- Dopo l'11 settembre

Un libro racconta Condi «la cinica»
Di Marco d’Eramo – tratto da «D: la Repubblica delle donne» nr.384 17 gennaio

Perché il vicepresidente degli USA Dick Cheney è considerato un esponente della lobby petrolifera, e lo stesso non avviene per Condoleezza Rice? Eppure per dieci anni il Consigliere per la sicurezza nazionale ha fatto parte del Consiglio d’amministrazione di una delle «Sette sorelle», la Chevron, e addirittura porta il suo nome una superpetroliera che solca gli oceani…
Si pone questa domanda Laura Fladers, nel libro «Bushwomen, Tales of a Cynical Species» («Le donne di Bush, storie di una razza cinica»), che sta per uscire in America e in Inghilterra.
Il capitolo più lungo è dedicato proprio alla Condi nazionale.
Dice Flanders che Rice divenne Consigliere di George W. Bush «dopo aver diretto una multinazionale del petrolio, gestito un’università con un bilancio di miliardi di dollari e fatto parte dei centri decisionali di Washington durante il collasso dell’Unione sovietica. Eppure nel lunghissimo articolo dedicatole dal New York Times quando entrò in carica le sue opinioni sulla sicurezza nazionale erano menzionate soltanto nel ventisettesimo paragrafo, mentre prima venivano descritte a piene mani pettinatura, lunghezza della gonna, taglia dei vestiti». «Non succede mai», nota Flanders, «che la stampa chieda a Dick Cheney se gli piace fare shopping».

Nei suoi racconti autobiografici, Condoleezza privilegia gli anni dell’infanzia (nei ’50 e primi ’60) nell’Alabama segregazionista del Ku Klux Klan e dei movimenti per i diritti civili. Molto meno spazio è consacrato alla Condi universitaria e post, alla ragazza prodigio che impara ceco e russo e diventa prima una determinatissima, tagliente donna in carriera e poi una precoce decision maker di politica estera: a 36 anni già partecipa alle riunioni che definiscono l’atteggiamento americano nei confronti di Gorbaciov e di Eltsin. E poiché il mondo è piccolo, il professore che alla Denver University le apre il mondo delle relazioni internazionali è Josef Kolber, un rifugiato ceco la cui figlia è Madeleine Albright, la donna che diventerà Segretario di Stato con Bill Clinton. E quando nel 1986 Condoleezza Rice ha un contratto di ricerca con il Council on Foreign Relations, incontra un tale Colin Powell, allora assistente del ministro della Difesa. Non solo la moglie di Powell, Alma, era cresciuta nella sua stessa città, Birmingham, ma il suocero di Powell era stato preside nel liceo in cui insegnava il papà di Condi. Ancora: quando negli anni ’90 Rice entrò alla Chevron, trova nel consiglio di amministrazione George Shultz, ex Segretario di Stato di Ronald Reagan e stretto collaboratore di Bush padre, oltre che presidente della multinazionale Bechtel (oggi con la Halliburton una delle principali assegnatarie di appalti miliardari in Iraq). Shultz è destinato a entrare nel consiglio di amministrazione della Transamerica, dove Rice lo segue, come pure nel Consiglio di amministrazione della potente finanziaria Charles Schwab (dove siedono entrambi tuttora) e nel Consiglio di Consulenza Internazionale della banca JP Morgan. Frequentazioni utilissime certo, ma che spiegano anche l’iniziale debolezza di Rice (e di Colin Powell) nell’attuale amministrazione Bush: nel 1989 e 1990, infatti i «moderati» - Bush padre, Shultz, Powell e lei stessa – erano propensi a mantenere l’integrità territoriale dell’Unione Sovietica e ad appoggiare Gorbaciov, mentre gli «estremisti» - Cheney, Wolfowitz e Rumsfeld – puntavano sulla disintegrazione dell’Urss e su un cambio di regime con Boris Eltsin (a cui Rice aveva letteralmente sbattuto in faccia la porta dello studio ovale di Bush padre).

La storia diede ragione agli estremisti e i moderati ne uscirono indeboliti, come Cheney, Wolfowitz e Rumsfeld non mancano di ricordare ogni volta che se ne presenta l’occasione.
Ma una caduta non può segnare il destino di una donna come Condoleezza, sicura, guidata da un altissimo senso di sé e spietatamente abile nel costruire una carriera: lo dimostra la salda posizione di rilievo che la Consigliera per la sicurezza ha assunto con la gestione della vicenda irachena. E nulla descrive l’alto sentimento della propria potenza quanto la lapidaria quasi cesariana frase che Rice pronunciò quando Parigi, Berlino e Mosca ruppero con gli USA sull’Iraq: «I russi saranno perdonati, i tedeschi ignorati, i francesi puniti».

 
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