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Il collasso del moderno sistema bancario è alle porte
A cura di Pieraldo Frattini – 20 dicembre 2007

Le banche non hanno le riserve per coprire le perdite accumulate dai loro assett e la Fed non può salvarle.
I mercati azionari sono scesi bruscamente la scorsa settimana in seguito a notizie poco incoraggianti relativi al rialzo del tasso di inflazione che potrebbe limitare un abbassamento ulteriore dei tassi di interesse; siamo ora molto vicini all’accensione della spia che segnala l’inizio di un mercato orso, ossia di discese protratte delle borse. Il settore finanziario è stato finora il più colpito con una perdita di capitalizzazione del settore del 25% dal luglio scorso ad oggi. Il mercato immobiliare americano manifesta segni di rallentamento sempre più inquietanti e perfino il governatore della California ha annunciato che dichiarerà l’emergenza fiscale in gennaio a causa della perdita in bilancio di 14 bilioni di dollari causati dalle perdite legate alle obbligazioni garantite da mutui.

Il capo economista di Morgan Stanley, Stephen Roach, sul New York Times di domenica scorsa affermava:“Questa recessione sarà piu’ grave di quella mite del 2001-2003; la causa della recessione precedente fu il crollo della spesa della aziende che al suo picco, nel 2000, si aggirava attorno al 13% del Pil Usa, la recessione attuale sarà imputabile alla capitolazione della spesa dei consumatori che costituisce il 72% del Pil Usa.” 
Molte persone non hanno idea di quanto sia grave la situazione provocata dalle prossime perdite di valore, dell’ordine di alcuni trilioni di dollari, delle obbligazioni legati ai mutui; c’è ancora radicata la convinzione che la Federal Reserve ed il Tesoro americano possano risolvere la situazione. Purtroppo non sarà possibile perché la Fed non ha poteri magici e non si metterà sulla scia di una valanga per non essere spazzata via lei stessa. Mentre la crisi dei mutui si approfondirà ed i fallimenti di banche ed istituzioni finanziarie porteranno a forti discese dei mercati la Fed si metterà da parte.

Nelle scorse settimane Bernanke, il capo della Fed e Paulson, il capo del Tesoro, hanno messo in piedi alcune strategie fallimentari: prima hanno cercato di salvare i bilanci delle grandi banche di investimento prospettando la creazione del cosiddetto “super Siv” uno strumento creato apposta per scaricare su di esso un gran numero di mutui sostanzialmente senza neppure più un mercato che stavano in conto alle banche. Dopo che il piano Siv non è riuscito ha proposto un congelamento dei tassi di interesse per le rate dei mutui dei cittadini a rischio di insolvenza: anche questo progetto è stato abbandonato perché dei 3,5 milioni di proprietari immobiliari a rischio fallimento solo 140 mila sarebbero stati temporaneamente salvati. Paulson non si è dimostrato all’altezza dei suoi compiti come il capo della Fed, Bernanke, la cui ultima mossa a favore della ripresa economica strozzata da problemi di disponibilità di credito che non si vedevano da decenni, è stata il misero taglio dei tassi di soli ¾ di punto. Pare che Bernanke stia facendo solo del suo meglio nel seguire il consiglio di Lenin: “Il miglior modo per distruggere il capitalismo è svalutare la sua moneta”. Il dollaro è infatti in caduta libera a causa della politica monetaria.

La decisione della Fed e di altre banche centrali di aggiungere liquidità nel sistema attraverso audizioni per abbassare il tasso Libor (tasso a cui si prestano denaro le banche tra di loro) che è a livelli pericolosamente alti è stato solo poco più che un piccolo regalo alle banche in difficoltà. Inoltre le banche che approfitteranno del regalo avranno la facoltà di chiedere l’anonimato. Dopo queste audizioni comunque il tasso è rimasto pressoché ai livelli precedenti indicando quanta paura hanno le banche nel farsi prestiti tra loro preferendo accumulare liquidità per far fronte all’emergere alla luce delle loro prossime gravi perdite legate al tracollo dei mutui.

