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Telefonini-tumori,
il collegamento esiste
Tratto da http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2080057
Roma - Si affrettano a spiegare che sono comunque necessari
ulteriori approfondimenti, ma la notizia che i ricercatori
dell'Università Medica svedese di Orebro hanno lanciato ieri nel Mondo
è esplosiva: a loro dire esiste una relazione evidente tra uso dei
cellulari e possibilità di sviluppo dei tumori, un rapporto
causa-effetto che fino ad oggi nessuno studio aveva esplicitato con
certezza.
Adnkronos, che ha
diffuso in Italia la notizia, sostiene che i ricercatori
guidati dal professor Lennart Hardell abbiano spiegato come l'uso
intensivo del telefono cellulare per un periodo di tempo prolungato,
superiore ai 10 anni, raddoppi il rischio di sviluppare tumori
come il glioma e il neuroma.
L'agenzia di stampa si riferisce in particolare a quanto pubblicato
dagli scienziati sulla rivista Occupational Environment Medicine,
dove si parlerebbe di una meta-indagine, ossia di una valutazione
di 18 diverse ricerche sul tema, "11 delle quali - scrive l'Adn
- riferivano risultati ottenuti con osservazioni a lungo termine, di
oltre 10 anni". È valutando quei dati, dunque, che sarebbe emersa
la relazione causa-effetto, dove le persone "che usano il cellulare
per almeno 10 anni corrono un rischio 2,4 maggiore di sviluppare neuromi
acustici", e 2 volte superiore di incappare in gliomi. Nel primo
caso si tratta di tumori benigni che attaccano il nervo uditivo, nel
secondo si tratta di patologie maligne ben più invasive e di difficile
estirpazione.
Così come è riportata, la notizia non sembra
confermata dall'Hindustan Times, secondo cui non si
sarebbe trattato di una meta-indagine ma di una ricerca vera e propria
condotta su 1.429 soggetti colpiti da tumori al cervello benigni e
maligni e su un campione di 1.470 persone in salute che vivono in
Svezia.
La diversa impostazione non cambia alcune delle conseguenze dello
studio. Il giornale indiano spiega come gli scienziati ritengano che i
telefonini possano rappresentare un rischio soprattutto per chi abita
nelle zone rurali, dove cioè la potenza del segnale viene aumentata
per compensare la distanza dalle stazioni base di telefonia mobile.
Hardell, secondo il Times, avrebbe dichiarato: "Abbiamo
riscontrato che il rischio di tumore al cervello è più elevato per chi
vive in campagna piuttosto che in città. Più forte il segnale,
maggiore il rischio".
Su una cosa, peraltro, le due versioni concordano, che i
rischi sulla salute non possano essere evidenziati prima dei 10 anni
di utilizzo intenso.
Dello studio esiste peraltro una terza versione pubblicata
dall'agenzia sudafricana News24, secondo cui Hardell&C.
avrebbero spiegato come l'analisi di studi precedenti dimostri "un
percorso chiaro di aumento di rischio per neuroma acustico e glioma".
La novità, rispetto alle altre "versioni" citate, è che il
rischio sarebbe maggiore sul lato della testa che si usa abitualmente
per parlare al cellulare. News24 conferma peraltro che di
meta-indagine si sia trattato e spiega come questi risultati siano
dovuti proprio alla possibilità concessa da questo studio di vedere le
cose dall'alto e analizzare le evidenze emerse in numerose diverse
tipologie di ricerca.
E Hardell proprio a questo attribuirebbe l'assenza fin qui
di una correlazione certa tra cellulari e rischio tumore. A suo dire gli
studi precedenti non hanno seguito quanto accadeva per un tempo
sufficientemente lungo. "Ma ora è passato abbastanza tempo da
quando i cellulari sono stati introdotti - sostiene il giornale
sudafricano - per analizzare i rischi dell'uso del cellulare per 10 anni
o più, un periodo di tempo che viene ritenuto un minimo periodo
ragionevole per valutare il rischio".
Secondo l'Adnkronos, infine, Hardell avrebbe dichiarato che
"questi risultati sono di grande rilevanza ma saranno sicuramente
necessari ulteriori approfondimenti". Secondo News24,
invece, gli approfondimenti saranno necessari "perché un aumentato
rischio anche per altri generi di tumori non può essere escluso".
Due affermazioni dalle conseguenze evidentemente
molto diverse.