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La
coerenza…del piffero
Rodolfo Roselli, intervento su Radio Gamma 5 del 6.7.2005
Da
qualche tempo si discute sull’opportunità, da parte dell’Iran, di
dotarsi di centrali atomiche per usi civili. Cioè l’accensione
dell’unica centrale
nucleare di Bushehr sul Golfo Persico dopo trenta anni di lavoro, con la
piena collaborazione della tecnologia e con l’uso dell’ uranio
russo. La maggiore obiezione è che questa, tecnicamente, può essere
agevolmente convertita ad usi militari, e così consentire all’Iran di
dotarsi di armi atomiche.
Gli Stati Uniti,
preoccupati, offrono, in baratto, l’entrata dell’Iran nel WTO (World
Trade Organization), la restituzione dei miliardi rimasti congelati
nelle banche d’occidente, all’epoca dello Scià, appoggiano l’AIEA
l’agenzia ONU, impegnata per contrastare la proliferazione delle armi
atomiche, minacciano il ricorso all’ONU per comminare severe sanzioni
e, non meno importante, ricordano l’“incursione precauzionale”
fatta da otto F-16
israeliani, per distruggere il reattore di Osiraq in Iraq nel 1981.
Quest’ultimo
atto, non perché l’abbiano fatto gli israeliani, è innegabilmente un
atto di terrorismo di stato e di violazione di ogni regola
internazionale, inammissibile per qualsiasi ragione. Immaginate un
bombardamento sul comando NATO di Bagnoli a Napoli, perché potrebbe
essere una possibile minaccia per qualcuno.
Ma
le preoccupazioni occidentali risiedono anche nel fatto che, l’arma
atomica in mano ad una nazione, potrebbe fornire una capacità
intimidatoria destabilizzante nei rapporti internazionali. Altra
preoccupazione è che materiale atomico potrebbe essere trafugato da
terroristi e utilizzato per atti di
sabotaggio.
Tutto queste ansie sono
perfettamente giustificate, perché le medesime preoccupazioni io le
nutro per le centrali atomiche negli Stati Uniti, in Francia, in Russia,
ove il commercio illegale di uranio è stato scoperto più volte, e per
le bombe atomiche che posseggono anche il Pakistan e Israele.
La capacità intimidatoria, usando la minaccia atomica, e le azioni
destabilizzanti ,sono state utilizzate correntemente dagli stessi Stati
Uniti, da sempre, nei confronti della Russia, prima del crollo della
cortina di ferro, e lo stesso, reciprocamente fecero i russi, ad esempio
nella crisi di Cuba.
Oggi non è cambiato nulla, ove l’occasione ne presenti l’utilità.
La bomba atomica non è stata usata dopo Hiroshima, ma i proiettili ad
uranio impoverito, che sono armi atomiche, sono stati usati in Iraq, in
Bosnia e le popolazioni e anche i nostri soldati, contaminati, ne hanno
subito le conseguenze.
Ma
le azioni destabilizzanti, in Iran, sono state compiute dagli stessi
americani e per loro esplicita ammissione. Infatti nel 1953 , con un
colpo di stato, appoggiato esplicitamente dagli Stati Uniti, sotto
l’amministrazione Eisenhower, fu rovesciato il Primo Ministro iraniano
Mohammad Mossadeq, e per i successivi 25 anni, fu dato appoggio
determinante al regime dello scià Reza Pahlevi, che non fu un regime
democratico, ma repressivo contro l’opposizione e di carattere
chiaramente dittatoriale, come ammise lo stesso presidente Clinton.
Ma allora non è questione di capacità intimidatoria, ma di possibilità
di una concorrenza intimidatoria di terzi, che potrebbe mettere in
discussione il monopolio intimidatorio degli Stati Uniti.
Se lo faccio io va bene, se lo fai tu è una colpa.
