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Quanto costa la TAV Torino-Lione
Claudio Guerra Manfredi
Ma
il dossier presentato all ‘Unione Europea nel 2010, porta le stime dei
costi a 35 miliardi di euro, a carico dell’Italia, escludendo una
grande varietà di opere connesse, quale il raccordo al nodo torinese,
infrastrutture per ospitare i lavoratori e decine di opere sussidiarie
che un cantiere di 20 anni comporterebbe.
Ma restiamo ai 35 miliardi e vediamo che cosa potrebbe succedere,
attenendoci all’esperienza italiana delle linee ad alta velocità.
Le spese della Roma-Firenze sono cresciute di 6,8 volte rispetto ai
preventivi, quelle della Firenze-Bologna di 4 volte, quelle per la
Milano-Torino di 5,6 volte. Stiamo parlando di dati ufficiali, ben noti,
e sui quali la stessa magistratura sta cercando risposte.
Se, in base a questa esperienza scegliamo il moltiplicatore più basso,
quello dell’incremento dei costi della TAV Firenze –Bologna, e
moltiplichiamo per 4 le spese preventivate, i 35 miliardi diventano una
cifra da fantascienza finanziaria.
I
costi della militarizzazione della valle di Susa
Costruire
una grande opera contro la volontà di una popolazione può avere degli
oneri che è interessante calcolare: oggi in Valle di Susa sono stati
mobilitati circa 2.000 poliziotti, per lo sgombero del cantiere di
Chiomonte. Ogni otto ore devono fare il cambio turno, con spostamento di
mezzi, masserizie, costi di occupazione di alberghi e altri aspetti
logistici.
Non essendo un fine economista, ho calcolato che il costo lordo orario
di un poliziotto sia di circa 30 euro all’ora (comprensivi degli oneri
citati), stima decisamente al ribasso.
30 euro moltiplicato 2.000 poliziotti è uguale a 60.000 euro all’ora.
Per le 24 ore diventano 1 milione e 440 mila euro al giorno.. al mese il
costo diventa di oltre 43 milioni di euro. Sull’anno parliamo di oltre
mezzo miliardo di euro.
L’attuale dispiegamento di forze serve a difendere il cantiere di
Chiomonte. Già Domenica 3 luglio è prevista una grande dimostrazione
con pulman e treni in arrivo da tutta Italia. I manifestanti
assedieranno il cantiere e sarà evidente l'impossibilità di mantenere
sul campo una situazione da scenario nord-africano.
Immaginate che cosa vorrebbe dire presidiare contemporaneamente decine
di cantieri. Vogliamo almeno triplicare il numero di uomini, mezzi,
complessità logistica e ovviamente i costi?
Sono cifre che se moltiplicate per gli anni necessari alla costruzione
dell’opera diventano insostenibili.
Lo Stato italiano non ha le risorse per contrapporsi alla protesta della
popolazione della Val di Susa, che, fatti questi conti, sa bene di avere
di fatto la vittoria in pugno.
L’opera
è strategica?
Negli
anni 80, alla luce di dati incerti, si sarebbe potuto sperare che
quest’opera fosse strategica. Perché possiamo essere certi che non
sia più strategica?
1°
) Nel 2011 i corridoi europei sono diventati 30, e altri stanno
per essere inaugurati.
Le merci transitano su rotaia o gomma, e passano nel valico più
competitivo come costo.
I valichi sono gestiti da società private, in concorrenza tra loro.
Se l’opera Torino-Lione prevede di recuperare il 40 % dei costi di
investimento dalle tariffe pagate dalle merci in transito (tra
vent’anni) è probabile che il flusso di merci e passeggeri su questa
linea si ridurrà drasticamente, spostandosi sugli altri valichi per
questione di prezzo del pedaggio.
Già nel 2003 il Conseil Général des Ponts et Chaussées stroncava il
progetto della TAV Torino –Lione, anche alla luce dei già avanzati
lavori per i tunnel svizzeri.
2°)
Da dicembre 2010 è operativo il ristrutturato tunnel ferroviario del
Frejus, con capacità di trasporto anche dei containers più grandi.
Questo tunnel insieme al tunnel autostradale, sono oggi infrastrutture
ampiamente in grado di rispondere anche alla previsione di 40 milioni di
tonnellate di merci annue (2030) fatte dal TLF (l'impresa che
dovrebbe realizzare il nuovo tunnel), previsione del tutto
ridimensionata da Alpinfo e da SBB che stimano per il 2030 valori
prossimi ai 10 milioni di tonnellate in transito.
