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Guerre
e crollo dell’economia mondiale
Marcello
Pamio – 26 febbraio 2005
Nessuno lo dice.
Tutti fanno orecchie da mercante. Persino le marionette della politica,
che vanno da sinistra a destra, evitano di parlarne; anzi, hanno
l’ordine di non parlarne proprio in pubblico!
Mi riferisco alla possibile, e ahimé molto probabile, crisi economica
mondiale legata al dollaro e all’economia statunitense. Una crisi
molto pericolosa, non solo per il nuovo continente ma anche per tutta la
vecchia Europa; ricordiamo infatti, che il biglietto verde è la moneta
di scambio utilizzata per tutte le transazioni commerciali: uno per
tutti, il petrolio.
Sarà un amaro dispiace per
coloro che credono ancora al miraggio dell’american dream, ma
questo sogno americano sta per diventare un incubo vero e
proprio.
Quello
che non viene detto da nessuno è che il debito americano, inteso come
debito interno ed estero, ha superato di molto quello che all’epoca ha
fatto sprofondare il paese nella crisi nera del 1929.
Ma snoccioliamo qualche dato: il totale del debito pubblico sommato a
quello commerciale delle corporate USA è arrivato a quota 33mila
miliardi di dollari[1],
che tradotto in numeri è corrisponde a 33.000.000.000.000 dollari, e in
vecchie lire: 66.000.000.000.000.000, cioè 66 milioni di miliardi.
Non male come debito, vero?
Questo immenso valore che corrisponde al 294% del PIL, il Prodotto
Interno Lordo, ha superato però anche il record precedente della Grande
Depressione del 1929, che era del 270%. Quindi 76 anni dopo il terribile
crollo di Wall Street, la situazione economica del paese ha superato di
ben 24 punti in percentuale il rapporto debito/PIL dell’epoca!
Nonostante
questi dati, c’è qualcuno che è molto più pessimista: il
miliardario statunitense Warren Buffet ha stimato un buco di ben 180mila
miliardi di dollari, pari a 17 volte il PIL.
Capirete a ben donde, che sulla situazione economica di un paese come
gli Stati Uniti d’America, e cioè del paese fautore della democrazia
e della libertà, vige la massima e più assoluta segretezza, o se
volete, disinformazione.
Comunque sia, è sotto gli occhi di tutti come, dalla deflagrazione
della bolla finanziaria speculativa della “new economy” all’inizio
del 2000 che ha bruciato letteralmente moneta per 8,5 mila miliardi di
dollari, la situazione è andata peggiorando, proprio durante la
politica da far west del texano George Walker Bush junior. Però è
anche vero che è stato proprio il presidente-guerriero a tenere su
l’economia con le guerre preventive, perché se la macchina bellica si
dovesse inceppare, per qualsiasi motivo, i nodi verrebbero subito al
pettine. Ecco perché ogni, più o meno 2 anni, si deve mobilitare
l’esercito USA!
Abbiamo
avuto nel 2001 la guerra in Afghanistan - immediatamente dopo il crollo
delle Torri Gemelle che hanno, guarda caso, sostituito il crollo di Wall
Street -, poi nel 2003 (dopo 2 anni!) c’è stata la guerra in Irak,
che continua tuttora. Per cui se il ragionamento fila, dovremo
attenderci quest’anno, nel 2005, una guerra contro qualche obiettivo
militare. Nella lista nera ufficiale c’era l’Irak (che adesso è una
democrazia rappresentativa, sic!), e c’è Iran, Corea del Nord e
Siria; nella lista, ovviamente non ufficiale, ci sarebbero tutti gli
stati del mondo che vanno a toccare gli interessi economici e/o
energetici degli Stati Uniti, e tra coloro ovviamente rientrano quelli
che hanno avuto la bruttissima idea di passare dal dollaro all’euro:
Irak (nel 2000), Corea del Nord (2002), Venezuela (2000) e Iran (2002).
Proprio quest’ultimo è un paese membro dell’OPEC, e nel corso del
2002 (secondo le dichiarazioni di un membro della Commissione
Parlamentare per lo Sviluppo) ha iniziato ha convertire il 50% delle
riserve della Banca Centrale Iraniana da dollari a euro, e anche la
Corea del Nord, agli inizi di dicembre dello stesso anno, ha annunciato
il passaggio alla valuta europea per i suoi scambi commerciali.