Uno dei più ascoltati economisti inglesi, Peter Spencer, ha lanciato un allarme sabato scorso:”Il governo deve sospendere una serie di regolamentazioni bancarie o il rischio è di avere un’economia in così grave crisi che la depressione del 1929 in America in confronto fu una passeggiata.” Spencer ha ragione, le banche non hanno soldi da prestare alle aziende o ai consumatori perché stanno cercando di aumentare la loro liquidità per far fronte ai capitali minimi che devono avere in cassa rispetto ai loro assett impegnati che stanno perdendo valore ogni giorno di più. Se le regole bancarie di Basilea non vengono modificate in fretta i mercati del credito non si rilasseranno, il Pil scenderà e ci saranno le corse alle banche.
Anche Bill Gross, il più grande gestore americano di obbligazioni ha affermato recentemente: “Stiamo assistendo al tracollo del nostro moderno sistema bancario”.

L’economista Ludwig von Mises è ancora più corretto nella sua analisi: “Non esiste modo di evitare il collasso finale di un boom generato dall’espansione indiscriminata del credito. E’ solo questione se la crisi arriverà appena sara’ abbandonata la politica dell’espansione del credito o in seguito sotto formo di totale distruzione del sistema e del suo sistema monetario”.
Il problema di base si originò quando la Fed , con a capo Greenspan, abbassò i tassi di interesse per 31 mesi di fila iniettando nel sistema trilioni di nuovi dollari dando vita ad una serie di bolle speculative tra cui  anche quella immobiliare. La dottrina della deregolamentazione che ha dominato i mercati americani dal periodo Reagan ha pure avuto la sua grande responsabilità nel creare gli squilibri attuali. Ora che la bolla è scoppiata l’inflazione, prima nascosta negli assett finanziari ed immobiliari, ha fatto la sua apparizione alla luce del sole. La deregolamentazione ha permesso la nascita della “finanza strutturata”, detta anche sistema finanziario ombra, che ha permesso alle banche di creare soldi a volontà attraverso il meccanismo di stampa (facoltà in precedenza della sola banca centrale).

David Roache ne spiega il funzionamento sul Wall Street Journal: “La ragione della crescita esponenziale del credito è stata dovuta al fatto che le banche hanno avuto la facoltà di non tenere iscritti i mutui concessi nella loro contabilità, ma di impacchettarli e venderli come obbligazioni. In questo modo hanno creato un’infinita’ di mutui non coperti dalle dovute garanzie bancarie.” Questo spiega perché le banche per far profitti abbiano concesso mutui anche a chi non aveva i requisiti per ottenerli incassando maree di denaro.
Ora fortunatamente questo meccanismo si è rotto e la principale fonte di reddito delle banche è venuta a mancare; il mercato delle obbligazioni garantite dai mutui è calato di 1/3 (equivalente di 400 bilioni di dollari) in sole 17 settimane. Le banche non hanno le riserve per coprire i loro assett svalutati e le banche centrali non possono monetizzare le loro perdite. Non c’è via d’uscita. Ci saranno bancarotte e banche che falliranno e tutti pagheranno il prezzo per questi eccessi. Gli utili alle banche e le loro perdite da dividersi tra la collettività. Gli investitori hanno perso appetito per il rischio e non ne vogliono più sapere nulla di obbligazioni strutturate e ciò significa che circa 3 trilioni di dollari di debiti si schianteranno dando un gran colpo all’economia.

Trilioni di dollari di “capitali virtuali” creati dal nulla con la securitizzazione quando i mercati volavano sulle ali dell’ottimismo spariranno in un colpo quando il mercato sarà portato dalla paura. Il processo è iniziato e chi ne è consapevole può ancora fare qualcosa per proteggersi.

Pieraldo Frattini
Consulente indipendente in investimenti finanziari
Autore del sito di controinformazione finanziaria:www.demetrainvestimenti.com

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