3°)
Altro concorrente formidabile sono i voli low cost, estremamente
competitivi anche per il traffico merci su distanze oltre i 500 km.
4°)
Per il traffico passeggeri le cose vanno peggio. Non mi dilungo in
quanto ogni cittadino ha ben presente quali sono i costi di un Freccia
Rossa per andare da Milano a Roma, o dal sud al nord Italia: davvero
poco competitivo con le attuali tariffe aeree low cost.
5°) Non mi dilungo sul tema dei flussi merci, ma invito tutti i lettori a vedere alcuni brevi filmati del professor Marco Ponti, pubblicati su You Tube, che chiaramente illustra l’inutilità dell’opera.
Alla
luce di queste informazioni come può essere sostenuto che l’opera è
strategica?
Eppure, di fronte a dati così evidenti, le forze di governo e il
Partito Democratico insistono sulla imprescindibilità dell’opera.
Viene da chiedersi il perché..
Il
tunnel di 57 km
La
Torino-Lione prevede la realizzazione di un tunnel di 57 km, a quota di
altitudine piuttosto elevata.
Dal 15 Ottobre 2010 il tunnel più lungo del mondo è diventato la
Galleria di base del San Gottardo, tunnel ferroviario che con i suoi 57
km ha battuto il primato di un'altra galleria ferroviaria: il Seikan
Tunnel, che si trova in Giappone.
Va detto che il tunnel del San Gottardo vedrà sfrecciare i primi treni
soltanto nel 2017.
Il tunnel del San Gottardo collegherà idealmente Genova a
Rotterdam lungo quello che viene chiamato il corridoio 24.
Il San Gottardo (senza calcolare le opere annesse quali strade
autostrade etc.. ) è costato 7 miliardi di Euro, finanziati dalla
Svizzera, a seguito di un referendum che chiedeva alla popolazione la
disponibilità all’autotassazione dei cittadini.
Il
tunnel della Manica
Il
tunnel della manica è lungo circa 50 km. Sul lato inglese sono stati
rimossi 4 milioni di metri cubi di roccia, la maggior parte dei quali
scaricati sotto la Shakespeare Cliff vicino a Folkestone, strappando al
mare una superficie di circa 36 ettari, oggi chiamata Samphire Hoe
e destinata a parco pubblico.
Complessivamente sono stati rimossi 8 milioni di metri cubi di materiale
roccioso, ad un ritmo medio di 2.400 tonnellate all'ora.
Per tunnel marini è più facile il riposizionamento del materiale
estratto, con evidente contenimento dei costi, mentre per un tunnel in
alta montagna bisogna mettere in conto anche il trasferimento del
materiale a valle. La logistica si complica. Le cifre crescono
rapidamente. L’impatto ambientale diventa devastante (si
tratterebbe di circa 1 milione di viaggi con bilico a 5 assi, il più
grande a capacità di carico).
Ma leggete con attenzione queste informazioni: “il costo
complessivo del Tunnel della Manica è stimato attorno agli 11 miliardi
di Euro. Il tunnel sta operando in perdita ed il valore delle azioni che
hanno finanziato l'opera ha perso il 90% del proprio valore tra il 1989
ed il 1998. La società Eurotunnel ha annunciato una perdita di 1,33
miliardi di sterline nel 2003 e 570 milioni di sterline nel 2004 ed è
in costante negoziato con i creditori. A propria difesa Eurotunnel cita
un traffico insufficiente (solo il 38% dei passeggeri ed il 24% delle
merci previste in fase di progetto) e un gravoso carico di interessi sul
debito. Parte dell'insuccesso commerciale dell'operazione sembra essere
causato dalle eccessive tariffe di transito”.
(fonte
wikipedia).
Il
Tunnel della Torino –Lione comporta già a progetto una serie di
difficoltà logistiche che ne renderebbero la gestione sicuramente in
perdita (sono spropositate per esempio le voci di costo previste per la
sua aereazione e la dissipazione del calore dovuta al passaggio dei
treni). Pertanto quest’opera faraonica dovrà essere costantemente
finanziata dalle imposte degli italiani.
E
se fossero state pagate tangenti?
Se
si da per scontato che un opera pubblica comporti delle tangenti si può
essere accusati di dietrologia, salvo poi trovar conforto
nell’indagine dei magistrati, che ormai sembrano muoversi a colpo
sicuro.
