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Colpirne
10 per educarne 1000
di Carlo Bertani - 14 maggio 2008
Qualcuno,
pensa invece di tornare alla Patria avita, al focolare dal quale è
stato brutalmente scacciato: è il caso dei Verdi, che meditano un
ingresso nel PD magari tardivo, ma qualcosa pur sempre è. Bisognerà
andare a piedi scalzi a Canossa, cospargersi il capo di cenere
(rigorosamente di fonte biologica) e, infine, sperare nella pietà del
Papato o dell’Imperatore, secondo il vento che tira. Durerà
probabilmente anni il pellegrinaggio – cinque senz’altro – così,
se tutto andrà a buon fine, avremo anche gli “Ambientalisti –
ombra”. Che già avevamo.
Altri,
invece, non cercano spazio nelle riserve e passano il tempo a lucidare
vessilli che hanno loro stessi insozzato – è il caso di uno schiavo
liberato, un tal Di Liberto – oppure s’appressano al tremebondo
regno dei farnetichi – è il caso della “compagnia cantante” di
Rifondazione – che continua, come se nulla fosse accaduto, a
presentare, approvare e bocciare tesi e antitesi, risoluzioni
programmatiche, analisi e riflessioni (poco critiche). In quella lontana
isola – che la penna di Melville descriverebbe con gran maestria –
quando la sintesi non è più possibile s’inizia a tuonare il verbo
della scissione: minacciata, contata, ricontata, rientrata,
riproposta…Pare che qualcuno, dimenticato solo su uno scoglio, stia
pensando – per scindersi finalmente dai traditori dei lavoratori –
di ricorrere al bisturi.
C’è
chi, invece, da settimane tace.
A dire il vero, non sarebbe richiesto un commento del sindacato su
quanto è accaduto ma, visto che Epifanio si è sbilanciato ad affermare
che “le elezioni non sono proprio andate come desideravamo”,
bisognerebbe sapere cosa medita per il futuro, perché la nuova
situazione politica non esime il sindacato dal porre (e porsi) profonde
riflessioni.
Non parliamo degli altri “confederali”: Bonanno si è già
perfettamente acclimatato sulle poltrone dell’isola delle Vespe, al
punto che gorgheggia, svolazza e sbatte le ali che sembra un cardellino,
mentre intrattiene i nuovi padroni del vapore che lo osservano,
incuriositi da tanto frullar per l’aria. Di Angeletto non si hanno
notizie, come del resto della UIL non se ne hanno da decenni nei luoghi
di lavoro: sarà un sindacato “virtuale”, pronto a reggere le sfide
della società informatizzata e presente, oramai, solo nell’agone
elettronico.
La
sfiga di Epifanio è quella d’essere ancora – in qualche modo –
punto di riferimento per molti lavoratori: arrabbiati, delusi, stufi
delle manfrine neoliberiste che ci ammansiscono, ma che non perdono
d’occhio la vecchia CGIL, se non altro per una questione di
tradizione.
Deve, oltretutto, fronteggiare la fronda interna del solito Rinaldini e
della sua FIOM i quali, poveracci, hanno perso qualsiasi riferimento
ancora visibile nel mondo politico. Non si parla ancora di scissione, ma
di voti contrari nelle varie assemblee e riunioni già si sente il vento
di tempesta, al quale il buon Epifanio ha risposto “dimettendo” due
delegati sindacali milanesi oramai troppo “fuori linea”. Una
semplice questione di democrazia interna, che nella CGIL segue, da
sempre, il metodo di Josif (non Broz).
Ora
che “l’Armata Rossa” è definitivamente migrata con le forze
Bianche, anche Epifanio riflette: un tempo, il futuro politico di un ex
sindacalista era garantito dalla cosiddetta sinistra, fosse un posto
come direttore dell’INPS, uno scranno parlamentare o una poltrona da
sindaco. Che, per come sono andate le cose a Roma, c’è da scordarsela
per un po’.
Che fare? Si chiedeva Lenin in ben altre ambasce: non confondiamo la
porcellana con la terracotta.
