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Le
crisi economiche: perché nascono e come difendersi
A cura di Pieraldo Frattini*
Il
mondo soffre permanentemente crisi monetarie,
e talvolta la crisi è così acuta da costringere il passaggio
da un sistema monetario sbagliato ad un altro.
(M.Rothbard)
I sistemi monetari in vigore oggi, basati sul rapporto tra monete che in
sé non hanno valore intrinseco (dollaro,euro,yen, etc) sono per loro
stessa natura molto instabili. Secondo Rothbard, l’unica cosa peggiore
che poteva esistere erano tassi di scambio fissi tra le monete senza
valore intrinseco e l’intervento coordinato delle banche centrali per
“correggere” questi rapporti quando una crisi appariva
all’orizzonte.
I mercati sono fluidi e mutevoli, dunque in perenne
contrasto con i tassi fissi imposti dalle banche centrali. La storia
degli sforzi compiuti per mantenere fissi i rapporti tra le monete
tramite accordi internazionali è costellata di fallimenti. Il potere
dei governi non può nulla contro la forza dirompente del mercato.
L’ERA DI BRETTON
WOODS
Il dollaro fin dalla sua nascita si è comportato
come un fanciullo pestifero, insofferente alle regole del potere.
L’accordo di Bretton Woods, in vigore dal 1944 al 1971, fu un sistema
basato su una forma di scambi fissi tra le monete orchestrato a livello
mondiale; il dollaro era definito 1/35 di oncia d’oro e tutte le altre
monete avevano un tasso fisso di scambio col biglietto verde. Il dollaro
era l’unica moneta che poteva essere convertita in oro, non dai
cittadini statunitensi ma solo dai governi esteri.
Come ci si
poteva aspettare, il governo statunitense, così come tutti gli altri
governi sono portati a fare, produsse dollari (processo
inflazionistico). Il quantitativo d’oro rimase ovviamente invariato,
perché è facile stampare banconote, più difficile è eseguire
lo stesso processo con l’oro. Inevitabilmente, mentre i governi esteri
iniziarono a scambiare i loro dollari in oro, gli Stati Uniti si
accorsero che i loro lingotti stavano diminuendo a vista d’occhio.
Ovviamente
dovettero rompere l’accordo, atto che siglò l’allora presidente
Nixon nel 1971. Il nuovo accordo (l’Accordo Smitsoniano) tra le altre
cose decretò una svalutazione del dollaro dell’8%. Il tutto non fermò
le ire del mercato, che, come un fiume in piena, ignorò qualsiasi opera
dell’uomo per contenerlo. Nel 1973 il dollaro fu nuovamente svalutato
e l’accordo stracciato. Da allora il dollaro è stato una moneta
fluttuante senza valore proprio in quanto slegato al valore dell’oro.
E L’EUROPA?
Neanche
l’Europa è stata capace di costruire un sistema monetario durevole
usando una moneta senza valore intrinseco. I membri della comunità
europea nel 1972 decisero che le loro monete dovevano essere contenute
entro rapporti fissi tra loro. Il sistema venne denominato in modo
colorito: “il serpente”. La pressione del mercato distrusse
l’animale strisciante senza pietà. Il passo successivo lo fecero nel
1979 con l’introduzione del Sistema Monetario Europeo nel quale le
monete dei vari paesi erano collegate all’unità di riferimento detta
Ecu. Anche questo sistema fallì miseramente e scomparì nel 1992.
L’ultimo sistema creato, l’Euro, nacque nel 1999; è ancora
relativamente giovane e anche se non esistono tabelle relative all’età
media di una moneta senza valore intrinseco, la storia ha dimostrato più
volte che è qualcosa di non permanente.
LA CRISI DELLA
TEQUILA DEL 1994-95
I sistemi monetari basati su tassi di scambio fissi
tra monete sono perfetti per alimentare le crisi economiche così come i
combustibili prendono fuoco con il piccolo aiuto di un fiammifero e
distruggono tutta la casa.
Prima
della crisi il Messico aveva legato la sua moneta, il pesos, al dollaro
permettendogli di oscillare entro un limite fisso. Il governo messicano
doveva intervenire spesso sul mercato perché la moneta non uscisse dai
limiti. Nel 1994 il Messico accumulò un enorme deficit commerciale
indicante la possibilità che il pesos fosse sopravvalutato; inoltre
enormi quantità di moneta furono create negli anni precedenti la crisi.
Come accade sempre a questi sistemi il governo messicano non potè
mantenere il valore del peso rispetto al dollaro nella banda di
oscillazione e la banca centrale dovette svalutarlo del 13%. Dopo soli
quattro mesi il peso perse il 50% del suo valore.
