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Cefalonia
e la resistenza greca
Di Antonella
Randazzo per www.disinformazione.it
Autrice del libro: "DITTATURE: LA
STORIA OCCULTA"
Di tanto in tanto, le nostre autorità utilizzano diverse
mistificazioni storiche, al fine di far risultare l'attuale assetto come
nato da fatti eroici, che lo renderebbero imperituramente improntato ad
alti valori. Il filone più gettonato è quello che riguarda
Napolitano, il 25 aprile scorso, ha celebrato la ricorrenza storica
proprio a Cefalonia, e in quell'occasione ha ribadito la versione dei
fatti già suffragata da Ciampi: "A Cefalonia si manifestò un
impulso... nobilissimo e destinato a dare i suoi frutti... si può ben
cogliere... un ponte ideale tra quest'impulso e la successiva
maturazione dello spirito della Resistenza... eroismo e martirio delle
migliaia di militari italiani che scelsero di battersi... caddero
difendendo la dignità della nazione italiana".[1]
Come il suo predecessore, l'attuale presidente della
Repubblica ha parlato di "migliaia" di morti, "caduti
eroicamente in un primo atto di resistenza". In realtà i morti non
furono migliaia, e i fatti di Cefalonia hanno poco a che vedere con
Napolitano sa che la versione dei fatti da lui sostenuta è stata
confutata, ma liquida anni di ricerche da parte di studiosi seri, come
"polemiche", mostrando poco rispetto e poca attenzione ai
documenti, preferendo la versione mistificata dal potere dominante.
Non si può dire che "
Le nostre autorità mirano a commuovere, utilizzando parole
retoriche per raccontare fatti in modo del tutto falsato e romanzato.
Raccontano quello che più conviene e come conviene, in spregio alla
verità storica. Addirittura, i reduci di Cefalonia, che raccontano una
versione diversa dalla loro, vengono tenuti lontani dai mass media,
preferendo mettere in evidenza alcuni reduci considerati corresponsabili
della strage, e che dunque hanno convenienza a sostenere la versione
mistificata.
Ai nostri politici non difetta la furbizia, dato che si prodigano a
suffragare la loro versione della Storia attraverso programmi televisivi
e articoli giornalistici, convincendo persino le associazioni come l'Anpi
(Associazione Nazionale Partigiani Italiani), a cui non tutti i reduci
danno credibilità. Attorno agli argomenti più utilizzati dalla
propaganda viene creato un clima di intimidazione e di "tabù",
come se non dovessero esistere la ricerca storica e il libero pensiero.
A Cefalonia oltre 1700 militari italiani dell'Acqui furono
uccisi dai tedeschi, ma non si ebbe alcuna Resistenza partigiana.
Cerchiamo di capire i fatti sulla base dei documenti trovati negli
Archivi Militari. Mentre altre divisioni stanziate in Grecia si
arresero, l'Acqui fu costretta a combattere, contro la volontà dello
stesso generale, che stava trattando la resa. L’8 settembre 1943,
nelle isole greche di Cefalonia e Corfù c'erano le truppe occupanti
italiane della Divisione Acqui che comprendevano 525 ufficiali e 11.500
soldati, capeggiate dal generale Antonio Gandin. Fra il 9 e l’11
settembre si ebbero trattative tra Gandin e il tenente colonnello
tedesco Hans Barge. Gli accordi furono compromessi dal cannoneggiamento
di due motozattere tedesche, che ebbe lo scopo di bloccare ogni
possibile resa. Fu proprio l'attacco alle imbarcazioni tedesche a
scatenare la rappresaglia. Ci fu, dunque, la volontà di mandare a
morire i soldati della divisione “Acqui”, come una sorta di
"carne da macello". L'ordine a combattere venne inoltrato a
Cefalonia la notte del 13 settembre, dalla stazione radio di Brindisi:
"N.1029 CS (Comando Supremo) alt Comunicate at generale Gandin che
deve resistere con le armi at intimazione tedesca di disarmo at
Cefalonia, Corfù et altre isole. F.to Generale Francesco Rossi
Sottocapo di Stato Maggiore". Si trattò di una delle tante
direttive a cui i soldati dovevano obbedire, con la sola differenza che
gli italiani si trovavano contro i loro vecchi alleati, che erano più
forti, e senza alcun aiuto che provenisse dai nuovi alleati.
In quei giorni, gli ufficiali più saggi e sensati
rischiavano la vita, come accadde al capitano Piero Gazzetti, ucciso dal
Maresciallo Felice Branca, che
gli sparò urlandogli: "Anche voi appartenete alla schiera
vigliacca dei traditori!", quando seppe che l'ufficiale stava
andando dal Console fascista Vittorio Seganti, con l'intento di
raggiungere trattative con i tedeschi e salvare la vita ai suoi soldati.[2]
Il maresciallo Branca non fu punito in alcun modo, e in seguito
fu dato per disperso in combattimento, consentendo in tal modo
l'insabbiamento del fatto.
