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Costruire con macerie
di Ida Magli tratto da ItalianiLiberi associazione  - 16.10.2004

Il venerdì 15 Ottobre dell’anno 2004 d.C. i Governanti italiani hanno trionfalmente annunziato di aver riformato la Costituzione, cambiando gli assetti di potere. Questi cambiamenti sono stati predisposti in una sola direzione: lo smembramento dell’Italia come Nazione in vista di quello che da tanti anni stanno preparando: l’Impero europeo. Il silenzio, non soltanto complice, ma cinico e traditore che accompagna questo progetto, ben sapendo che non potrebbe giungere al traguardo se i popoli lo conoscessero, ha accompagnato come sempre anche questa ultima decisione. Le opposizioni hanno votato un “no” di facciata, funzionale esclusivamente a ingannare i loro adepti, nello stesso modo in cui vengono ingannati tutti gli Italiani e tutti i popoli d’Europa. Questo tipo di riforma della Costituzione infatti, era già stata predisposta dalla Sinistra ai tempi della Bicamerale, presieduta da D’Alema, e non aveva concluso i suoi lavori soltanto perché in Italia non si sa mai quali siano i governanti più cinici e più traditori, e chi finisca col vincere in questo tipo di gara. Ma, in realtà, tutto quello che è avvenuto, in apparenza di politica interna, negli ultimi dieci anni, è sempre avvenuto in funzione dell’unificazione europea, sulla quale politici e giornalisti hanno conservato il silenzio con una omertà assoluta, evidentemente pagata con benefici tanto vasti da non poter essere neanche intravisti da noi, poveri sudditi imbecilli. Secondo il famoso detto evangelico, gli Italiani appaiono davvero ridotti a pecore senza pastore che corrono verso il precipizio senza vederlo.

Dunque, la riforma della Costituzione riguarda gli assetti di potere al vertice e l’assegnazione dell’autonomia alle regioni e alle altre istituzioni locali. Si attribuiscono poteri quasi assoluti al Capo del governo (che si chiamerà Primo Ministro), in quanto sarà lui a governare, insieme agli altri Capi di governo, nell’Impero europeo. Qui, infatti, il Parlamento non possiede poteri legislativi; e comunque, formato da rappresentanti-caricature, eletti dal popolo bue in funzione della loro notorietà come divi televisivi, attori, calciatori, cantanti, giornalisti e figli di papà (nei Parlamenti sono ormai ben consolidate le dinastie, molto più sicure di quelle monarchiche), è importate soltanto per i ricchissimi stipendi, benefici e pensioni che fornisce.
Per quanto riguarda il Presidente della Repubblica, esso assumerà la stessa funzione “morta” che hanno assunto da tempo, nella struttura dell’Impero, i vari Monarchi, che pure sono molto numerosi (Gran Bretagna, Olanda, Belgio, Svezia, Danimarca, Spagna, Paesi Bassi, Lussemburgo), ma che agonizzano silenziosi, non sappiamo se perché non hanno capito che l’unione europea segna la loro fine, oppure perché, pur di non perdere tutto, si sono rassegnati a vivere come fantasmi del potere, anch’essi, comunque, vili traditori dei propri popoli. E’ chiaro infatti, che i Re non possono sussistere laddove vengono meno le Nazioni, con i loro territori, la loro lingua, la loro patria, la loro indipendenza, la loro religione, la loro moneta, la loro civiltà.

