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Le
interazioni tra il cervello e i campi di microonde e
radiofrequenza…prodotte dai cellulari
Del Prof. W.
Ross Adey
Global
Research / International Encyclopedia of Neuroscience (Terza edizione; a
cura di Smith e G. Adelman, 2003)
Visto su www.comedonchisciotte.org/site/index.php
I campi di radiofrequenza (30KHz-300MHz) e di microonde
(300-3000MHz) non esistono come componenti significative del naturale
campo elettromagnetico terrestre. Pertanto, la nostra generazione è la
prima ad esporsi volontariamente a campi di microonde e radiofrequenza
artificiali che includono un vasto spettro di frequenze ed intensità.
Nei comuni ambienti periferici, questi campi da poco introdotti arrivano
ora ad avere un'intensità che si aggira intorno a 1µW/cm² (4V/m).
I tipici telefoni cellulari emanano in media una potenza di 0,2-0,6 W.
Se tenuti in mano e utilizzati vicino alla testa, questi livelli si
alterano bruscamente, dato che il 40% dell'energia emanata dal telefono
viene assorbita e dalla mano e dalla testa (Kuster et al., 1997). Usato
in questo modo, un telefono cellulare può essere considerato alla
stregua di un radiotrasmettitore alquanto potente. La sua emissione di
energia sulla superficie della testa è generalmente 10.000 volte più
forte rispetto ai campi che raggiungono un utente che si trovi a meno di
1. Lo sviluppo storico del sistema di trasmissione
analogico e digitale dei telefoni cellulari
Nel corso dell'ultimo decennio, la rapida diffusione su scala mondiale
dei sistemi di comunicazione con telefonia cellulare ha comportato un
altrettanto rapido progresso tecnologico. Di conseguenza, molti degli
attuali utenti di telefonia mobile sono stati esposti ad una sequenza di
campi di microonde modulati in diversi modi (Adey, 1997). All'inizio il
segnale vocale veniva universalmente espresso con modulazioni di
frequenza (FM) dell'onda portante.
Dal punto di vista biofisico, l'onda portante mantiene un'ampiezza
costante per tutto il periodo della trasmissione, dal momento che ogni
segnale vocale viene trasmesso nel campo della frequenza. Sebbene questi
sistemi di modulazione di frequenza detti analogici vengano ancora
comunemente utilizzati, considerazioni radiotecniche, come il risparmio
dell'energia usata per telefonare e l'utilizzo ottimale del limitato
spettro di microonde disponibile, hanno portato progressivamente alla
generale adozione di tecniche di trasmissione digitale (Kuster et al.,
1997). I primi sistemi di trasmissione utilizzavano frequenze da 400MHz,
quelli attuali invece trasmettono generalmente a 800 e 1800 MHz.
Un esempio di queste tecniche è dato da due metodi di modulazione
digitale ora ampiamente utilizzati nei sistemi di telefonia mobile: il
North American Digital Cellular (NADC), utilizzato in Nord America, e il
Time Division Multiple Access (TDMA), impiegato in Giappone, ovvero una
modulazione che codifica il discorso con una velocità di 50 impulsi al
secondo. Il metodo utilizzato dal Global System for Mobile Communication
(GSM), impiegato in Europa e in gran parte del resto del mondo, è in
grado di codificare il discorso alla velocità di 217 impulsi al
secondo.
2. L'influenza dei campi di microonde dei cellulari
sulle prestazioni cognitive umane
Dopo l'esposizione a campi telefonici GSM ed FM simulati o reali, si
sono riscontrate delle alterazioni nelle performance cognitive umane.
Simulando campi GSM ed FM, si è registrato un aumento del tempo di
reazione nel prendere decisioni, maggiore nelle esposizioni a campi FM
piuttosto che GSM (Prece et al., 1999). Utilizzando 6 test cognitivi
impiegati in neuro-psicologia (digit-span e spatial-span forwards e
backwards, sottrazione seriale e fluenza verbale), si è notato che la
prestazione veniva agevolata dopo 30 minuti di esposizione ai 900 MHz di
un campo GSM in ben 2 test relativi alla capacità di attenzione (digital
span forwards e spatial span backwards) e alla velocità di elaborazione
(sottrazione seriale) (Edelstyn e OlderShaw, 2002).
3) Sintomi soggettivi riportati dopo un uso prolungato del
cellulare
Diversi sono i sintomi soggettivi riscontrati dopo un uso
prolungato nel tempo del cellulare: vertigini, disagio, difficoltà di
concentrazione e memoria, fatica, calore all'orecchio e dietro allo
stesso, sensazione di bruciore al volto. Alcuni studi scandinavi hanno
coinvolto 6379 utenti di telefoni GSM e 5613 di telefoni NMT (analogici)
in Svezia e 2500 utenti di un gruppo e dell'altro in Norvegia (Sandstrom
et al., 2001; Wilen et al., 2003). Questi studi tenevano conto
dell'assorbimento di energia (SAR) nelle strutture cerebrali adiacenti
all'orecchio e del tempo di utilizzo giornaliero dell'apparecchio,
stimato in base al numero delle chiamate e alla loro durata. La
conclusione raggiunta è che alcuni sintomi soggettivi come vertigini,
disagio e calore dietro all'orecchio sono correlati ad elevati valori di
assorbimento di energia (>0,5 W/Kg) e a lunghe e ripetute chiamate
giornaliere.