Nel libro L’Eccidio di
Cefalonia, Romualdo Formato racconta: "Ovunque si sentivano
spari, detonazioni di bombe a mano, frasi provocanti e minacciose.
Nessun ufficiale poteva più permettersi di pronunziare parole esortanti
alla serenità e alla disciplina, senza essere, sull’istante, tacciato
di “traditore” o di “vigliacco”".[3]
Prevaleva un clima intimidatorio verso coloro che cercavano di rimanere
ancorati alla realtà, ma
allo stesso tempo c'era confusione e incertezza. Racconta il reduce
Olinto Perosa: "Non sapevamo nulla, eravamo stati abbandonati alla
nostra sorte, e non c'erano ordini su come comportarci. Sulle prime, i
rapporti con i tedeschi erano cordiali, ma quando ci chiesero di
consegnare le armi sulla pubblica piazza, come umiliazione, nessuno
volle cedere. La tragedia scoppiò il 13 settembre, dopo l'affondamento
di due zatteroni tedeschi, senza che fosse stato dato l'ordine: i
tedeschi giurarono vendetta".[4]
Nell'attacco italiano morirono almeno sei soldati tedeschi.
Nel dopoguerra molti fatti furono mistificati o insabbiati,
perché nessuno voleva prendersi la responsabilità di aver creato una
situazione militare a dir poco paradossale, che esponeva molti soldati
italiani alla morte per vendetta. Il re e Badoglio si erano rifugiati a
Brindisi, e non si occuparono delle decine di migliaia di soldati
esposti alla furia tedesca, quello che interessava era cambiare
schieramento, come gli anglo-americani avevano chiesto, e l'ordine fu
dunque di attaccare i tedeschi.
I familiari delle vittime di Cefalonia capirono dopo pochi anni che
c'erano delle responsabilità per la morte dei loro cari, e negli anni
Cinquanta si rivolsero al Tribunale Militare per avere giustizia, ma i
principali responsabili, nonostante fossero state trovate numerose prove
di colpevolezza, non furono mai condannati. Le autorità militari
cercarono di insabbiare la verità su Cefalonia, mentre le autorità
politiche mistificarono i fatti e ne ricavarono un bel racconto di
"Resistenza eroica", prendendo due piccioni con una fava:
occultando le responsabilità e facendo figurare un'improbabile lotta
plebiscitaria antitedesca. Per rendere il fatto più avvincente, venne
gonfiata la cifra dei morti, e si descrisse una sorta di rappresaglia
simile a quelle avvenute in Italia.
Il 1° marzo del
"Decisero di non cedere le armi. Preferirono combattere e morire
per la patria... Molti sentimenti si affiancano, nel nostro animo, al
dolore per i tanti morti di Cefalonia: morti in combattimento, o
trucidati, in violazione di tutte le leggi della guerra e dell'umanità.
L'inaudito eccidio di massa, di cui furono vittime migliaia di soldati
italiani, denota quanto profonda fosse la corruzione degli animi
prodotta dall'ideologia nazista... Con un orgoglioso passo avanti
faceste la vostra scelta, "unanime, concorde, plebiscitaria":
"combattere, piuttosto di subire l'onta della cessione delle
armi". Decideste così, consapevolmente, il vostro destino.
Dimostraste che
Combatteste con coraggio, senza ricevere alcun aiuto, al di fuori di
quello offerto dalla Resistenza greca. Poi andaste incontro a una sorte
tragica, senza precedenti nella pur sanguinosa storia delle guerre
europee.
Si leggono, con orrore, i resoconti degli eccidi; con commozione, le
testimonianze univoche sulla dignità, sulla compostezza, sulla fierezza
di coloro che erano in procinto di essere giustiziati.
Dove trovarono tanto coraggio ragazzi ventenni, soldati sottufficiali,
ufficiali di complemento e di carriera? La fedeltà ai valori nazionali
e risorgimentali diede compattezza alla scelta di combattere.
L'onore, i valori di una grande tradizione di civiltà, la forza di una
Fede antica e viva, generarono l'eroismo di fronte al plotone
d'esecuzione. Coloro che si salvarono, coloro che dovettero la vita ai
coraggiosi aiuti degli abitanti dell'isola di Cefalonia, coloro che poi
combatterono al fianco della Resistenza greca, non hanno dimenticato,
non dimenticheranno. Questa terra, bagnata dal sangue di tanti loro
compagni, è anche la loro terra. Divenne chiaro in noi, in quell'estate
del 1943, che il conflitto non era più fra Stati, ma fra princìpi, fra
valori... Soldati, Sottufficiali e Ufficiali delle Forze Armate
Italiane: onore ai Caduti di Cefalonia; onore a tutti coloro che tennero
alta la dignità della Patria.
