non le vogliono, hanno paura della democrazia partecipata,
finanziata dal basso.
No all’Euro
della truffa della BCE, alla moneta che non ha numero di serie (così
nessuno può sapere quanta ne viene emessa), no all’Euro di proprietà
privata (lo sapete che sull’euro paghiamo il copyright ad una società
privata?), no all’Euro del signoraggio alle banche, che sottraggono
alla gente un diritto che gli appartiene e indebita sempre di più
cittadini, imprese e Stati.
No al potere finanziario,
perché la moneta è il frutto del nostro lavoro e non appannaggio dei
loschi traffici dei finanzieri truffatori sostenuti da Bankitalia. Come
la maggioranza dei paesi europei vogliamo uscire dall’Euro, da questo
Euro dei banchieri truffatori e denunciare il trattato di Maastricht con
i suoi parametri che strangolano le economie in nome del potere
finanziario.
Uscire dall’Euro
non significa affatto uscire dall’Europa, come sostengono, mentendo, i
politici servi dei banchieri. La maggioranza dei paesi che ha aderito
all’Europa non ha adottato l’Euro e non ne hanno alcuna intenzione.
In Italia, una classe politica di furbastri e servi delle banche ha
impedito che sull’euro venisse fatto il referendum che in altri paesi
europei ha significato il suo affossamento. Per un’Europa dei
cittadini e non dei banchieri, per un’Europa dei popoli e non degli
Stati, per
3.
Indipendenza energetica: fonti rinnovabili.
Produzione
di energia da fonti rinnovabili diffusa sul territorio e gestita dai
Comuni.
Cinquantamila campanili
italiani, i nostri Comuni, ora strangolati dai debiti, possono risorgere
e rifiorire producendo energie alternative (solare, eolico, idrico e
biomasse) e con quelle emettere monete, e creare davvero milioni di
posti di lavoro. Per far cessare la dipendenza dal petrolio e dai
petrolieri, per conquistare l’indipendenza energetica senza passare
dal nucleare e senza dipendere dal petrolio. Diversificando le fonti di
energia, facendo attenzione alla qualità oltre che alla quantità,
possiamo ridurre l’impatto ambientale e sottrarci al collasso
inesorabile di chi ha adottato la monocultura energetica.
E’ possibile
con un grande progetto che coinvolga i Comuni d’Italia e le loro
popolazioni nella costruzione di piccoli impianti di produzione di
energia, senza sconvolgere il territorio, anzi valorizzandone le
risorse. Le tecnologie ci sono e potranno nascere mille piccole officine
dove costruire piccole pale eoliche, piccoli impianti solari, piccoli
impianti a biomassa e da fonti idriche. Perché piccolo significa più
efficiente, meno invadente e soprattutto democratico, perché alla
portata di ogni comunità locale. Non c’è bisogno dei grandi capitali
delle multinazionali dell’energia per costruirli, non c’è bisogno
delle multinazionali per avere energia.
Producendo energia
si trovano i soldi per finanziare servizi, investimenti e Reddito di
Cittadinanza. Gli impianti di energia da fonti rinnovabili sono
finanziati in parte dalla Comunità Europea, e per il resto possono
essere realizzati mediante l’emissione di monete complementari non di
debito. In questo modo, i Comuni possono risollevarsi, perché produrre
energia è produrre ricchezza, creare posti di lavoro, finanziare nuove
imprese e distribuire tra i propri cittadini Reddito di Cittadinanza,
cominciando magari proprio dalla bolletta dell’energia, non solo
quella elettrica, ma quella per il riscaldamento, l’aria condizionata
e l’autotrazione.
Lo
Stato dovrà occuparsi di rendere disponibile per tutti la conoscenza
necessaria per costruire gli impianti e finanziare seriamente la ricerca
e l’innovazione, perché la cultura e la conoscenza sono la vera
ricchezza e l’Italia è un paese pieno di inventiva e di iniziative.
Creiamo una grande Fondazione Pubblica che promuova la ricerca e tuteli
le scoperte così che nessuno possa impadronirsene. La battaglia per la
libertà passa anzitutto dalla diffusione della conoscenza e dalla sua
disponibilità per tutti.
Se mille Comuni producessero
energia da sé il volto e il destino del paese cambierebbero.
Possiamo e dobbiamo farcela. Questa è una strada concreta, reale e
immediata per passare da una società della scarsità e della morte ad
una società dell’abbondanza e della vita.
