Dalle carni cancerogene
alle bistecche di vermi…
Marcello Pamio - 29
ottobre 2015
Il mostro sacro
dell’ufficialità in ambito sanitario ha emesso il suo verdetto.
L’oracolo di Ginevra, cioè l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o WHO) ha
decretato che la carne rossa lavorata è cancerogena come il fumo di sigaretta e
l’amianto.
Leggermente meno tossica per l’organismo umano sarebbe la carne rossa non
processata, che è stata classificata per questo motivo come un “probabile
cancerogeno”.
A sconvolgere le notti di
molti allevatori e di moltissime persone dedite a mangiare abitualmente questo
tipo di carne è stato l’ufficialissimo ente Iarc, l’Agenzia internazionale
per la ricerca sul cancro di Lione.
Lo Iarc ha analizzato 800 studi pubblicati e il risultato è stato ufficializzato
su The Lancet Oncology, una delle più rinomate riviste in ambito
oncologico.
In pratica la carne
lavorata è stata inserita nel Gruppo 1 delle sostanze cancerogene per le quali “esiste
una evidenza sufficiente che causino il cancro nell’uomo” in particolare
allo stomaco e all’intestino crasso. Quella non processata è stata inserita
invece nel Gruppo 2.
Incredibilmente nello stesso articolo in cui la carne rossa viene paragonata
all’amianto, si ricorda anche che la stessa carne “contiene proteine di alto
valore biologico e nutrienti importanti come vitamina B, ferro e zinco”.
Della serie: se mangi la carne ti viene il cancro, ma non puoi non mangiarla
perché sono proteine nobili! Un ossimoro di livello psichiatrico.
Quindi è meglio un uomo col cancro ma con la vitamina B, il ferro e lo zinco in
regola o un uomo sanissimo senza cancro ma con un po’ di ferro in meno? Mistero
della scienza…
Dopo l’uscita dello Iarc,
l’attentissima ministra della salute pubblica Beatrice Lorenzin, la stessa che
ha pubblicamente dichiarato che i vaccini pediatrici di massa sono assolutamente
sicuri e innocui per i bambini, ha attivato subito il comitato nazionale per la
sicurezza alimentare perché fornisca un parere in merito. Vuole sapere se deve o
no mangiare lo zampone a Natale.
Le associazioni delle carni e dei salami (Assocarni e Assica) ovviamente hanno
subito ribattuto che qui da noi in Italia il consumo di carne è basso e quindi
non c’è alcun pericolo per i consumatori.
Avete capito? Nessun pericolo. Parola delle industrie che macellano tonnellate
di carne da mattina a sera! Ci si può fidare.
Il Rapporto non ha messo il luce solo statistiche, che in quanto tali possono sempre essere manipolate e/o interpretate a proprio uso e consumo: i ricercatori hanno riscontrato nelle urine delle persone che consumano carni rosse sostanze “capaci di alterare il dna”. Spiegando che “mutazioni del codice genetico erano presenti anche nelle cellule dell’intestino”. Quindi stiamo parlando di tossine alimentari in grado di danneggiare la catena della vita (DNA) e di provocare mutazioni che possono sfociare in cancro.
Entriamo nel dettaglio
dello studio
Nelle carni
processate il dito viene puntato non solo nei nitrati e nitriti
usati universalmente per la conservazione i quali si trasformano in sostanze
cancerogene, ma anche nei metodi di cottura, perché sia la griglia che il
classico barbecue producono a causa delle alte temperature sostanze cancerogene
nelle parti bruciacchiate (le parti nere).
Se qualcuno pensa di ovviare a tali rischi con cotture più basse si sta
sbagliando di grosso, perché “neanche la cottura a temperatura più bassa
evita del tutto la comparsa di sostanze che hanno il potere di mutare il dna”.
Oltre a quanto appena detto il rischio di cancro secondo i ricercatori francesi
è dovuto a particolari proteine presenti nel muscolo animale (mioglobine) che
all’interno dell’uomo si trasformano in sostanze in grado di danneggiare il DNA.
Le conclusioni dello
studio, che tanto stanno facendo discutere il mondo, sono risapute da decenni in
chi si occupa di alimentazione umana e consapevole. Non c’è nulla di strano: le
carni non sono fatte per essere digerite dall’uomo!
Come in tutte le organizzazioni sovranazionali e/o governative che si
“rispettino”, gli studi e le conclusioni sono sempre lacunose e mancano di
tasselli fondamentali.
Leggendo le dichiarazioni ufficiali sembra infatti che SOLO le carni rosse siano
imputate di provocare mutazioni al DNA e quindi cancro. E le carni bianche?
Andando per esclusione, fanno benissimo. Ci si può allora rimpinzare di pollo,
tacchino, faraona, quaglia, pesce e uova ogni giorno perché non provocano il
cancro.