Il nuovo ministro del Lavoro – Sacconi – ha chiesto alla CGIL di non
“riproporsi come la vecchia, solita CGIL”. Siamo in completo accordo
con Sacconi: cambiano, probabilmente, i punti d’osservazione.
Il
primo “pizzino”, inviato dai sindacati (all’apparenza, unitari)
alla nuova classe politica – ufficiale ed “ombra” – è stata una
proposta di quelle che colano grasso, mica roba da ridere. In buona
sostanza, si trasformeranno i contratti da biennali a triennali, in
completo accordo con i desiderata di Confindustria.
Della cosa non sono stati informati i lavoratori né, tanto meno, è
all’orizzonte una consultazione referendaria: s’ha da fare, via,
cosa stiamo a perder tempo…
Di tempo, il buon Epifanio non ne perde, perché sa che non ne ha molto
per accreditarsi presso i nuovi padroni PDL-PD: quelli che perderanno
“tempo”, come sempre, saranno i lavoratori, i quali si troveranno a
rinnovare contratti non più dopo la scadenza del secondo anno, bensì
del terzo.
“Lavorando”
accuratamente sulle “vacanze contrattuali” – vedi l’ultimo,
immondo rinnovo contrattuale del pubblico impiego – si potrà
“scorporare” un anno intero dalla contrattazione. Risultato: se –
considerando un’inflazione ufficiale al 3% – dopo tre anni i
lavoratori (per recuperare soltanto il potere d’acquisto dei salari!)
dovrebbero ricevere il 9% d’aumento, con qualche trucco già
utilizzato si scenderà al 6-7%, ed un’altra fetta di ricchezza andrà
a schizzare nelle tasche degli imprenditori e delle banche. Oltre,
ovviamente, in quelle di lor signori, che continueranno a gozzovigliare
con 19.000 euro il mese. Poi, s’allagheranno gli studi televisivi con
i pianti di coccodrillo sulla povertà degli italiani. Tutto fa brodo:
anzi, audience.
Fermi!
Cosa state bestemmiando! Il nuovo credo – ufficiale ed “ombra” –
ci parla di merito, meritocrazia, premio per chi fa di più…basta con
i fannulloni…rubapagnotte…
Puntuale, “Repubblica” – giornale “ombra” – piazza
telecamere nascoste (e la privacy? Mah…) all’ingresso della Corte di
Cassazione, per inchiodare i dipendenti che “timbrano” e poi vanno a
posteggiare l’auto. Chi conosce Roma e le adiacenze del
“Palazzaccio” sa bene cosa significa trovare un parcheggio
nell’area. Di più: oramai cosciente d’essere il megafono di uno
sterile governo ombra, Repubblica si lascia andare a pruderie che
credevamo soltanto appannaggio del Daily Mirror e della famiglia reale
inglese:
“Filmati da Repubblica Tv, come la bella
bionda che timbra, esce, riparte in auto con un accompagnatore e viene
riportata in sede dopo 25 minuti.”
Tutti
saranno rimasti incuriositi dalla fantomatica “bionda” che saliva
sull’auto (non poteva essere una donna che era rimasta in panne con
l’auto…che aveva avuto un’improvvisa urgenza…) no: si scatena la
pruderie su cosa si “può fare” in 25 minuti. Viva i grandi
giornalisti di regime, pagati con le nostre tasse, sia gli
“ufficiali” che gli “ombra”.
Di rimbalzo, echeggia il buon
Brunetta che si lancia in un’iperbole, di quelle che scuotono
l’audience: basta! Licenziare tutti i fannulloni (che gli italiani,
grazie al “giornale ombra” appena citato, identificano ovviamente
con gli impiegati della Cassazione) e passare alle misure drastiche:
“Colpirne uno per educarne cento”. Lo avesse mai detto Travaglio, lo
avrebbe carcerato per fiancheggiamento delle BR.
