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Comunicato
stampa
Lega nazionale contro
la predazione di organi e la morte a cuore battente
lega.nazionale@antipredazione.org
www.antipredazione.org
Il cuore nuovo che uccide
14
interrogativi senza risposte?!?
Il 20 dicembre 2009 il quotidiano “Il
Fatto” pubblica un articolo dal titolo “Il cuore nuovo che
uccide” in cui si racconta la storia di Silvia Trabalzini, 34
anni, giornalista, morta durante il trapianto il 04/07/2008. Solo ora i
fatti sono resi pubblici. Sorgono spontanei alcuni interrogativi:
Silvia scrive un sms agli amici “E' arrivato
un cuore nuovo per me”. Come può ridursi una persona ad usare termini così
banalmente utilitaristici, che mercificano la vita degli altri?
La telefonata della disponibilità di un cuore
è arrivata a Silvia mentre stava lavorando in qualità di responsabile
dell'Ufficio Stampa al Comune di Grosseto, quindi in piena attività.
Da cosa era determinata allora l'urgenza? Non è forse vero che i
trapianti si effettuano quando il malato sta relativamente “bene” e
non quando il paziente è troppo grave?
Chiamata al telefono il 3 luglio, operata il 4
dalle ore 2 alle 16.30 e un'ora dopo i medici comunicano che non c'è più
niente da fare.
Non si fanno indagini mirate prima di tale intervento?
Era in lista d'attesa da 3 mesi.
Come mai tanto “privilegio”, ma non si lamentano sempre che mancano
gli organi? Non è forse vero che in tutti gli ospedali abilitati al
trapianto si deve superare la soglia del 50% dell'attività minima
prevista dagli standard per non vedersi revocare l'idoneità all'attività
trapiantistica? (L. 91/99 art. 16)
Aveva un problema cardiaco di aritmia dalla
nascita, che però le ha permesso di condurre per 34 anni una vita
normale, come dichiara sua madre. Perché allora rischiare la vita con un trapianto?
Il consenso è stato ottenuto con una
informazione corretta sui rischi? E' stata informata della terapia
dell'ablazione con radiofrequenze delle aree colpite da fibrillazione
che risolve la malattia nell'80% dei casi? Praticata su scala mondiale,
in Italia 16.300 pazienti trattati (Corriere 20/12/2009).
Nanni Costa (Direttore del Centro Nazionale
Trapianti) ha dichiarato in un'intervista che “lo stato di salute di
Silvia era gravissimo, una persona da sottoporre urgentemente a
trapianto”.
Sono tutte “gravi” come Silvia le persone che vengono sottoposte a
trapianto?
“Quel cuore avrebbe però potuto
permettere (a Silvia) di proseguire a vivere ancor più normalmente
rispetto a sempre”. Tutti potremmo essere “più perfetti”
allora ci sarà un momento in cui ci metteranno tutti in lista per un
trapianto? La competizione tra ospedali può portare a questo?
La mamma dichiara “Non
cerchiamo colpevoli, ma pretendiamo che si faccia chiarezza su questa
nostra tragedia”. Perché questa
“immunità” per la classe medica? Perché il perdono prima ancora
della verità?
“Un dono per la vita - trapianto è
vita” dice la propaganda. Chissà se Silvia, come molti altri suoi
colleghi giornalisti, sarebbe ancora d'accordo con questo motto
pro-trapianti!
Matteo Ciarimboli
Comitato Giovani
Presidente
Nerina Negrello
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