4. Servizi comuni gratuiti. No alla privatizzazione dei servizi pubblici essenziali, trasporti e sanità, e dei beni comuni, acqua, strade, energia.
I
servizi pubblici essenziali devono essere pubblici e gratuiti, perché
il diritto alla vita comprende anche quello di aver garantite le cure
necessarie per le malattie e quello di potersi muovere liberamente sul
territorio.
Dobbiamo
invertire la tendenza nefasta alla privatizzazione di beni essenziali
per la vita come l’acqua, l’energia e le strade.
Un tempo, i beni comuni erano quelli che garantivano a tutti, anche a
quelli che non avevano nulla, di ottenere il necessario per vivere.
Piano piano, i beni comuni sono stati tutti privatizzati e oggi
assistiamo impotenti alla privatizzazione del bene più abbondante sulla
terra, e più necessario per la vita: l’acqua.
Una
logica di profitto cieca e perversa
ha messo in discussione un principio che nessun regime, nemmeno il più
sanguinario e bieco, aveva mai osato discutere in passato, la comunione
dell’acqua. Considerare l’acqua un bene economico dimostra solo il
livello di follia cui è giunto questo sistema. Si possono finanziare
questi servizi mediante l’emissione di monete locali, come per
l’energia. D’altra parte, non è sensato considerare che sanità e
trasporti producono ricchezza solo se a promuoverla c’è il capitale
finanziario e che, invece, sono un costo se a monte c’è la
collettività.
Perché
sanità e trasporti, così come i beni comuni, devono servire gli esseri
umani e non il capitale finanziario.
La privatizzazione della sanità ha prodotto in tutto il mondo guasti e
distorsioni intollerabili. Se pensiamo alla feroce determinazione con
cui le multinazionali farmaceutiche stroncano ogni cura alternativa alle
loro, spesso inutili e dannose medicine, per il timore di perdere
profitti.
La libertà di scelta terapeutica
deve essere garantita, così come la condivisione della conoscenza in
medicina ed in ogni altro campo essenziale per la vita e per la salute.
Il profitto deve uscire dalla sanità, la medicina deve essere al
servizio dell’umanità e non del capitale.
5. Difesa dell’ambiente e dei viventi. Sostenere le culture biologiche per la tutela dell’ambiente, il rispetto degli animali e la salvaguardia della vita.
Vogliamo
sostenere le colture biologiche, sinergiche e la permacoltura, adatte al
clima del nostro paese, estenderle alle alte colline e alle montagne,
esportando i nostri prodotti migliori e valorizzando le nostre foreste,
vera ricchezza del paese e fonte di salute e benessere. Le coltivazioni
intensive a base chimica stanno depauperando i suoli e avvelenano i
nostri cibi. E’ possibile e necessario tornare alla cultura biologica
che, con le nostre conoscenze, è divenuta più efficiente di quella
industriale.
La necessità del capitale finanziario di esasperare gli scambi
commerciali tra i continenti per incrementare i profitti, ha causato la
distruzione di molte culture e l’impoverimento della biodiversità.
Molte specie di grano, riso, barbabietola sono state eliminate dalla
concorrenza sui mercati e dalle logiche produttiviste delle
multinazionali, che impongono ai contadini le coltivazioni sulle quali
dispongono di brevetti.
Dobbiamo recuperare la biodiversità come valore e la produzione locale
come principale fonte di alimentazione, sulla base di una interazione
sempre più consapevole tra l’uomo e l’ambiente. Dobbiamo favorire
la progettazione e la gestione ecosostenibile e integrata degli
insediamenti umani e produttivi nel territorio agro-ambientale,
sostituendo al dominio l'ascolto, alla violenza la curiosità, alla
fretta la speranza.
Dobbiamo diffondere la tutela ed il rispetto per gli animali, perché
esseri viventi e perché parti integranti ed essenziali dell’ambiente
in cui viviamo. Una società inquinante e inquinata distrugge ogni anno
migliaia di specie viventi, e con esse la nostra stessa speranza di
vita.
L’allevamento degli animali per l’alimentazione, non solo provoca
sofferenze indicibili a miliardi di viventi, ma è un assurdo economico.
Un ettaro coltivato a soia produce sedici volte più proteine di un
ettaro destinato all’allevamento del bestiame e l’alimentazione da
carne fa male almeno quanto il fumo delle sigarette. Meno carne per
l’alimentazione, fa bene alla salute, al mondo e all’ambiente.