E che questa squallida coerenza sia normale, lo prova il fatto che Bush,
oggi, alla Centrale di Calvert Cliff nel Maryland, ha invitato il
Congresso ad approvare il suo piano, per 6 nuovi reattori nucleari. Oggi
gli Stati Uniti hanno “soltanto” 103 centrali nucleari.
Naturalmente
si dimentica che anche queste centrali possono essere trasformate da usi
civili a usi militari, che i
laghi svizzeri sono ancora contaminati dall’incidente atomico di
Cernobyl e analogo incidente avvenne negli Stati Uniti nella centrale di
Three Mile Island in Pennsylvania. E ancora si dimentica
che queste centrali sarebbero utili per migliorare l’economia
americana, come lo sono state quelle francesi, che coprono il 78% del
fabbisogno energetico nazionale, contro il 20% di quello americano, e lo
stesso vantaggio sarebbe possibile ancor di più nelle aree delle
nazioni sottosviluppate.
Si fa finta d’ignorare che le stesse ragioni, addotte da Bush, per
giustificare queste costruzioni, cioè riduzione dei costi petroliferi e
vantaggi ecologici, sarebbero esattamente valide per tutti gli altri.
Non si tiene conto che, anche
Ma
a questo punto è chiaro che la parola coerenza non è nel vocabolario
americano.
Ma la stessa parola non esiste nemmeno nel vocabolario europeo.
I paesi europei, e non solo loro, si affannano a raccomandare aiuti ai
paesi africani sottosviluppati, per cercare di farli diventare
autosufficienti, dal punto di vista economico, e per produrre beni da
esportare.
Si fanno concerti di beneficenza, un giorno si e uno no. Si cancellano i
debiti degli stati poveri.
Peccato che i produttori di zucchero africani non riescano a vendere il
loro prodotto, perché il prezzo internazionale è depresso ,e quindi
non esiste alcuna prospettiva di vita per milioni di agricoltori e
contadini dei paesi poveri.
Ma
il prezzo internazionale dello zucchero è depresso anche perché, in
Europa, il maggior produttore francese,
L’ Unione Europea ha una produzione di zucchero, così ben remunerata,
e talmente alta, che produce un surplus di zucchero rispetto ai suoi
consumi, cioè parecchi milioni di tonnellate, che riversa
sui mercati internazionali e ne deprime i prezzi. I produttori
che non possono avere sussidi restano a bocca asciutta.
Stessa cosa avviene per la carne europea, che beneficia di 2,20 dollari
al giorno per ogni capo bovino esistente negli allevamenti. Lo stesso
vale per il latte, il grano,il mais ove i produttori europei incassano
ogni anno 10,4 miliardi di euro per anno in sussidi.
Questi sussidi, non solo non aiutano i paesi poveri, ma sono soldi
sborsati dai cittadini europei, che non aiutano certamente a ridurre il
costo europeo della vita, specialmente nei prodotti alimentari.
In
Francia in agricoltura lavora meno del 3% dei francesi, ma le
elargizioni, in tutti i paesi, servono per costruire le carriere
politiche.
Il presidente Chirac fu eletto nel 1964 per la prima volta a Correze,
una regione agricola del Limousin, e infatti, fu poi nominato ministro
dell’Agricoltura. In Italia
Forse agli agricoltori africani, che muoiono di fame, sarebbe opportuno
dare lo stesso suggerimento di Maria Antonietta di Francia, se non avete
pane, mangiate croissants.
Anche da noi, quindi, la coerenza è una cosa sconosciuta.
Il problema è che, cercare la coerenza nei politici è fatica vana,
perché tutti i loro atti si dimostrano basati sull’imbroglio,
sull’opportunismo, sulla manipolazione delle coscienze di tutti, al
solo scopo di rafforzare il loro potere a danno di tutti.
Per fortuna, nonostante i loro sforzi, non riescono e non riusciranno
mai a creare un popolo di disonesti, ma solo una paziente sopportazione
collettiva che, oltre un certo limite, diviene aperta rivolta e motivo
giustificatissimo per prenderli a pedate, loro e i loro tirapiedi.