Se viene versata una tangente per l’aggiudicazione di un appalto, è
estremamente difficile che la stessa possa essere restituita se
l’opera aggiudicata in qualche modo si blocca.
Ma non è pensabile neanche sostenere che chi ha incassato la tangente e
non ha garantito il profitto possa semplicemente far finta di nulla e
andarsene con il malloppo. Allora diventa indispensabile per il concusso
animarsi a favore dell’opera,e muoversi con la determinazione di chi
è posseduto da un Fuoco Sacro!
Viene da chiedersi, senza troppa dietrologia, se qualche tangente sia
stata versata per l’aggiudicazione delle opere in Val di Susa.
Tanto per stare ai fatti, Paolo Comastri è il Direttore generale della
LTF (Lyon Turin Ferroviarie), la società che dovrebbe realizzare il
tunnel. Un mese fa, è stato condannato dal tribunale di Torino a
otto mesi di reclusione per turbativa d’asta, in relazione ad
un’opera complementare alla TAV Torino-Lione.
Quale politico oggi siederebbe al tavolo con un condannato (oggi in
primo grado), a discutere di opera per cui quella condanna è stata
pronunciata? Ebbene oggi Paolo Comastri siede regolarmente a tutti i
tavoli istituzionali del progetto TAV Torino –Lione, insieme a
politici e amministratori pubblici.
Ora ognuno di noi può mettere insieme degli elementi e sviluppare il
proprio pensiero libero, in merito.
Il fenomeno delle tangenti potrebbe spiegare la necessità di riavviare
i lavori (o almeno fingere di averne l’intenzione) a seguito di
mazzette ormai pagate e non restituibili?
Si
possono costruire grandi opere a discapito di una popolazione?
Pur
non essendo cittadino della Valle di Susa, in questi anni ho sempre
portato la mia solidarietà a quella comunità. Personalmente
ritengo che di fronte alla indispensabilità di un’opera pubblica di
utilità collettiva le popolazioni locali debbano essere convinte,
indennizzate ed incentivate a tollerare anni di sacrificio per il bene
futuro delle generazioni che verranno.
Ma non è questo lo scenario in Valle di Susa, dove di fronte ai
disastri geologici, alla previsione di incrementi patologici
dell’ordine del 10 % della popolazione dovuto a patologie
cardiocircolatorie e respiratorie (dati del progetto giugno
2010), si tenta di realizzare un’opera assolutamente
inutile.
Sono stato spesso a manifestare con quelle genti. Ho visto bambini,
giovani, adulti e anziani, sfilare insieme ed essere chiamati dai media
“anarco-insurrezionalisti”.
La militarizzazione della valle ha ricostruito solidarietà e legami
antichi, una nuova coscienza, formatasi lontano dalla televisione. Le
persone si ritrovano a far feste nei presidi, a scambiarsi aiuto, a
condividere il tempo con i figli, ad innamorarsi e costruire legami
forti, come non si vedono più nella nostra società.
Gli appelli alla manifestazione pacifica sono costanti, ma quando i
camion e le ruspe cominciassero davvero il loro lavoro? Pensateci..
sareste disposti a tollerare lo scempio della vostra terra, della vostra
casa, la paura delle malattie per i vostri figli? Potreste rimanere
inerti a guardare le facce sanguinanti di amici e parenti che rientrano
sconfitti da una manifestazione, presi a bastonate da poliziotti mandati
in guerra, in una guerra che certo neanche loro combattono volentieri?
La
mia certezza è che, dopo tanti anni di battaglie, quella popolazione
non si arrenderà mai.
E se qualche politico pensasse che abbassare i fucili ad altezza
d’uomo sia la misura necessaria dopo i candelotti lacrimogeni a
frammentazione cs (orto-clorobenziliden-malononitriledi, proibiti dalle
convenzioni internazionali come arma chimica) lanciati lunedì 27 giugno
2011, quel politico sappia che quel giorno troverebbe genti ancora più
determinate a vincere e, a quel punto, a qualsiasi prezzo e con
qualunque mezzo.
Vorrei che i cittadini di tutta Italia, magari correttamente
informati, potessero scegliere con un referendum la realizzazione di
quest’opera, perché non si arrivi al giorno di dover contare i morti
di questa cattedrale alla stupidità. Non ci sarà mai quel referendum,
perché coloro che oggi provano a realizzare quest’opera sono gli
stessi che hanno tentato di costruire le centrali nucleari e
impossessarsi dei beni pubblici. E costoro hanno ben capito cosa
comporta un popolo che decide.
Claudio
Guerra Manfredi