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Crisi
globale:
Tratto da
Etleboro Italia http://etleboro.blogspot.com/
La riunione del World Economic Forum (WEF) di Davos,
nella blindata Svizzera, si apre all'insegna delle più pessimistiche
previsioni sullo stato dell'economia mondiale, che non tarderanno a
divenire realtà. Il rischio è molto alto e le probabilità di una
recessione globalizzata sono sempre più alte. Rischiamo un serio
strangolamento del credito, oltre ad rallentamento generalizzato a causa
del declino statunitense, che difficilmente potrà essere compensato
dalla produzione e dai consumi delle economie emergenti. India e Cina
restano secondo gli analisti i pilastri incrollabili dell'economia
reale, che, nonostante la recessione, conserveranno una crescita del 6%
anziché dell'8%, mentre i Paesi industrializzati sfioreranno in maniera
stentata l'1 o il 2%, per una media del 4% che lascia ancora margini di
recupero. Ciò che tuttavia turba, più di ogni altra cosa è
l'instabilità finanziaria e monetaria che potrebbe amplificare in
alcune zone del mondo l'impatto della crisi, come i Paesi produttori di
petrolio e le Borse Asiatiche, paradisi borsistici degli speculatori.
Un tale timore viene confermato dal banchiere George Soros nel
suo intervento al vertice di Davos. Quasi beffardamente, cerca di
giocare d'anticipo sulla prospettiva della crisi globale, affermando che
la crisi dei subprime ha innescato un meccanismo che provocherà la fine
dello status del dollaro come valuta di riserva del mondo. Premettiamo
che George Soros rappresenta uno dei più grandi speculatori dell'epoca
moderna, proprietario della più vasta rete bancaria e finanziaria
d'Europa, direttamente collegata alla famiglia Rothschild nelle cui mani
confluisce un patrimonio industriale e finanziario immenso. "L'attuale
crisi segnala così la fine di un sistema basato sull'espansione del
credito basato sul dollaro come valuta di riserva". Criticando
duramente il sistema finanziario mondiale che ha lasciato a ruota libera
e senza controlli le Banche (sic!), Soros mette in guardia gli operatori
finanziari dell'affidarsi al dollaro come moneta di riserva.
L'intervento di un tale personaggio, protagonista delle più grandi
tornate speculative della storia, può avere il duplice significato che
i potenti banchieri hanno deciso di rivedere le proprie strategie di
investimento, o che riusciranno a lucrare, anche in questo caso, su una
situazione di crisi diffusa.
Secondo Nouriel Roubini, ex consigliere economico
del Presidente Clinton,stima che "sarà la crisi più difficile
degli ultimi vent' anni anche se non eguaglierà la famosa crisi del
1929", perché la recessione americana porterà a nuovi e
successivi crolli del dollaro, intravedendo dei margini di ripresa solo
nel prevedibile abbassamento dei prezzi delle materie prime, che
contribuirà a ridurre l'inflazione. Questo non in relazione alle
contromisure adottate dalla Federal Reserve, giunte ormai in ritardo, ma
dal crollo della domanda e dei consumi che costringerà il livello dei
prezzi al ribasso. L'economia mondiale, dunque, non riuscirà a sfuggire
alla spirale negativa degli Stati Uniti in quanto è direttamente
determinata dall'interconnessione (domanda-offerta) tra USA e Cina, per
cui se la domanda americana crollo, allora l'economia cinese produce di
meno, in quanto l'Europa e il Giappone non sono in grado di compensarla.
In tutto questo, sono pochi gli esempi di eccellenza che consentiranno
di reggere l'impatto della crisi, e uno di questi è proprio
Il
Vice-Premier russo, nonché Ministro delle Finanze, Alexeï Koudrine
ha commentato la riunione di Davos affermando che "