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Base
Dal Molin: la dittatura è nuda
Il Referendum popolare fa
tremare i palazzi del Potere
Marcello Pamio
– 2 ottobre 2008
La
politica è totalmente alla mercè del potere economico e i “politicanti
sono i camerieri dei banchieri”, come diceva correttamente, il
poeta statunitense Ezra Pound.
Lo sappiamo benissimo.
Ma ogni volta che l’intreccio tra Potere e istituzioni, tra padroni e
vassalli, viene alla luce non può non scuotere le coscienze di tutti
noi.
La base militare statunitense Dal Molin a Vicenza è proprio uno di
questi casi.
Il
Consiglio di Stato, cioè il massimo organo della giustizia
amministrativa ha ieri infatti sospeso la decisione del Tar del Veneto
favorevole al Referendum popolare.
Secondo i magistrati “non è condivisibile” l’argomentazione del
Tar.
Il referendum popolare del 5 ottobre prossimo, non abrogativo ma solo
consultivo, non sa da fare!
Perché
si vieta a dei liberi cittadini, in barba alla Costituzione della
Repubblica italiana, di esprimere il proprio parere su una questione che
li riguarda molto da vicino?
Per quale motivo i palazzi del potere tremano al punto tale da prendere
decisioni della più bieca dittatura?
A prescindere dalle farneticazioni dei magistrati del “porto delle
nebbie”, vi è una paura folle che il 5 ottobre il popolo consapevole
di Vicenza dica NO (scrivendo però sulla scheda SI) ad una sudditanza
politico-economia pluridecennale.
Questo naturalmente non è permesso in dittatura, perché come disse
Charles Bukowski: “la
differenza fra una democrazia e una dittatura, è che in una democrazia
prima voti e poi ordini; in una dittatura non devi perdere tempo a
votare”.
Oggi
possiamo finalmente dire che la nostra democrazia rappresentativa, altro
non è che una dittatura oligarchica mascherata e camuffata da
democrazia. E dobbiamo ringraziare la base Dal Molin e i vicentini per
aver messo a nudo
Ringraziamo pure i “camerieri” dei banchieri, perché con i loro
atteggiamenti e le loro dichiarazioni completano e arricchiscono il
quadro.
Per esempio l’onorevole Manuela Dal Lago, vicepresidente dei deputati
della Lega nord dice che “la
decisione del Consiglio di Stato è frutto del buon senso e non di pressioni politiche” (AGI, 1 ottobre 2008). Gli
ipnotisti, come i manipolatori mentali, sanno bene che nella nostra
mente il segno NO non esiste. E’ infatti impossibile pensare a una
cosa “in negativo”, per
esempio “pensare di non pensare”
o immaginare un’assenza senza pensare in qualche modo alla relativa
presenza.[1]
Nel dichiarare che “NON”
ci sono pressioni politiche per la base, significa semplicemente che
esistono delle pressioni politiche ed economiche! Non sappiamo se
l’onorevole è a conoscenza delle tecniche di manipolazione
linguistica, ma basta dire una cosa ben precisa per farla pensare alle
masse.
Ricordo
che
Tale arrogante ipocrisia vale anche per tutti gli altri partiti da
destra verso sinistra.
La
bella notizia in tutto questo è che a Vicenza, domenica 5 ottobre il
referendum si farà lo stesso.
Il Sindaco vicentino Variati, davanti a migliaia di manifestanti ieri
sera ha infatti precisato: “se non ci permettono di votare domenica dentro le nostre scuole, bene,
allora voteremo davanti alle nostre scuole». Gazebi autogestiti al
posto dei seggi, dalle 8 alle 21 come previsto, in 53 postazioni come 53
dovevano essere i punti di raccolta delle schede-voto, con tre
scrutatori volontari in ogni banchetto per garantire la serietà e la
correttezza anche nei confronti di chi tenterà sabotaggi.
Il
Sistema dittatoriale può, e lo ha fatto, bocciare un referendum
popolare, impedire lo svolgersi di una manifestazione pacifica,
picchiare giovani inermi, infiltrarsi per creare zizzania ma non può
fare assolutamente nulla contro le coscienze individuali che si muovono.
Mi auguro che domenica prossima saranno tantissime le coscienze che
andranno davanti alle scuole per esprimere il proprio voto, il quale, a
prescindere dal pezzo di carta e dal SI oppure dal NO, è sinonimo di
libertà di espressione democratica.
E’
indubbiamente arrivato – dopo 60 anni - il momento di svegliarci da
questo torpore e diventare
responsabili del nostro futuro e di quello dei nostri figli.
Le guerre e i crimini danno fastidio? Il terrorismo incute timore?
Se pensassimo fino in fondo – anche al momento del voto e delle
manifestazioni - capiremmo che le basi militari sono basi di guerra e
per la guerra.
Le guerre servono per rimettere in piedi l’economia americana (la
storia lo insegna dal 1939 dopo
Il terrorismo internazionale è funzionale a tale Sistema e per questo
alimentato costantemente, perché permette di attaccare atri paesi
(Afghanistan, Iraq, ecc.) e di far passare leggi anti-democratiche e
illegittime.
Per ultimo, ricordiamo che le basi militari sono le metastasi di un
sistema destinato a crollare autodistruggendosi.
[1]
“Al gusto di cioccolato:
come smascherare i trucchi della manipolazione linguistica”,
psichiatra Matteo Rampin