Non è una strana coincidenza che i paesi che hanno iniziato a scegliere
l’euro al posto del dollaro sono diventati “l’Asse del Male”?
Avrete
capito che non c’entra nulla la produzione di armi nucleari da parte
dell’Iran e della Corea del Nord, come d’altronde non centravano
assolutamente nulla le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein:
sono solo scusanti mediatiche per convincere il “gregge
disorientato”, come lo chiama simpaticamente Noam Chomsky[2].
L’obiettivo è invece quello di bloccare con le “armi della
democrazia” USA: missili, bombe intelligenti, napalm e uranio
impoverito, ogni forma di comportamento che possa mettere a repentaglio
l’allarmante situazione economica statunitense, o che possa creare un
precedente per altri paesi (magari agli undici paesi membri
dell’OPEC).
Guerra a parte, per comprendere l’origine di tutta questa gravosa
situazione bisogna tornare indietro nel tempo di quasi un secolo, per la
precisione fino al 23 dicembre 1913, data questa della “federal
reserve act”, e cioè della legge sulla “riserva federale” che
ha stabilito il nuovo sistema bancario nazionale (assolutamente
fraudolento) basato non più sull’oro ma sul niente. Questa è la più
grande truffa che sia mai stata fatta.
Tale
legge ha infatti creato la banca centrale, la Federal Riserve (banca
privata e non governativa nelle mani dei Burattinai), che ha un enorme
potere, quello di stampare carta-moneta. Da quel momento la Federal
Reserve ha iniziato a stampare moneta priva di controvalore, per cui
carta-straccia, e non si più fermata.
Detto in parole povere: la banca privata chiamata Federal Reserve, ha
stampato dal 1913 montagne di dollari privi di valore che hanno inondato
il mondo intero. Tutti i vari paesi industrializzati e non, se li sono
accaparrati - perché il dollaro è la moneta di scambio principale -
convertendo addirittura le proprie riserve nazionali.
Morale: tutti i paesi del mondo hanno fatto riserva e incetta di questa
carta-straccia, e oggi purtroppo per noi, è arrivato il momento di
passare alla cassa!
Una
delle soluzioni praticabili dai governi, per tentare di risolvere la
crisi e economica o almeno limitarne i danni, sarebbe quella che fu
messa in atto dal presidente John F. Kennedy nel 1963 (esattamente 50
anni dopo la nascita della Fed!). Con l’ordine esecutivo 11110 Kennedy
dava al Ministero del Tesoro (invece della FED) il potere di “emettere
certificati sull’argento contro qualsiasi riserva d’argento, argento
o dollari d’argento normali che erano nel Tesoro”. In pratica,
per ogni oncia d’argento contenuta nei forzieri del Tesoro, il governo
poteva emettere nuova moneta; moneta con controvalore!
In tutto Kennedy fece stampare ben 4,3 miliardi di dollari (8600
miliardi di vecchie lire di allora), e questo stava per mettere fuori
gioco la Federal Reserve, perché permetteva al governo di pagare il
debito, liberandolo dalla stretta mortale della banca centrale! Una cosa
non da poco. Infatti qualche mese dopo e nella città simbolo del denaro
e del gioco d’azzardo (?), Kennedy viene assassinato deliberatamente.
Un avvertimento chiaro ai futuri presidenti che avessero voluto
estinguere il debito. E infatti, la prima cosa che fece il presidente
Lyndon è stata proprio quella di ritirare tutte le monete emesse da
Kennedy.
Monete
che avevano una particolarità molto interessante: invece della scritta
“Federal Reserve Note”, che sta a indicare, ieri come oggi, la “proprietà
privata” dei soldi della banca privata centrale, avevano la
scritta: “United States Note”, a sottolineare che
i soldi erano di proprietà degli Stati Uniti e quindi dei
cittadini americani. Una bella differenza!
Viene da chiedersi a questo punto chi sia l’effettivo proprietario
dell'euro. Purtroppo nella moneta europea non compare la scritta: “Pagabili
a vista del portatore”, per cui non sono nostri ma della banca
privata centrale europea, la BCE!
Uomo avvisato...
[1]
A. Cesarano, economista Mps Finance, Monte dei Paschi di Siena,
tratto da:
http://www.repubblica.it/lettfin/kwfin/online/lf_le_analisi/031028cesarano/031028/031028.html
[2]
Noam Chomsky, autore di numerosi libri, insegna linguistica al MIT di
Boston