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Monete,
banconote e ...la Compagnia di San Paolo?
A
cura di Andrea Gianni http://la-tela.blogspot.com/2007/08/monete-banconote-e-la-compagnia-di-san.html
A tutti è capitata almeno una volta l'esperienza
sgradevole di avere le tasche piene di monetine che fanno volume, sono
pesanti, ma non valgono nulla.
Bè, a dire il vero, quelle da uno e due euro qualcosa valgono, tanto
che l'ex Ministro Tremonti propose già nel primo anno dall’entrata in
vigore dell’euro, di stampare banconote di pari valore, cavalcando
l'onda di protesta che serpeggiava tra la gente che credeva che se le
avessero avute in tasca, sarebbero riusciti ad essere meno spendaccioni.
Poveri illusi!
In pochi capirono la frase dell'allora Presidente della BCE
Duisenberg in una conferenza stampa del 12 Settembre
Tre anni dopo il Ministro dimostrò di non aver capito, o
di far finta di non aver capito, quando l'undici Ottobre 2005 (non c'era
più nessun Duisenberg, morto due mesi e mezzo prima, a contraddirlo sul
signoraggio) insisteva dichiarando in un'audizione alla V Commissione
nella seduta
congiunta n. 66 (pag.19) di Camera e Senato: "ci sarà o
c’è una ragione per cui esiste da tanto tempo la banconota da un
dollaro? E non ha senso che esista anche una banconota da un euro? E'
così privo di senso il fatto che ci sia anche la banconota da un euro?
Non solo avrebbe risolto alcuni problemi di visibilità fisica, di
misuratore dei valori, ma avrebbe anche un effetto, secondo me, molto
considerevole in termini di proiezione esterna (vale a dire nel resto
del mondo) della valuta europea”.
Abbiamo il dovere di diffidare di un uomo che oggi sembra
convertito a fare il predicatore, quando fino a ieri faceva certe
dichiarazioni.
Ma torniamo a Duisenberg: a cosa si riferiva l'ex Presidente della BCE,
(morto in circostanze tali da far pensare ai soliti complottisti che sia
stato ucciso per aver pubblicamente parlato di signoraggio) con quella
frase?
Si riferiva al fatto che la differenza tra monetine e banconote non è
solo fisica, ma anche e soprattutto è nella loro proprietà.
Che
strano mondo quello in cui viviamo: lo Stato italiano mette a bilancio
le sue monete nelle entrate, come è giusto che sia, dato che, tolte le
spese per il loro conio, rappresentano una fonte di finanziamento http://www.rgs.mef.gov.it
(pag. 250).
Se però proviamo a fare un parallelo con le banconote, scopriamo che
esse, a differenza delle monete, non figurano nelle entrate dello Stato,
ma nel bilancio della Banca d’Italia, e vengono contabilizzate nelle poste
passive (vedi pag. 279). Ciò implica che le stesse
rappresentano un debito della banca nei confronti dei possessori. Ma
avete mai provato a riscuotere quel debito direttamente alla cassa di
tale banca? Probabilmente sarete derisi dal cassiere e farete l’amara
scoperta che quel denaro non ha nessun controvalore.
Tutto il denaro in circolazione non è altro che una montagna di bugie,
una colossale truffa perpetrata ai danni di tutti i popoli della terra.
Scoprirete che le banconote non appartengono agli Stati
(tranne che per l’unica eccezione conosciuta, che è il piccolo Stato
dell’isola di Guernsey)
ma, per fare un esempio casalingo nella cosiddetta zona euro, alla Banca
Centrale Europea, organo sovranazionale posto al di fuori del controllo
diretto dei popoli europei, la cui “quota
italiana” è posseduta dalla Banca d'Italia, a sua volta posseduta
da società private, banche ed assicurazioni, tranne che per una
piccola frazione pari al 5% (da notare la curiosa partecipazione della
Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino S.p.a. che ha
investito la bellezza di ben 19 euro, come evidenziato nel bilancio
2006 a pag. 58; forse ha avuto la soffiata che Bankitalia sarà
venduta al prezzo del suo “valore”, stimato secondo le stesse
proprietarie fino a 23 miliardi di euro? Se questo fosse il prezzo, la
parte spettante alla CaRispSM sarebbe pari a 2.76 milioni di euro: un
bel gruzzolo e praticamente gratis!
Da notare, inoltre, che
Altra curiosità è la repentina ascesa alla partecipazione al capitale
da parte della Cassa di Risparmio in Bologna S.p.a. Divenuta la quinta
maggiore azionista col 6.2%, è a sua volta di proprietà del Gruppo
Intesa-San Paolo che è la prima grande azionista di Bankitalia col
30.345%.
Ma la sorpresa arriva scoprendo la maggior
azionista del Gruppo: è
E’ praticamente uno Stato nello Stato, e distribuisce i
suoi frutti chi gli pare, non essendo soggetta ad alcuna autorità
esterna, con la potenza di una mamma dalle mille mammelle!
Come si concilia la presenza di un personaggio del genere con
E' lecito che delle fondazioni private spendano i redditi provenienti
del signoraggio bancario per le proprie finalità, sia pure utili,
sottraendo ingentissime risorse ai cittadini italiani?
E’ proprio uno strano mondo, quello in cui viviamo!