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di Rishi
Giovanni Gatti
Senza fare niente, ma immersi nella luce, un altro
approccio senza sforzo alla vera cura della vista del Dott. Bates!
Ora che le giornate si sono ben allungate e ci
avviamo verso il solstizio d’estate, sarebbe bene sfruttarle per
abituare gli occhi alla piena luce del sole. La necessità di non
provare alcun fastidio qualsivoglia emergendo, da una stanza buia o
edificio chiuso, nel forte chiarore del sole è oramai stata dimostrata
come essenziale per la cura della vista secondo i metodi
originali naturali del Dott. Bates.
Di questi tempi, chiunque può uscire dall’ufficio
e stare, per quelle tre o quattro ore prima del tramonto, seduto su una
panchina in un parco a non far nulla se non rimirare il cielo, le nuvole
e la luce diretta del sole o la sua riflessione su specchi d’acqua,
vetri o altre adatte superficii. Meglio fare questo che magari correre
in palestra o a giocare a calcetto al chiuso di un centro sportivo
puzzolente e tetro. Meglio “perdere tempo” rimirando il sole, o il
cielo, piuttosto che andare al bar a farsi quell’“aperitivo”
che ci avvelena (soprattutto perché viene condito dalle stupidaggini
che si dicono e si ascoltano durante quelle penose circostanze)!
Sebbene l’uso della “lente solare” del
Dott. Bates possa essere di grande aiuto per velocizzare il trattamento,
in verità la “cura con la luce” è di solito un processo molto
lento: prima di vedere dei risultati concreti sulla visione
bisogna attendere alcuni giorni nei quali si è stati come minimo tre
ore con gli occhi al sole (cioè nella piena luce del sole). Ma
cosa si intende per “risultati concreti”? Si intende che per
magia una volta tolti gli occhi dal cielo o dal sole per
guardarsi intorno, la visione è più o meno normale, nitida, e non si
ha il benché minimo senso di sforzo e non si fanno atti più o meno
coscienti per vedere bene o meglio le cose che ci circondano. In
sostanza, sembra che le lunghe ore passate a far “niente”, senza
cercare di vedere, ma semplicemente rilassandosi nella luce, siano più
che sufficienti per attenuare lo sforzo mentale e dare luogo a uno stato
di coscienza che sia più libero e meno assillato – consapevolmente o
meno – dal problema della vista imperfetta.
A differenza dell’autunno e dell’inverno, nella
primavera e nell’estate non abbiamo scuse per restare al buio: la luce
c’è e va utilizzata per la cura della vista. Anche se ci fosse tempo
nuvoloso o pioggia, nulla ci vieta di approfittare della corrispondente
luce attenuata per fare la nostra pratica di osservazione del cielo; e
in moltissimi casi è proprio questa luce attenuata a darci un grosso
aiuto e a prepararci a non soffrire fastidii quando tornerà la luce
diretta del sole.
L’invito per tutti i lettori è quello di
ritagliarsi due o tre o quattro ore per provare su se stessi quanto bene
faccia lo stare tranquilli e immersi nella luce senza nessuna
preoccupazione possibile. Abituarsi a questa grande luce serve anche per
quando ritornerà il buio: non soltanto esso ci farà meno paura, ma
saremo più sensibili al fatto che in ufficio o a scuola o sul posto di
lavoro in generale la condizione di buio è giudicata come fin troppo
normale e dovrebbe essere invece dissipata al più presto.
Per concludere: il principio di fondo che ci muove
è quello del rilassamento. Dobbiamo evitare ogni sensazione di sforzo
qualsiasi essa sia; ciò significa che si deve trovare la condizione
adatta per stare alla luce con la massima comodità possibile. Non
ci si deve forzare a guardare direttamente il sole coi due occhi, in
special modo se ciò ci dà noia, ma ci si deve arrivare nel modo
giusto. Il modo giusto è spiegato nelle pubblicazioni
originali del Dott. Bates e nei varî articoli che abbiamo
pubblicato nelle pagine de “il
falco”, a cui siamo costretti, per brevità, a rimandare
tutti i lettori veramente interessati.
Rishi Giovanni Gatti
R.I.S.H.I. SRL, Milano
tel. 02 48731565