6. Quote Rosa per le liste e il governo. Sosteniamo la presenza paritaria delle donne nelle elezioni e nel governo mediante l’adozione delle quote rosa.
E’
giusto, utile e necessario incrementare la presenza femminile in
politica. Perché dare voce al mondo delle donne è ridurre al silenzio
le grida di guerra del mondo maschile, è ritrovare la serenità contro
la competizione esasperata, è recuperare la sensibilità e la
delicatezza in una società che è sempre più insensibile e rude, è
restaurare l’armonia e l’equilibrio tra i sessi, per una società
organica, serena e felice.
Perché la metà del mondo è femminile e reclama da tempo lo spazio
necessario per l’armonia nella vita sociale, ora che la famiglia non
è più il luogo della formazione individuale alla società.
Perché dobbiamo interrompere la catena di trasmissione del pensiero
prevaricatore proprio del maschile e ritrovare la capacità di relazione
femminile come strumento di composizione dei conflitti e di elaborazione
di un nuovo pensiero sociale.
Perché pensiamo che le donne debbano portare il proprio essere
femminile per costruire insieme agli uomini un nuovo mondo ricco di
creatività, concretezza e intelligenza.
Per queste ed altre mille ragioni le nostre liste saranno composte per
almeno il 50% da donne e invitiamo tutte le donne che condividono il
nostro programma a candidarsi nelle nostre liste.
Perché siamo contrari ad ogni discriminazione tra i sessi, tra le
razze, tra le culture e le donne hanno grande sensibilità per questi
temi. Ovviamente, non quelle donne che imitano il maschilismo degli
uomini e che a volte sono peggiori di essi, ma quelle che sono in grado
di esprimere in qualche modo il loro essere femminile trovando da sé
stesse le ragioni e le vie.
7. Promuovere la cultura, la ricerca e l’istruzione. Sosteniamo la cultura, l’istruzione e la ricerca, vere fonti della ricchezza.
Finanziamo
la nostra vera ricchezza, l'intelligenza degli Italiani. La vera fonte
della ricchezza è la cultura, sono le idee, il genio. Le cose materiali
sono utili per chi sa usarle e diventano preziose solo se è loro
applicata l’intelligenza. Solo con la tecnica, che è intelligenza
applicata, è stato possibile uscire dall’incubo della fame che per
migliaia di anni ha agitato i sonni dei nostri antenati.
Le grandi scoperte e innovazioni del secolo scorso sono dovute alla
ricerca e allo spirito di iniziativa di migliaia di ricercatori, senza i
quali non avremmo né computer né elettricità, né telefonini, né
aeroplani. Mille altre sfide attendono l’umanità e la prima è quella
dell’automazione completa dei processi di produzione, per abbandonare
definitivamente il lavoro per necessità e dedicarsi alla ricerca,
all’istruzione, alle attività immateriali. All’inizio del ‘900 la
maggior parte della popolazione era contadina eppure si moriva lo stesso
di fame nei tempi di carestia. Oggi solo il 6% lavorano
all’agricoltura e la produzione è sovrabbondante rispetto alle
necessità.
Possiamo vincere la fame nel mondo, dare a tutti la possibilità di
vivere dignitosamente, costruire case nel rispetto dell’ambiente e
sempre più confortevoli, avere trasporti sicuri e veloci, eliminare le
cause delle guerre e dei conflitti legate alla fame ed al bisogno.
Dobbiamo riprenderci l’informazione, la comunicazione, la conoscenza,
perché sono un diritto di tutti e non un privilegio di pochi.
L’Italia è un paese con grandi tradizioni di cultura, ricerca e
intelligenza. Non a caso geniali inventori sono nati in questa nostra
terra e, ancora oggi, migliaia di giovani ricercatori brillanti sono
contesi dalle università estere per le loro capacità, che sono
anzitutto frutto di una tradizione culturale antica e perciò sempre
viva.
Cultura significa consapevolezza e ciò comporta la democrazia. Per
questa ragione, per rallentare la diffusione della cultura e sopire
l’anelito alla democrazia, molti governi, tra cui anche molti dei
nostri, praticano politiche di sistematica distruzione delle istituzioni
scolastiche e di mortificazione della ricerca e dei ricercatori. La
scusa è che mancano i fondi, ma è un assurdo, poiché la vera
ricchezza è la cultura e la ricerca.
