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”Carta Costituzionale
e libertà di stampa”
Anna Prato, tratto da “Nuovo quotidiano di Puglia”, 24 novembre 2004
Caro
Direttore,
I padri fondatori della Repubblica Italiana scrissero la
Costituzione basata sui principi fondamentali, sui doveri e i diritti
dei cittadini. Leggerla mi ha sempre emozionato, pensare a quegli uomini
che la scrissero, dopo anni di fascismo e di guerra, pensare al loro
entusiasmo, alla loro determinata volontà di trasformare l’Italia,
oppressa dalla miseria, dai lutti, dalla censura, in un Paese libero e
democratico mi emoziona ancor di più. Chissà gli affanni, i sacrifici,
le sofferenze patite e subite prima di dichiarare questo Paese una
Repubblica basata sul lavoro la cui sovranità appartiene (o dovrebbe
appartenere…) al popolo a cui si riconosce e si garantisce i diritti
inviolabili e si richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di
solidarietà politica, economica e sociale.
Dopo la seconda guerra mondiale la Carta Costituzionale, pur non attuata
al cento per cento, è stata comunque un importante punto di riferimento, un abaco forte e
garante per poter costruire, sia pure con fatica, le colonne per quel
Paese libero e democratico per cui tanti sono morti, per cui tanti hanno
lottato per renderlo realtà.
In questi ultimi tempi
pericolosi, picconatori
minacciano la Costituzione, ce lo dicono i fatti, basti pensare
all’art. 11 che recita o recitava: -
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli
altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali. Ma, forse l’età che avanza mi rende smemorata e
distratta, qualcuno ribadirà o ci ricorderà che l’Italia in Iraq è
presente come portatrice di pace(…almeno così alcuni dicono…). Un
altro articolo, a me caro, è l’art. 1 che fa riferimento al lavoro,
ma qui è meglio stendere un velo pietoso.
I frenetici o famelici picconatori,
a quanto si legge oggi sulla stampa, hanno preso di mira un altro
articolo che fa o che faceva o che avrebbe potuto attribuire al paese
Italia gli aggettivi di democratico e di libero, l’articolo sotto tiro
è l’articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana (G.U.
n° 298 del 27 dicembre 1947, ed. straord.) che recita o recitava:
<<Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio
pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione>>
Articolo 21 che, ce
lo dicono sempre i fatti, mai come in questi ultimi tempi, è stato
troppo spesso imbavagliato ora , come riportato da Nuovo Quotidiano di
Puglia oggi 18 novembre
2004 <<nelle colonne dal titolo “Giornalisti cacciati dal lavoro
a rischio la libertà di stampa”>>, la Camera dei deputati, si
legge, ha
approvato il ddl (disegno di legge)“norme in materia di
diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro
mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante, che
modifica la legge n. 47 dell’8 febbraio 1948”.
Chissà perché d’un tratto mi viene in mente (cito solo due esempi
delle tante dette e affermate…) quando rappresentanti istituzionali
come l’On. Bossi dichiarò che con la bandiera italiana si sarebbe
pulito “l’innominabile” o ancor meglio quando l’attuale
Presidente del Consiglio Berlusconi Silvio sul quotidiano La Repubblica
del 5 settembre 2003 dichiara rivolto ai magistrati: <<Per fare
quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe
psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente
diversi dal resto della razza umana»
Un grande dilemma m’avvolge portandomi a formulare una domanda:
se il ddl che parla di ingiuria e diffamazione fosse stato già
applicato i succitati onorevoli le
affermazioni e le dichiarazioni
riportate le avrebbero potute esprimere? E quanto avrebbero dovuto o
dovrebbero pagare di risarcimento?
Mi chiedo, anche, se passerà
il ddl in questione Emilio
Fede potrà ancora “offendere” l’intelligenza degli italiani?
Quegli stessi italiani che pagano un canone potranno ancora essere
offesi o meglio ingiuriati dalle troppe trasmissioni-spazzatura che
passano le reti nazionali? (come mangime per polli d’allevamento…)
Mentre si censura Biagi, Santoro, Guzzanti ecc. ecc.
Bando alle battute e alle ciance prima che arrivi la censura lasciatemi
dire che si vive un momento storico dove i principi, i diritti e i
doveri degli italiani vengono frullati in una poltiglia con lo sfondo di
una democrazia pestata pesantemente, gravemente ferita ed
emaciata, in questo caso dal sopraggiungere
della censura dal sapore acre, amaro soprattutto ingiurioso
verso coloro che lavorarono e firmarono la tanto amata Carta
Costituzionale della Repubblica al fine di rendere questo Paese
veramente libero, veramente democratico quando c’erano una volta gli
statisti con il sogno della democrazia.
L’art. 21 così come ci è stato consegnato dai padri fondatori della
costituzione è l’essenza della democrazia, picconarlo ancora
vorrà dire che una “malattia” molto grave si sta insediando
nel Paese.
A
rischio la libertà di stampa? Spero non ci si rassegni e non lo si
permetta, mai, questo lo si deve agli italiani, a chi ha scritto
l’articolo 21 come e soprattutto doverosamente a giornalisti
ammazzati,
non
da un ddl che forse, però, e ancora peggio in uno Stato così detto
democratico, ma dallo
squadrismo fascista, dal terrorismo rosso, dal terrorismo
internazionale, dalla mafia e dalla camorra, giornalisti come: Giovanni
Amendola, Piero Gobetti, Carlo Casalegno, Walter Tobagi, Ilaria Alpi,
Maria Grazia Cutuli, Antonio Russo, Mauro De Mauro, Mario Francese,
Giuseppe “Pippo” Fava, Giancarlo Siani, Giuseppe
“Beppe” Alfano, Carmine
Pecorelli…giornalisti azzittiti perché scrivevano (“troppo” per
qualcuno…), per professionalità, per dovere di servizio, per una
grande coscienza civile e democratica e soprattutto perché costituivano
e costituiscono quella gran maggioranza di uomini e di donne che ci
rendono orgogliosi di essere italiani.
Il
Presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia,Franco Abruzzo,
ha dichiarato: “Oggi i giornalisti, che fanno inchieste sono vittime
di un altro terrorismo, quello delle querele miliardarie”
Lecce
18 novembre 2004
Anna Prato