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- Pagina
controllo elettronico
USA,
chip di controllo in PC e TV
Tratto
da http://punto-informatico.it/p.asp?i=45857
Dal 2005 i costruttori americani dovranno integrare nei propri prodotti anche sistemi di gestione dei diritti di proprietà intellettuale. Hollywood applaude la scelta della FCC. Preoccupati tutti gli altri. E in Italia?
07/11/03
- News - Roma - A partire dal 2005 i produttori americani dovranno
inserire le tecnologie di Digital Rights Management (DRM) nei nuovi
computer e televisori. Lo ha deciso la Federal Communication Commission
(FCC) americana, con una scelta che potrebbe portare a importanti
conseguenze per l'utenza informatica.
La
decisione della FCC è in diretto ed esplicito riferimento a quella che
i media americani hanno chiamato napsterizzazione della TV.
Con l'espandersi dei servizi di televisione digitale e dei nuovi
dispositivi di registrazione ed ascolto, infatti, i produttori di
programmi televisivi, così come le case di produzione cinematografica,
temono che gli utenti TV possano troppo facilmente mettere in rete,
scambiare tra di loro e usare internet per farlo, materiali di qualsiasi
genere.
L'idea, dunque, è quella di consentire agli utenti della TV digitale di
registrare la programmazione televisiva ma sarà loro impedito di uploadare
i programmi su reti o in ambienti digitali che non siano garantiti,
che non godano cioè della fiducia dei produttori.
Sul
piano tecnico, il progetto approvato dalla FCC è quello di infilare un
codice specifico in ogni trasmissione digitale. Il codice verrà
riconosciuto ed interpretato dai nuovi televisori e dispositivi consumer
di registrazione, in modo tale da limitare le possibilità d'uso
dell'utente a quanto desiderato dai produttori del materiale trasmesso.
L'estensione dell'obbligo dalle televisioni ai computer è un'ovvia
conseguenza della convergenza ormai pressoché completata tra i due
mezzi, che con la TV digitale azzerano molte distanze. Ma è proprio
l'obbligo per i produttori ad inserire tecnologie di riconoscimento del
codice di protezione nei computer a preoccupare quanti in queste ore
stanno analizzando la scelta della FCC. Il timore, infatti, è che dal
controllo dei programmi televisivi si possa facilmente passare ad un controllo
più generale su quanto gira su un computer, dagli applicativi
ai materiali scaricati e condivisi in rete. E questo anche se per ora
l'obbligo della FCC si estende ai soli computer dotati di dispositivo di
ricezione digitale, un dispositivo che si prevede sarà sempre più
diffuso sulle nuove macchine nei prossimi anni.
A
muovere le prime critiche sono stati quelli di Public Knowledge,
organizzazione che da anni si batte per la circolazione libera delle
idee. Secondo PK è decisamente pericoloso e costituisce un precedente
preoccupante il fatto che sia l'industria di Hollywood a dettare quello
che i produttori di computer o di software devono o non devono integrare
ai propri dispositivi. A farsi sentire anche la Electronic Frontier
Foundation, secondo cui i consumatori "pagheranno per una
tecnologia che non fermerà i pirati ma che costerà a tutti
noi".
E mentre PK organizza una prima protesta, con raccolta firme e via
dicendo, dal mondo del cinema non arrivano che applausi per la scelta
della FCC. Secondo Jack Valenti, l'inossidabile chairman della MPAA,
ente che raccoglie gli studios più influenti, si tratta addirittura di
"una grande vittoria per i consumatori".
Da parte sua la FCC, forse per tentare di arginare le polemiche che
iniziano a montare, ha voluto sottolineare che la decisione non
impedisce all'utente di creare copie digitali ma soltanto di farle
girare su internet senza alcun controllo.
E in Italia? La televisione digitale è ormai vicina, la copertura del
territorio secondo la RAI procede rapidamente e, seppure con qualche
ritardo su quanto sta avvenendo negli USA, non si può certo escludere
che la decisione della FCC interessi anche le autorità italiane.
In Australia a poche ore dall'annuncio l'organo di garanzia sulla TLC si
è detto estremamente interessato a valutare nei dettagli la posizione
della Commission statunitense.