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Siamo in guerra.
Aperta. Non dichiarata. Anomala. Con suicidi per disperazione. Quando lo
fanno i militari lo chiamano colpo di Stato; quando lo fanno le banche,
lo chiamano governo tecnico. Da tre mesi in Italia (come in Grecia) è in
atto un colpo di Stato dell’Alta Finanza coordinato dal presidente della
Repubblica e avallato, complice o idiota, dalla quasi totalità del
Parlamento.
Che un presidente comunista come Giorgio Napolitano si faccia garante di
un governo imposto dall’Alta Finanza e dalla Massoneria non è un
paradosso, ma la conseguenza di un medesimo sistema di pensiero.
L’attuale inquilino del Quirinale non è solo colui che, membro del
Comitato centrale del Pci, nel 1956 faceva spallucce mentre i carri
armati sovietici massacravano il popolo ungherese, ma è anche colui che,
violando la Costituzione, lo scorso anno ha aizzato il governo a
partecipare all’atroce guerra di Libia voluta, anche a danno
dell’Italia, dai franco-anglo-americani. E’ colui che, maggiore
responsabile dello stato di soggezione alla Finanza globale e alle
manovre “lacrime e sangue” imposte dall’improvvisato senatore a vita
Mario Monti, è stato ricompensato a Bologna con la laurea honoris causa
in “Relazioni internazionali”.
Le attuali manovre non sono che la riconferma della concorde volontà, da parte della destra liberale e dell’eterna sinistra comunista, di annientare il popolo italiano. Ciò in nome di un’ideologia mondiali sta che si propone di eliminare ogni specificità nazionale per imporre ad ogni Paese la completa sudditanza economica, il caos razziale e la disgregazione sociale. Dopo la creazione del mostro pseudopolitico chiamato Unione Europea e dopo l’invasione terzomondiale chiamata “immigrazione”, si è aperto il terzo tempo della distruzione delle nazioni europee. La riduzione in miseria dei popoli sta oggi ovunque avvenendo ad opera dei loro stessi ceti dirigenti mediante la consegna dei loro interessi e del loro destino nelle mani dell’usura internazionale.
False sono le
ragioni addotte dal finanziere mister Monti – boss della banca d’affari
Goldman & Sachs (come Ciampi, Prodi, Padoa Schioppa, Draghi e compagnia
cantante), della Trilateral Commission, del Bilderberg Group e di ogni
altro più celato gruppo di pressione – sia sulle cause che sui rimedi
per “risanare” il debito pubblico. Infatti la massima parte del “buco”
del debito pubblico non è dovuta alle pur delinquenziali ruberie attuate
in passato dai politici italiani, ma alla perdita della sovranità
monetaria e alle manovre speculative compiute dall’Alta Finanza.
Le Banche Centrali – Bce e Banca d’Italia comprese – non sono
istituzioni pubbliche come pensa la maggior parte dei cittadini, ma
strutture private. Senza obbligo di tutelare le politiche nazionali, nel
chiuso dei loro covi privati esse, tra l’altro, stampano segretamente, a
discrezione, le banconote, stringendo o allargando il credito secondo i
loro interessi privati.
E’ chiaro che un Sistema siffatto non può che creare un debito pubblico sempre maggiore, richiedere il varo di “manovre” sempre più onerose e numerose, incatenare infine in eterno i popoli alla schiavitù dell’interesse.
E’ per far
funzionare tale sistema, cioè per arricchire i grandi usurai, che i
governi europei – quello di mister Monti in prima fila, tra i miserabili
piagnistei (vedi Sua Eccellenza Fornero, docente, banchiera e ministra)
e insulti ai giovani italiani (“il posto fisso è monotono”, “sfigati”,
“mammoni”, etc.) – impoveriscono i popoli strozzandoli con tasse sempre
più pesanti. In secondo luogo anche un mentecatto comprenderebbe che se
al cittadino si sottraggono i soldi con tasse ed aumenti di ogni genere,
egli non può certo spenderli per “far girare l’economia” (nazionale?) e
contribuire alla “crescita” (nazionale?). Egualmente, anche un
mentecatto sa che nessuna “crescita” è possibile se non si ferma
l’alluvione di merci dall’estero, tanto per dire: cinesi, prodotte con
manodopera pagata un decimo degli equivalenti europei. Ma i nostri
ministri sono uomini d’onore. Banchieri e professori universitari.
Riveriti da ogni parassita della carta stampata e delle televisioni. Non
gente come noi e voi, coi piedi per terra e il cervello funzionante.
Dopo i provvedimenti di rapina dell’Esecutivo (nel senso di “esecutore
di “esecuzioni”…) – com’è buono Lei, direbbe Fantozzi – è arrivato il
tempo delle “privatizzazioni” e delle “liberalizzazioni”. Tali termini
sono impropri. Il primo altro non è che una svendita dei beni pubblici,
arraffati per un tozzo di pane dagli “amici degli amici”. Il secondo è
improprio anche perché evoca sensazioni positive di “libertà”.
Se per il primo si dovrebbe meglio parlare di “saccheggio”, per la
“liberalizzazione” si dovrebbe parlare di “deregolamentazione” – “deregulescion”,
nell’idioma dei manolesta - vale a dire “abolizione di tutte quelle
regole che finora sono servite a mantenere in piedi una società civile”.
Con l’abolizione delle regole e lo scatenamento del caos in ogni
settore, con l’impoverimento generale e la guerra di tutti contro tutti,
i gruppi finanziari più forti e criminali otterranno per sempre il
predominio. Come sempre è accaduto quando viene calata nel concreto
l’ideologia liberale.
Non contento di
suggere il sangue degli italiani, in campo sanitario l’Esecutivo Monti
(sempre nel senso di “esecuzione”), seguace di quell’altro bel tomo dal
ghigno giocondo chiamato Romano Prodi, vorrebbe che noi medici
lasciassimo campo libero all’azione devastante delle ditte di “generici”
e al comportamento improprio dei farmacisti. A parte le lodevoli
eccezionalità professionali, questi ultimi vi affibbierebbero, infatti,
i farmaci secondo loro e per loro più convenienti.
Già cinque anni fa abbiamo espresso chiaramente la nostra opinione: già
solamente per legge, e a prescindere da furberie commerciali, i farmaci
generici non sono eguali a quelli originali.
Chiunque –
governo, Asl, giornalisti e quant’altri – vi dica il contrario sbaglia.
Magari per leggerezza, magari per ignoranza, magari per interesse. Il
minimo risparmio economico col quale vi si alletta con farmaci che
“assomigliano” a quelli originali non è controbilanciato né dai rischi
né dai fastidi che potreste correre.
E quindi, a dispetto dei deliri di questo governo del caos – che ancora
con dl n.1 del 21.1.2012 art. 11/9 persiste nel disinformare sulla
“uguaglianza” dei farmaci generici (spesso neppure prodotti in Italia,
ma in posti “affidabili” come Pakistan, India, Cina e Africa) –
continueremo a prescrivere in scienza e coscienza unicamente i farmaci
originali.
Con questa comunicazione non pretendiamo di risolvere alcunché dello
sfacelo in atto, e tuttavia il nostro senso di responsabilità verso di
voi e verso la comunità nazionale nella quale ancora crediamo non ci
permette di restare in silenzio. Grazie per l’attenzione e, ancor più,
per la condivisione del nostro pensiero.