4) Alterazioni nei tracciati dell'Elettroencefalogramma
e del flusso sanguigno cerebrale durante e dopo l'esposizione al campo
di un cellulare
Si è reso noto che i campi di cellulari GSM alterano i tracciati
dell'EGG durante e dopo l'esposizione, apportando in concomitanza
alterazioni del flusso sanguigno cerebrale. Durante il processo
cognitivo per un compito legato ad una sequenza visiva di lettere, i 902
MHz dei campi digitali alteravano le reazioni di asincronia/sincronia
nell'EGG relativamente alle bande a 6-8 e 8-10 Hz, solamente però
quando esaminate come un'operazione di carica della memoria e tenendo
conto del fatto che lo stimolo presentato fosse o meno un obiettivo.
Dopo 30 minuti di esposizione unilaterale della testa, la tomografia ad
emissione di positroni (PET) comportava un aumento relativo del flusso
sanguigno cerebrale nella corteccia dorso-laterale frontale in
corrispondenza della parte esposta. Questi campi GSM pulsati
incrementavano inoltre l'intensità dell'EGG nel raggio delle onde alfa
(8-13 Hz) prima dell'inizio dello stato di riposo e nel campo
dell'allungamento di frequenza durante
5) Modificazione della permeabilità della barriera
emato-encefalica a causa del cellulare e di altri campi di microonde
Dal punto di vista storico, le osservazioni iniziali sulla possibile
distruzione della barriera emato-encefalica (BBB) da parte dei campi di
microonde si basavano sull'uso di campi radar da 36 GHz a supposti
livelli di incidenza atermica (3mw/cm²) (Oscar e Hawkins, 1977). Gli
studi così condotti hanno evidenziato nei topi un aumento
dell'assorbimento da parte del cervello, attraverso la barriera di
sangue, di sostanze come il mannitolo e l'inulina ma non di dextrano.
Questa osservazione iniziale è stata eclissata da successivi studi d'èquipe,
ai quali ha preso parte lo stesso Oscar, che hanno portato alla
conclusione che la permeabilità alla saccarina da parte della barriera
emato-encefalica non cambia (Oscar et al., 1982; Gruenau et al., 1982).
Lo studio iniziale nel quale si erano utilizzati il mannitolo e l'inulina
all'epoca non venne ripetuto.
Ulteriori studi condotti a partire dal 1988 da Salford e colleghi hanno
evidenziato una consistente fuoriuscita di albumina attraverso la
barriera emato-encefalica nei topi precedentemente esposti a tutto corpo
e per due, ore ai campi di GSM con un assorbimento medio di energia di
2mW/Kg, 20mW/Kg e 200mW/Kg (Salford et al., 2003). I livelli di campo
risulterebbero significativi nel caso di esposizioni atermiche. Gli
animali esposti sopravvivevano per 50 giorni circa. Gli anticorpi
dell'albumina mostravano evidenti focolai intorno ai vasi sanguigni più
sottili della materia bianca e grigia. Come evidenziato dal color viola
del cresilo, i neuroni danneggiati si trovavano tra quelli sani nella
corteccia cerebrale, nell'ippocampo e alla base dei gangli, con
un'incidenza massima intorno al 2%, tuttavia in alcune aree ristrette
arrivavano a dominare l'immagine. I risultati dei gruppi differivano in
modo significativo, comprovando una dose-dipendenza (P inferiore a
0,002). Gli autori sono giunti alla conclusione che "il tempo
trascorso tra l'ultima esposizione e il decesso è di fondamentale
importanza per individuare i focolai di fuoriuscita poiché l'albumina
travasata si diffonde rapidamente al di sotto di concentrazioni che si
possono dimostrare in modo accurato dal punto di vista immunoistologico.
Tuttavia, l'iniziale fuoriuscita può dare inizio ad una seconda
apertura nella barrieraemato-encefalica, innescando così un circolo
vizioso, è stata riscontrata infatti la fuoriuscita di albumina anche
due settimane dopo l'esposizione… Noi e altri studiosi abbiamo
dimostrato che se una molecola relativamente grande come l'albumina è
in grado di attraversare la barriera emato-encefalica, molte altre
molecole più piccole, incluse quelle tossiche, possono penetrare nel
cervello a causa dell'esposizione a campi di radiofrequenza".
A livello cellulare, un modello come quello della barriera
emato-encefalica può essere ottenuto in vitro utilizzando gli astrociti
dei topi e le cellule endoteliali che rivestono i vasi sanguigni
cerebrali dei suini (Schirmacher et al., 2000). L'esistenza di una
barriera emato-encefalica formata da queste cellule endoteliali è stata
confermata dalla presenza della proteina in grado di occludere la zona
(segno degli stretti legami intercellulari), dai contatti tra queste
cellule e dall'assenza di scissioni intercellulari. Le misurazioni sulla
permeabilità con il saccarosio sono correlate alla "tenuta"
fisiologica. L'esposizione di 4 giorni a campi di telefonia GSM a 1800
MHz determina un aumento significativo della permeabilità del
saccarosio rispetto a soggetti non esposti.
6)
Riferimenti bibliografici
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Vedi anche: Neuroscion.com
W. Ross Adey è Professore emerito di Fisiologia presso
Global Research:
Fonte: http://www.globalresearch.ca/
The EMR Network:
Fonte: http://www.emrnetwork.org/
Link (PDF): http://www.emrnetwork.org/research/adey_encneuro_mp.pdf
28.06.2004
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ELISA MASIERO