Noi, però, siamo in piena sintonia con il vulcanico neo ministro
veneto: ha ragione! Siamo qui per aiutarlo, per concorrere a trovare
qualcuno che potrebbe essere “colpito” per educare. Siccome siamo
“collaborativi”, e non “ombra”, ci permettiamo di segnalare una
lista di persone che, forse, andrebbero “rieducate”. Poi, decida lui
com’è giusto che sia:
Forse
i dati non sono aggiornatissimi, ma è difficile tenere il ritmo con
questi signori che si spostano da una scatola cinese all’altra, da una
holding di Stato ad una “consociata”, per poi ritornare dalla
“mamma” e ripartire.
Cos’hanno concluso, questi signori, con le loro retribuzioni
milionarie (in euro)? Poco o nulla, e qualcuno di loro ha condotto
l’azienda che guidava nel baratro.
A fronte, troviamo i comuni lavoratori a 20.000 euro l’anno, i
ricercatori pagati 800 euro il mese con contratti a termine, i precari
che non arriveranno mai a mettere insieme una pensione decente per
campare, nemmeno a 65 anni.
Ora,
tutti sappiamo che la pubblica amministrazione non è certo un modello
d’efficienza, che ci sono gli scansafatiche e chi s’accontenta di
fare il poco che gli viene richiesto.
Qualcuno, però, si domanda: cos’hanno di fronte queste persone?
Gli esempi che osservano tutti i giorni non sono tanto i dieci signori
citati, bensì migliaia, decine di migliaia di parvenu che occupano quei
posti soltanto perché hanno ricevuto una raccomandazione, perché sono
figli o nipoti di politici e cardinali.
Come
reagiscono queste persone, osservando per decenni il teatrino di “chi
tutto puote”, scorrendo la lista dei dipendenti RAI nei quali non ce
n’è quasi uno che non sia riconducibile ad una parentela, familiare e
politica?
E, se la pubblica amministrazione non funziona, la colpa è ovviamente
degli impiegati di quarto livello?
Se in un azienda i risultati non sono quelli previsti – visto che si
tira in ballo sempre il settore privato – chi perde il posto per
primo, centinaia d’operai o i manager? Purtroppo, spesso entrambi,
quando le responsabilità maggiori sono sempre di chi comandava, non
certo di chi doveva eseguire.
Non
prendiamo però troppo sul serio Brunetta, anche se lui ama definirsi un
“professore bravo”: Brunetta, lasci che siano gli altri a dirlo,
l’autoreferenzialità potrà essere segno di distinzione nella Casta,
ma nel Paese reale è sinonimo di sicumera e spocchia. Non prendiamolo
troppo sul serio le boutade di Brunetta, perché non è il solo a
conoscere le strategie di marketing.
Dopo una vendita – e le elezioni, oramai, non sono altro, visto che
non eleggiamo realmente più nessuno – c’è una fase nella quale
l’acquirente deve essere convinto che ha fatto la scelta giusta. Così,
Bossi tuona con
Berlusconi & soci li lasciano fare, perché sono soltanto le
comparse del grande circo veltro-berlusconiano: i veri attori, sono
altrove.
Per
questa ragione abbandoniamo Brunetta alle sue farneticazioni, mentre ci
interessa molto sapere cosa farà Epifanio di fronte ai contratti
triennali, alla maggior precarizzazione del lavoro, alle
“semplificazioni” invocate da Montezum…pardon…Montezemolo, alle
pressanti richieste di de-regolamentazione del lavoro, in un paese che
si ritrova a contare ogni giorno quattro morti nelle fabbriche e nei
cantieri.
Questo, perché – anche se non tutti se ne sono accorti – meno della
metà degli elettori ha votato l’attuale governo e oramai un terzo
degli italiani – vuoi per astensione (in gran parte cosciente), vuoi
per i meccanismi della legge elettorale – non ha più rappresentanza
politica.
Sono le stesse persone che hanno inviato, senza biglietto di ritorno,
chi le ha tradite nelle isole degli ignavi: Epifanio ci mediti, perché
le isole non mancano. Oggi a me, domani a te.
Carlo
Bertani articoli@carlobertani.it
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