Non vi stupisce, cari Italiani, il silenzio che circonda i grandi preparativi che si stanno facendo a Roma per la firma il prossimo 29 Ottobre della costituzione europea? Del complice e cinico tradimento dei giornalisti è inutile parlare: il loro unico argomento è il calcio. A Roma si è messo a soqquadro il centro più prezioso, impiantando due megatendopoli, una in Piazza della Consolazione e una nella strada che dal Circo Massimo porta in Piazza Bocca della Verità ( per chi non lo sapesse l’area più “sacra” dell’antica Roma). Tutto il manto stradale è stato smantellato fino al Campidoglio, scavando gallerie, forse (presumiamo) per depositarvi nuovi cavi, comunque impedendo il passaggio perfino ai pedoni.
Se non si parla dei preparativi da “Trionfo dei Cesari” in atto a Roma, dove, al posto dei nemici conquistati e vinti, saranno gli Italiani a sfilare, in figura di ombre, sotto il giogo dei nuovi Imperatori, tanto meno si parla della tragica beffa con la quale si “copre” con il nome ancora famoso di Roma, la fine di Roma. Sia quella della latinità (non per nulla è stato tolto lo studio del Latino e della Storia Antica nelle materie scolastiche), sia quella cristiana che, comunque, malgrado i suoi tremendi errori, aveva portato i popoli d’Europa alla coscienza di sé come persone. Oggi, con l’assegnazione di poteri autonomi alle regioni, la Nazione italiana è finita. Il Friuli-Venezia Giulia si sta preparando a diventare regione europea insieme alla Carinzia (qualcuno avrà ancora il coraggio di gettare uno sguardo dalla Trieste per la quale sono morti sull’immensa collina di tombe di Redipuglia?). Presto anche il Piemonte farà i suoi passi per collegarsi con qualche regione francese. Ma siamo soltanto agli inizi. Con i poteri concessi dalla riforma costituzionale, le regioni potranno firmare trattati internazionali e, dotati di autonomia fiscale, nulla potrà trattenere i nuovi governanti dal ridurre gli Italiani ad immagine e somiglianza del loro orrido “stile”, assunto marxisticamente all’unico vero, quello spontaneo del “popolo”.

Dunque, finalmente Berlusconi ha fatto tutto quello che amici e nemici volevano da lui: porre fine all’Italia. Firmare, con la Costituzione Europea, quel tradimento storico che le Sinistre sono ben felici di aver delegato all’uomo che più disprezzano, così che sia lui ad incarnare ancora una volta, nei duemila anni di storia degli Italiani, il governante che consegna l’Italia agli stranieri.
Il progetto dell’unione europea è stato portato avanti con assoluto disprezzo non soltanto verso i sentimenti dei popoli, ma anche andando contro perfino a quegli interessi economici e di mercato che gli attuali politici-economisti hanno sempre affermato di perseguire. L’economia della nuova Europa non si sviluppa, così come non si sviluppa né la ricerca, né la scienza, né l’arte, né l’immagine o il potere effettivo dell’Unione nella politica mondiale. Si tratta di “risultati”, dal trattato di Maastricht in poi, che vengono denunziati dai governanti stessi. Ma continuano a non voler riconoscere che tutta questa debolezza discende dal disegno stesso dell’unione: sommare le Nazioni dopo averle distrutte. Insomma, costruire con macerie. E proseguono sulla strada dimostratasi già ampiamente fallita. Berlusconi continua a pensare l’Italia fondata sul turismo, ampliando o aprendo nuove strade di comunicazione, quando sarebbe evidente anche al più ottuso degli osservatori che in una Europa unificata a livello di moneta e di mercati, e diventata drammaticamente più povera per questo, non esistono più “stranieri” (tedeschi, per esempio) che abbiano qualche vantaggio dal venire in Italia: il concetto di straniero è stato abolito, insieme al fascino che la terra “diversa” possiede, e non c’è più neanche il vantaggio del cambio: marco-lira. Per non parlare, poi, del cambiamento radicale che l’attacco alle Torri Gemelle ha imposto a tutto il mondo.
Perché tutti tacciono? Anche i politici e i giornalisti degli altri paesi coinvolti nella tragica situazione creatasi con l’unione europea? Perché sanno bene che i popoli non la vogliono e proprio per questa certezza non indicono i referendum neanche là dove si vantano della propria democrazia: Svezia, Inghilterra, Francia. Viene in mente un detto della Bibbia sul quale i milioni di uomini che in Europa credono nella Bibbia dovrebbero meditare: Dio acceca coloro che vuol perdere.


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