Gongolano i vari produttori i quali avevano appena finito di leccarsi le ferite
dovute alla perdita economica per via dell’aviaria. Qualche anno fa per via
delle infezioni aviarie le carni bianche sono state boicottate e sostituite
dalle squisite e sicure carni rosse …
Ora le cose s’invertono, ma il risultano non cambia.
Il vero problema delle
carni
Il risultato
non cambia perché il problema non è il colore o l’origine della carne: il
problema sono le proteine di origine animale! Punto.
TUTTE le proteine che derivano da animali creano nell’organismo umano, dopo i
processi metabolici, tossine che possono generare patologie anche gravissime.
Mettere all’indice solo la carne rossa lasciando intendere che tutto il resto,
carne bianca (pregna di ormoni e farmaci), pesce (carico di metalli tossici come
il mercurio), uova e latticini (pregni di estrogeni e antibiotici) vanno
assolutamente bene, è estremamente pericoloso e assai fuorviante.
Esattamente come dire: il fumo delle sigarette fa venire il cancro, ma il fumo
dei sigari no, anzi fa bene alla salute.
Acidi e metaboliti vari
Tutte le
proteine di origine animale, indipendentemente dal colore e dall’animale, quando
vengono metabolizzate, cioè digerite, producono nell’intestino tossine
cancerogene come cadaverina, putrescina, indòlo, scatòlo, ptomaine, e
sottoprodotti come acido urico, acido fosforico, acido nitrico, acido
solforico.
Questi ultimi sono acidi molto forti che vanno a squilibrare l’armonia e
l’assetto acido-basico di tutto il sistema a tal punto che per neutralizzare
tale acidità l’organismo richiama immediatamente sali tamponi, cioè sali
minerali (calcio, magnesio, potassio, ecc.) dai vari depositi: ossa
(osteoporosi), denti (carie), capelli, unghie, tendini e vasi sanguigni.
L’eccesso di azoto
contenuto nelle proteine animali, che il nostro organismo NON può utilizzare, è
causa di nefropatie (patologie renali), gotta, iperuricemia, ecc. Patologie
queste non a caso in crescita esponenziale oggigiorno.
Andando avanti con la disamina è bene anche sapere che tutte le proteine animali
NON contengono assolutamente la fibra necessaria a stimolare gli importantissimi
movimenti peristaltici, quindi l’evacuazione giornaliera dei veleni e delle
tossine, inducendo stitichezza cronica, tossiemia, vene varicose, emorroidi,
diverticoliti, appendiciti e in ultima istanza anche il cancro.
Un altro grossissimo
problema non menzionato dallo studio dello Iarc e che tocca tutti gli animali
sia quelli dalla carne rossa che quelli dalla carne bianca, è l’utilizzo negli
allevamenti intensivi di antibiotici (prevenzione e ingrasso), ormoni (ingrasso
e crescita), cortisonici (ingrasso e per stimolare la fame), anabolizzanti
(ingrasso) e moltissimi altri prodotti chimici di sintesi, spesso illegali ma
usati lo stesso.
Nel caso degli antibiotici per esempio stiamo parlando di una quantità pari a
10.000 tonnellate che finiscono per “curare” e “ingrassare” gli animali da
macello. E’ scontato sottolineare che questi farmaci finiranno nel piatto dei
consumatori ignari.
Quindi perché puntare il
dito solo sulle carni rosse quando anche quelle bianche presentano le stesse
problematiche? Cosa c’è sotto? Ci stanno per caso preparando psicologicamente
all’entrata di altri alimenti? Magari insetti?
Stranamente a pochi giorni dal clamoroso studio dello Iarc, il Parlamento di
Strasburgo ha dato il via libera a quello che viene chiamato novel food
(nuovo cibo): insetti, vermi, larve, scorpioni, ragni, alghe. Ma anche cibi
costruiti in laboratorio (che non esistono in natura e quindi pericolosissimi
per l’intero ecosistema), nuovi coloranti, prodotti di colture cellulari e
tessuti e nuovi nano-materiali potranno finire nella nostra imbandita tavola.
Sono le coincidenze della
vita. Da una parte ci avvertono che il cotechino e la trippa sono cancerogeni e
le carni anemiche del vitello (vengono a tal proposito usati farmaci anemizzanti
che fanno letteralmente esplodere i globuli rossi della povera bestia) o quelle
pompate di ormoni del pollo sono meglio. Per poi dirci che il cibo del futuro
sono vermi, ragni e cavallette….
Ci auguriamo che il Parlamento europeo di Strasburgo pubblichi quanto prima
anche un ricettario per spiegare dettagliatamente come i ragni, le larve, i
vermi e le locuste andrebbero consumati: tutto a crudo o sotto i 42° per
appropriarci anche degli eventuali enzimi, oppure solo cotto? E nel caso dei
fritti, per evitare la formazione dell’acrilamide, quali oli sarebbe meglio
usare: quello quattro stagioni del motore auto o l’olio di paraffina?
Buon appetito a tutti…