Il loro ricordo vi ispiri coraggio e fermezza, nell'affrontare i
compiti che
Ciampi era un sottotenente che combatteva a fianco dei
tedeschi, e passò allo schieramento opposto soltanto quando il re
decise di firmare l'armistizio. Dunque, se Hitler fosse stato più
forte, cosa ci avrebbe detto oggi? Ci avrebbe commosso raccontandoci i
crimini degli anglo-americani?
Le parole di Ciampi “Decisero di non cedere le armi. Preferirono
combattere e morire per
Dopo la pubblicazione di alcuni testi, come I
Caduti di Cefalonia: fine di un mito,[7]
di Massimo Filippini, è emerso che i morti italiani furono 1743, mentre
quelli tedeschi furono circa 80.
Dunque non si ebbe né una grande battaglia, né un enorme
massacro, e i dati furono gonfiati fino ad arrivare a 9/10.000
morti per far risultare più avvincente il sacrificio della
presunta "Resistenza".
Perché le nostre autorità, anziché alterare i fatti storici
accertati, non ci spiegano come
Perché il governo Badoglio, cambiato schieramento, non si
curò dei soldati al fronte? Valeva così poco la vita di migliaia di
giovani, che di certo non avrebbero voluto trovarsi lì? Per quale
motivo oggi queste vittime sacrificali vengono esaltate dalla propaganda
del nostro regime? E' certamente immorale non dire la verità sui fatti
storici, ma è ancora più immorale romanzare e costruire una demagogia
su vite umane distrutte, che forse si sarebbero potute salvare, e sul
crimine inaccettabile che è la guerra.
L'idea che resistenza fosse soltanto lottare contro i nazisti, perché
gli anglo-americani erano preoccupati esclusivamente di portare la
democrazia è accattivante ma storicamente del tutto menzognera. Gli
Alleati non erano intenti a "portare democrazia", ma a
tutelare il proprio dominio, e massacrarono milioni di persone anche
negli anni successivi alla guerra, non solo in Grecia, ma in moltissimi
paesi, come in Iran, in Iraq, nelle Filippine, in Giappone e in
Thailandia.
Dopo l'armistizio, gli anglo-americani continuarono ad
uccidere italiani, e portarono in Italia un arsenale composto anche di
armi chimiche, come l'Iprite, che erano dirette allo sterminio dei
civili. Ciò emerse a Bari, il 2 dicembre del
Resistenza è difendere liberamente il proprio paese dall'invasione
straniera, e a Cefalonia i nostri soldati erano occupanti e obbedivano
ai superiori, dunque occorre parlare di Resistenza partigiana soltanto
al riguardo della Resistenza greca, che combatté prima contro le truppe
italo-tedesche, e poi contro gli anglo-americani. Questi ultimi, per
impedire che
La cosa più straordinaria avvenuta a Cefalonia è stata la
generosità e l'umanità del popolo greco, che pur essendo stato
aggredito brutalmente dagli italiani, quando essi si trovarono in
difficoltà li aiutò a salvarsi.
In Grecia si ebbe il caso unico della resistenza comunista che non
intendeva sottomettersi né all’Urss né agli anglo-americani, volendo
realizzare un assetto autenticamente democratico.