Lanciamo un grande progetto per migliorare le scuole, rilanciare la
ricerca, conservare il nostro patrimonio di cultura, che sta marcendo e
finanziare, tramite monete locali, strutture pubbliche di condivisione
della conoscenza. Perché la ricerca deve essere a disposizione di tutti
per il benessere della collettività e dei singoli. Perché le scoperte
che possono migliorare la vita di una società sono da sempre di
proprietà di tutta l’umanità e non possono essere usate per il
profitto.
8. Democrazia partecipativa nel territorio.
Rilanciamo
la democrazia con la partecipazione della gente alle scelte del governo
locale.
C’è in giro
una grande sfiducia e stanchezza nei confronti delle Istituzioni e della
politica. Si respira un clima di scetticismo e di indifferenza,
riaffiorano qua e là segni di intolleranza e di violenza nei confronti
delle idee altrui che speravamo abbandonati per sempre. La responsabilità
è di partiti sempre più avulsi dalla realtà e di politici distanti e
insensibili alle esigenze della gente.
Il problema è la menzogna che regna sovrana nella politica, e non solo
in quella italiana. Una menzogna che nasce dalla necessità di
tranquillizzare i mercati altrimenti è la crisi, il disastro, la
catastrofe. E allora se l’inflazione sta realmente al 20%, si toglie
lo zero e si dice che sta al 2%, se l’economia va male, si truccano i
dati e si proclama che va tutto benissimo, se la gente non ce la fa ad
arrivare a metà mese, la si spinge ad indebitarsi che poi domani si
vedrà. L’obiettivo è quello di iniettare fiducia a tutti i costi per
la salvezza del capitale finanziario, ma senza un progetto, senza
un’idea, senza alcun rispetto per l’intelligenza e la dignità della
gente. L’unico obiettivo è creare debito e con esso smarrimento,
schiavitù, divisioni, lotte fratricide.
Una menzogna che nasconde la grande truffa della moneta, emessa sul
lavoro dei cittadini e però messa a loro debito e a credito delle
Banche, che ha rovesciato ogni senso dell’etica così che gli onesti
sono poveri sciocchi e i ladri ricchi furbi. Una menzogna che con la
moneta si è impadronita dell’informazione, della comunicazione e
della conoscenza, utilizzandole per il profitto di pochi e la
disperazione di molti.
Stiamo vivendo il tempo dell’inganno universale, della finta
rappresentazione della vita nella Tv del profitto e dell’ottundimento
generale, dei falsi miti, della falsa etica, della falsa democrazia.
Dobbiamo ricostruire la pratica della democrazia dal basso, dalle
comunità locali, facendo partecipare la gente alle decisioni
fondamentali che riguardano la loro esistenza. Un Comune che emette
moneta locale deve farlo con il consenso della gente, deve sollecitare
la sua partecipazione alle decisioni sull’energia, sull’ambiente,
sul commercio, sugli investimenti. Si tratta di scelte di politica
concreta e reale cui la gente vuole partecipare, perché si tratta della
sua vita. Perché partecipando a livello locale, può davvero verificare
quello che fanno i delegati che ha eletto e prendere consapevolezza
delle proprie scelte. Perché la vera contraddizione, quella indotta
dalla menzogna dei sistema, è tra la comunità locale e il governo
nazionale di qualunque colore esso sia. Perché la politica nazionale è
schiava di questa menzogna e serva dei banchieri. Perché questo è il
senso della grande battaglia per la libertà che le comunità locali
della Val di Susa combattono contro la politica del centro e i suoi
interessi. Tutti insieme, sindaci di destra e sinistra, contro politici
di governo e di una finta opposizione.
9.
No alla guerra e agli interventi militari.
Diciamo no a tutte le guerre e a
tutti gli interventi militari fuori dal nostro territorio nel rispetto
della Costituzione.
Il
nostro è un No deciso contro ogni forma di intervento militare,
comunque mascherato o giustificato, per la risoluzione dei conflitti tra
le Nazioni. La nostra Costituzione ripudia la guerra e vieta
espressamente ogni intervento militare se non per difesa del nostro
territorio. L’inganno universale in cui viviamo ci mostra come
missione di pace l’intervento dei nostri militari in paesi lontani dal
nostro territorio che mai potranno portare una minaccia concreta ad
esso. Dietro questi interventi militari si nascondono interessi
economici e di strategia militare che sono estranei allo spirito di pace
ed alle scelte che il nostro costituente ha effettuato sessant’anni
fa.
