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Vaticano
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I
debiti di Giovanni Paolo II
Tratto da libro: ”Senza
misericordia: come il cardinale Joseph Ratzinger è diventato papa
Benedetto XVI”
L’influenza
dell’Opus Dei al vertice della chiesa di Roma trovò conferma nel
Conclave di agosto 1978: il cardinale Albino Luciani, grande estimatore
dell'Obra e del suo fondatore, Josemaría Escrivá de Balaguer, fu
eletto Papa con l'intesa che avrebbe accordato all'organizzazione lo
status di "Prelatura personale" del Pontefice, e avrebbe
avviato le procedure per la santificazione del fondatore.
L’improvvisa morte di Giovanni Paolo I, 33 giorni dopo l'elezione
papale, fu un lutto che secondo Ratzinger indusse il Collegio
cardinalizio a un esame di coscienza del seguente tenore: «Che cosa
vuole da noi Dio in questo momento? Eravamo convinti che l'elezione di
Luciani fosse avvenuta in armonia con la volontà divina, non
semplicemente con quella umana... e se un mese dopo essere stato eletto
secondo la volontà divina, egli era morto, Dio intendeva comunicarci
qualcosa». Ai primi di ottobre 1978, nell'imminenza del secondo
conclave, l'arcivescovo bavarese Ratzinger fece una singolare
dichiarazione politica riportata dalla stampa tedesca: affermò in
sostanza che il nuovo Conclave avrebbe dovuto sottrarsi alle pressioni
dell'ala progressista, eleggendo un Pontefice contrario alla Ostpolitik
e risoluto a schierare
Prima
del secondo Conclave del 1978 si saldò un'intesa fra l'Opus Dei e il
"partito tedesco" (guidato dall'arcivescovo di Colonia,
cardinale Joseph Höffner) per l'elezione papale dell'arcivescovo di
Cracovia cardinale Karol Wojtyla. Molto vicino all'Opus Dei, il
porporato polacco prima del Conclave si recò nel quartier generale
della organizzazione, a Villa Tevere, e sostò a lungo in preghiera
nella cripta di Escrivà de Balaguer.
Subito dopo la elezione papale di Wojtyla, l'edizione settimanale in
lingua tedesca de "L'Osservatore Romano" celebrò «i
buoni rapporti» del nuovo Pontefice «con i vescovi tedeschi»
pubblicando due foto significative: scattate alla vigilia del Conclave,
ritraevano il cardinale Wojtyla, il cardinale Höffner (arcivescovo di
Colonia) e monsignor Franz Hengsbach (vescovo di Essen e vicario
castrense), riuniti nel centro romano dell'Opus Dei; per pura casualità,
dalle foto mancava il cardinale Ratzinger, presente in spirito.
Giovanni
Paolo II onorò puntualmente i debiti che aveva contratto - con l'Opus
Dei e col "partito tedesco" - in cambio dell'elezione papale.
Attivò subito le procedure per attribuire all'Obra lo status di
"Prelatura personale", e quelle per la beatificazione
di Escrivá de Balaguer (morto a Roma nel 1975). Secondo un biografo
wojtyliano, subito dopo l'elezione papale Giovanni Paolo Il «voleva
nominare il cardinale Ratzinger prefetto della Congregazione per
l'educazione cattolica», ma il porporato bavarese «replicò che
sarebbe stato impossibile, perché il suo arrivo a Monaco era troppo
recente, e chiese al Papa di dargli tempo».
Quindi papa Wojtyla attivò l'ex Sant'Uffizio - il cui prefetto era il
cardinale croato Franjo Seper - per colpire i teologi progressisti: il
francese Jacques Pohier, l'olandese Edward Schillebeeckx, e soprattutto
lo svizzero Hans Küng. A metà dicembre 1979
Secondo
voci correnti sia nella Curia vaticana, sia nell'arcidiocesi bavarese,
l'ispiratore e regista occulto del processo vaticano al teologo svizzero
era l'arcivescovo Ratzinger, che in passato aveva avuto forti contrasti
con Küng. Questi era una delle più brillanti teste pensanti della
Chiesa progressista, e in quanto tale era inviso all'Opus Dei. Certo è
che l'arcivescovo Ratzinger manifestò compiacimento per il gravissimo
provvedimento dell'ex Sant'Uffizio contro Küng affermando: «Il
credente cristiano è una persona semplice, e i vescovi devono
salvaguardare la loro fede dal potere degli intellettuali». E
nell'omelia pronunciata a Monaco il 31 dicembre 1979 il futuro Benedetto
XVI disse: «Il magistero ecclesiale protegge la fede dei semplici;
di coloro che non scrivono libri, che non parlano in televisione e non
possono scrivere editoriali nei giornali: questo è il suo compito
democratico. Esso deve dare voce a quelli che non hanno voce».
Poi papa Wojtyla istituì un Consiglio cardinalizio per i
problemi finanziari della Santa sede, un Superdicastero nel quale aveva
un ruolo centrale l'arcivescovo di Colonia cardinale Höffner. «Ma
accanto alla leva finanziaria, il partito tedesco ottiene anche quella
ideologica: è il turno di Ratzinger», al quale papa Wojtyla, per
incominciare, nell'ottobre 1980 affidò un ruolo preminente nell'ambito
del Sinodo dei vescovi sui «compiti della famiglia cristiana nel mondo
contemporaneo»; l'arcivescovo di Monaco «svolse la relazione
introduttiva e poi elaborò la base del documento finale». Il
risultato fu il saldarsi della «premura familistica reazionaria e
sociologica tipica della visione polacca di Giovanni Paolo II, con una
piattaforma teologica ammodernata»