LA CRISI ASIATICA
NEL 1997
Chi la può
dimenticare? Sorse in Tailandia e si diffuse in tutto il sud-est
asiatico – Malesia, Indonesia, Filippine e Taiwan – riducendo
fortemente il valore delle monete e diffondendo instabilità su tutti i
mercati mondiali e miseria tra la gente.
Prima della
crisi la Tailandia aveva legato la sua moneta al dollaro. Il Thai, la
sua moneta, si indebolì sui mercati e gli investitori esteri la
vendettero in cambio di dollari. La banca centrale tailandese spese più
di 20 miliardi di dollari per mantenere in vita il vincolo col dollaro
ma alla fine dovette gettare la spugna. In cinque settimane il thai
perse più del 20% del suo valore. Gli altri paesi asiatici fecero la
stessa fine.
IL LEGAME
DOLLARO-YUAN
Dovrebbe essere evidente che mantenere un legame tra
monete non in armonia con le forze mutevoli del mercato è la ricetta
per un costoso disastro.
Per dieci anni la Cina ha mantenuto il tasso di scambio fisso col
dollaro a 8,28 yuan. Gli Usa sono grandi importatori di beni cinesi e
grandi esportatori di dollari infatti nelle casse della Banca cinese
arrivano ogni mese circa 10 miliardi di dollari.
Questo andamento
è insostenibile. Ad un certo punto la Cina dovrà smettere di
acquistare dollari con il tasso fisso attuale. Lo yuan è troppo poco
valutato e la sua produzione è in atto a ritmi esplosivi: il credito in
Cina è nella fase del boom.
Non è dunque un
caso che il mercato immobiliare sia infiammato, così come lo è la
crescita delle richieste di mutui per la casa. Le autorità cinesi non
sono state in grado di mettere un freno alla produzione della loro
moneta.
Rendendo lo yuan così svalutato lo hanno messo nelle condizioni di
essere sovrabbondante.
Il risultante boom artificiale dell’economia cinese non è positivo
per i cinesi; infatti al boom segue sempre la crisi che sembra arrivare
come un fulmine a cielo sereno.
Se allo Yuan fosse consentito di oscillare
liberamente ne seguirebbe un suo aumento di valore e il flusso di yuan
sul mercato rallenterebbe. Per la Cina comunque potrebbe essere ormai
troppo tardi; il suo governo sembra intenzionato a distruggere la
propria moneta, così come sta facendo quello americano, consapevolmente
o no.
Potete segnare il fallimento del rapporto dollaro-yuan come un altro
capitolo nella lunga saga dell’inutile lotta dell’uomo per
controllare il valore delle banconote. Il sogno irraggiungibile è
quello di fabbricarne a volontà a costo zero e allo stesso tempo di
mantenerne il potere d’acquisto nel mondo delle cose reali. Il dollaro
dalla sua origine a oggi ha perso oltre il 90% del suo potere
d’acquisto.
L’UNICO SISTEMA
FUNZIONANTE
Un economista
scrisse: “ I governi non lo sanno, o non lo vogliono sapere, ma il
solo sistema di scambi fissi di successo si ebbe durante l’epoca dello
standard aureo”. È facile capirlo; funzionò perché le unità
monetarie, come il dollaro, avevano un valore fisso rispetto all’oro.
L’oro deve essere estratto, non può essere creato dal nulla come le
banconote.
I governi non
amano l’oro perché lega loro le mani; non possono spendere
liberamente in quanto i debiti contratti devono essere sistemati in oro.
Come giustificherebbero ai cittadini l’azzeramento delle riserve
auree? I governi sanno che l’oro ha valore e le banconote no, infatti
le banche non si sognano neanche lontanamente di svuotare i loro
forzieri del prezioso metallo.
SQUILIBRIO
MONDIALE
Le banche
centrali hanno accumulato enormi riserve di dollari che fluiscono negli
Stati Uniti sotto forma di investimenti (azioni, obbligazioni,etc) per
cui i debiti restano impagati. Questi dollari hanno creato il boom sul
mercato azionario statunitense e sul quello degli immobili; inoltre
hanno contribuito a mantenere basso il livello dei tassi di interesse
statunitensi. Tutto questo ha prodotto uno squilibrio mondiale negli
investimenti che si manifesta in cicli di boom e depressione in varie
regioni del globo.
Si dice che ogni
bolla abbia il suo ago;
Il dollaro è molto malato e con esso l’economia globale mentre
l’oro viene accumulato silenziosamente da alcuni anni per proteggersi
dalla prossima grave crisi.
* Dr.Pieraldo
Frattini
Consulente indipendente in investimenti finanziari
Autore del sito di controinformazione
finanziaria:www.demetrainvestimenti.com