Chiediamo l’immediato ritiro delle truppe italiane dalle missioni
all’estero in cui sono impegnate, senza la direzione dell’ONU e il
consenso del paese che richiede l’aiuto. In ogni caso, mandare truppe
armate di tutto punto in territori in guerra e sostenere che stanno in
missione di pace è un controsenso. La pace non si fa con le armi se non
in una visione distorta di essa come dominio di altri popoli.
No
alla guerra significa No alle armi e a chi le produce. L’Italia è una
grande produttrice di armi e la politica nazionale, in nome
dell’occupazione, fa finta di ignorare questa assurda realtà.
Chiudiamo le fabbriche di armi in Italia, riconvertiamo le industrie di
armi in industrie di pace.
No alla guerra significa anche no alla presenza di armi nel nostro
paese. L’Italia è piena di missili a testata nucleare e di basi
militari gestite dalla NATO. Fuori
Un NO alla guerra deve essere un proposito concreto e fattivo,
altrimenti resta una mera petizione di principio. NO alla guerra
significa soprattutto adoperarsi per rimuovere le cause della guerra
sostenendo i popoli coinvolti e dando loro il segno concreto della
nostra solidarietà.
Significa promuovere scambi commerciali non fondati sulla rapina e sulla
truffa del denaro, significa collaborare per lo sviluppo delle economie,
nella consapevolezza che questo rappresenta anche il nostro sviluppo e
che la pace è un vantaggio per tutti i popoli del mondo.
NO
alla guerra significa boicottare le attività economiche di quelle
società che sfruttano il lavoro e la ricchezza nei paesi poveri, e
creano qui disoccupazione e disagio sociale per loro profitto. Significa
accogliere i diseredati, ma anche creare nei loro paesi condizioni di
vita tali da evitare le migrazioni di massa degli ultimi anni.
10. Un nuovo Rinascimento è possibile. Ritroviamo l’entusiasmo e la speranza in un mondo migliore.
Altramoneta
è un movimento e non un partito. Il suo proposito è quello di
diffondere la consapevolezza del grande inganno della Finanza sulla
moneta e sul debito, al quale dobbiamo questa crisi, quelle che
l’hanno preceduta e quelle che verranno, finché il potere degli gnomi
della finanza non sarà distrutto. L’Euro è un pilastro di questo
grande inganno, così come le Banche centrali, ma il Re è nudo e in
ogni parte d’Europa la gente sta prendendo coscienza della verità
delle cose.
Siamo
consapevoli che il sistema non è riformabile dall’alto, e non
pensiamo affatto di andare al Governo. Oltretutto, siamo così distanti
e diversi da entrambi i Poli che non possiamo che presentarci da soli,
anche se una legge elettorale vigliacca ci costringe ad ottenere il 4%
dei voti per avere una rappresentanza in Parlamento.
Un accordo tecnico con un raggruppamento farebbe scendere la percentuale
al 2%, ma dubitiamo che nessuno dei due ci voglia, e d’altra parte per
molti di noi il disgusto nei confronti della politica politicata è
tale, che un’alleanza anche solo tecnica appare impraticabile.
Comunque, decideremo con i nostri elettori in campagna elettorale.
La nostra rappresentanza parlamentare, dovrà usare quella tribuna per
diffondere la consapevolezza sul sistema finanziario e soprattutto
annunziare che la speranza in un mondo migliore è possibile, ora e non
domani.
Vogliamo dare voce all’opposizione reale di questo paese, contro le
manovre bipartisan che nascondono la sostanziale subalternità al potere
finanziario, vero padrone della nostra politica.
Ma il nostro obiettivo è di creare le condizioni perché mille Comuni
italiani adottino una moneta locale e costruiscano con i loro cittadini,
un progetto di ricostruzione dell’economia. Partendo dall’energia,
dall’acqua, dall’ambiente, dai servizi comuni. E’ possibile farlo,
oggi, subito.
Contro il potere feudale e imperiale che si fondava sulla rendita
fondiaria e la servitù della gleba, i contadini abbandonarono i feudi e
fondarono i Comuni. Ne nacque una grande stagione di libertà e poi il
Rinascimento italiano, epoca di grande creatività e progresso per tutta
l’umanità.
Contro il potere feudale e imperiale fondato sulla rendita finanziaria,
i cittadini fonderanno nuovi Comuni e una nuova economia. Ne nascerà
una grande stagione di libertà e un nuovo Rinascimento che compiranno
il destino dell’Italia di essere guida di civiltà ed esempio per il
mondo intero.