Per aggredire
Di fronte all'aggressione i greci formarono un fronte compatto e forte,
riuscendo a contrattaccare e a respingere l'offensiva. Dopo soltanto
quattro giorni le truppe italiane si trovarono in difficoltà, e
Mussolini fu costretto a rivolgersi ad Hitler, dando modo a quest'ultimo
di esprimere la sua riprovazione per l'apertura del fronte greco. Il 20
Novembre 1940 Hitler inviò una lettera a Mussolini, in cui aveva
scritto:
Lo stato delle cose così creatosi ha conseguenze psicologiche e
militari gravissime a proposito delle quali è importante far luce
completa... Le conseguenze psicologiche della situazione sono
spiacevoli.... le conseguenze militari di questa situazione sono, Duce,
molto gravi....Gli inglesi intensificheranno le loro basi aeree sul
Mediterraneo... Non oso pensare nemmeno alle conseguenze che ne
deriverebbero... Gli inglesi saranno del tutto indifferenti se gli
italiani distruggono le città greche per rappresaglia; ma è l'attacco
contro città italiane che sarà decisivo... tutte le località costiere
italiane saranno minacciate.[8]
Hitler decise di mandare truppe in Grecia, con l'obbligo di
mettere i soldati italiani sotto comando tedesco. Il generale tedesco
Erwin Rommel fu impietoso nel denunciare la situazione greca e gli
intrighi che stavano già avvenendo nei palazzi alti italiani:
Hitler continua col dire che la situazione greca è grave e quindi ha
deciso comunque un intervento... L'intervento nostro in Grecia, ad ogni
modo, taglierà la testa al toro. Egli ha studiato da tempo, insieme al
nostro Comando Generale, tutto il piano dell'azione in Grecia e ne ha
discusso a lungo con Mussolini il mese scorso (il 19 gennaio 1941), nel
suo incontro in Austria. Hitler mi dice di essere guardingo, in Italia,
con generali e persone della Corte. Egli stesso ha messo in guardia
Mussolini contro gli intrighi della Casa Reale italiana e del Vaticano;
l'ambiente che circonda il Re d'Italia è nettamente antitedesco. Sono
stati apparentemente amici nostri quando credevano che in pochi mesi
avremmo fatto fuori Francia e Inghilterra ed il piccolo Re sperava di
aggiungere qualche altro straccio alla sua corona, come l'Impero
d'Etiopia e la corona d'Albania. Canaris non mi nasconde che ha molti
timori da quella parte (Casa Reale) e ritiene che, attraverso il canale
vaticano,
Nel giugno del 1941, tutta
Il rifiuto delle direttive sovietiche fu dovuto soprattutto
al fatto che
I guerriglieri dell'Elas, saliti a 50.000 nel 1944, sfuggivano sempre più
al rigido controllo da parte del Kke, e avevano l'appoggio di gran parte
della popolazione. L’Eam diventò un movimento di massa con ideali
democratici e antimonarchici, e alla fine del 1944 controllava tre
quarti di territorio.
Dato che Stalin non era riuscito a sottomettere i comunisti greci, si
fece avanti Churchill, che prese contatti con Georgios Papandreu, capo
di governo in esilio, per reinsediarlo dopo il ritiro delle truppe
tedesche. Ma alcuni gruppi di Resistenza non accettarono il governo
imposto da Churchill e si rifiutarono di consegnare le armi.
Mentre in Italia gli anglo-americani riuscirono a porre
Fino a quando l’Elas aveva combattuto contro i nazisti, per Churchill
era “una valorosa formazione di guerriglieri”, ma quando essa iniziò
a pretendere di istituire una vera democrazia, libera dal controllo
britannico, scatenò la repressione. Oltre 50.000 soldati inglesi
invasero il territorio greco, uccidendo e arrestando migliaia di
persone. Nel gennaio del 1945, l’Elas fu costretto a firmare un
armistizio a Varkiza, che consentì agli inglesi di istituire un governo
fantoccio e di aprire una durissima e sanguinosa repressione per
sterminare tutti coloro che avevano lottato per la libertà della
Grecia. Migliaia di persone furono arrestate e imprigionate nei campi di
concentramento istituiti nelle isole greche, dove subiranno torture. Per
controllare il paese, gli inglesi massacrarono migliaia di contadini,
arrestarono 50.000 sostenitori dell’Eam e licenziarono 16.000
impiegati statali.
Nel 1947, gli Stati Uniti prepararono un piano per
reprimere definitivamente
Se
Il mito di Cefalonia è dunque fondato su una serie di menzogne, mentre
Un sistema politico che si autoesalta attraverso la menzogna storica
svela un declino morale e spirituale che dovrebbe essere per noi come un
campanello d'allarme, inducendoci a prendere le distanze e a pretendere
la verità sui fatti di ieri e di oggi.
Antonella Randazzo ha scritto Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa, 1870-1943, (Kaos
Edizioni, 2006);
Se vuoi lasciare un commento agli articoli o ai libri di
Antonella Randazzo vai a http://antonellarandazzo.blogspot.com/
Forattini da La Stampa del 2 marzo 2001
Note:
[1]
Discorso del Presidente Giorgio Napolitano a Cefalonia, 25 aprile
2007.
[2]
Relazione del Console Vittorio Seganti del 10 gennaio 1944.
[3]
Formato Romualdo, L'eccidio
di Cefalonia, Mursia, Milano 1970.
[4]
http://www.cefalonia.it/Il_Reduce_Perosa_racconta....html
[5]
http://www.anpi.it/acqui_ciampi.htm
[6]
Rochat Giorgio e Venturi Marcello (a
cura di),
[7]
Filippini Massimo, I Caduti di
Cefalonia: fine di un mito, IBN, Roma 2006.
[8]
Lettere/Documenti Mussolini-Hitler, King Features Syndacate,
New York, 1946.
[9]
Rommel Erwin, Diario, in Pimlott John (a cura di), Rommel
and his Art of War, Greenhill Books, London 2003.