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Un
cappio, non un braccialetto
Di
Naomi Klein – postato da Michele300
Tratto da “The Nation” - www.thenation.com/doc.mhtml?i=20050627&s=klein
Gordon Brown ha una nuova idea su come “rendere la povertà storia”
nell’occasione del summit del G8 in Scozia.
Con Washington che rifiuta di raddoppiare i suoi aiuti all'Africa dal
2015, il cancelliere dello Scacchiere (Ministro delle Finanze, ndt) ha
fatto un appello ai ricchi stati produttori di petrolio del medio
oriente perché coprissero la scarsità delle donazioni di fondi: “Le
ricchezze del petrolio chiamate a salvare l’Africa..”. Si legge nei
titoli di testa del “London’s Observer.
C’è un’idea migliore: invece di usare la ricchezza petrolifera
dell’Arabia Saudita per “salvare l’Africa”, perché non usare la
ricchezza di petrolio, gas, diamanti, platino, cromo, ferro, carbone
dell’Africa per salvare l’Africa stessa?
Con tutta questa nobiltà d’animo dispensata per
salvare l’Africa dalla sua miseria, questa sembra una buona occasione
per ricordare qualcun’altro che ha provato a “rendere la povertà
storia”: Ken Saro-Wiwa, assassinato dieci anni fa a questo novembre
dal governo nigeriano, insieme con otto altri attivisti Ogoni, messi a
morte per impiccagione.
Il loro crimine
fu quello di aver osato insistere sul fatto che
Saro-Wiwa
ha dato la sua vita per l’idea che lo sfruttamento dell’abbondante
ricchezza di petrolio del delta del Niger dovesse lasciare dietro di sé
qualcosa di più che fiumi inquinati, fattorie incendiate, aria acre, e
scuole decrepite.
Lui chiedeva non
carità, nè pietà o “aiuti”, ma giustizia.
Il movimento per la sopravvivenza della popolazione Ogone richiedeva che
La
multinazionale, quindi, si rivolse al governo per ricevere supporto, e
il governo rivolse a sua volta i fucili contro i dimostranti. Prima
della sua impiccagione di stato, Saro-Wiwa dichiarò in tribunale: “Io
e i miei colleghi non siamo i soli sul banco degli imputati in questo
processo..la multinazionale, certamente, oggi lo ha evitato, ma il suo
giorno arriverà
sicuramente..?”
10 anni dopo, il 70 % dei Nigeriani ancora vive con meno di un dollaro
al giorno e
Questo è quello che rende l’Africa povera: non una mancanza di volontà
politica, ma gli incredibili profitti del sistema economico attuale.
L’Africa sub-sahariana, il posto più povero della terra, è invece la
maggiore destinataria di investimenti: quest’area offre, secondo un
rapporto dello “Sviluppo Finanziario Globale” della Banca Mondiale,
il più alto tasso di guadagni di investimenti diretti all’estero
rispetto a ogni altra regione del mondo.. “L’Africa è povera perchè
i suoi investitori e i suoi creditori
sono indicibilmente ricchi”.
L’idea per la
quale Saro-Wiwa era morto lottando - che le risorse della loro terra
dovevano essere usate a beneficio della gente del posto - dimora nel
cuore di ogni lotta anti-coloniale nella storia, da quella della
“Banda del tè di Boston”(1) fino a quella dei contadini iraniani
nella cittadina di Abadan contro
Questa idea è stata dichiarata morta dalla Costituzione dell’Unione
Europea, dalla strategia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti,
che definisce il “libero commercio” non solo come una politica
economica ma anche come un “principio morale”, e da innumerevoli
trattati del commercio.
E tuttavia quest’idea semplicemente “si rifiuta” di morire.
Lo si può vedere più chiaramente nelle forti proteste che hanno
costretto il presidente della Bolivia, Carlos Mesa, a rassegnare le
dimissioni.
Dieci anni fa
Quando ciò non funzionò, i creditori richiesero che
I Boliviani avevano un’idea migliore: riavere indietro il gas e usarlo
a beneficio del paese.
Il dibattito, ora, è su quanto
“richiedere indietro”. Il “movimento per il socialismo” di Evo
Morales è favorevole a una tassazione del 50% dei profitti stranieri.
Più radicali sono i gruppi indigeni locali, che, avendo già visto la
loro terra depredata della sua ricchezza di minerali, vogliono la
nazionalizzazione completa delle risorse e più partecipazione nella
gestione politica, quella che loro chiamano: “nazionalizzazione del
governo”
Lo si può vedere anche in Iraq.
Nel 2 giugno Laith Kubba, portavoce del primo ministro iracheno, ha
dichiarato ai giornalisti che il FMI spingeva l’Iraq a incrementare il
costo dell’elettricitàe dei carburanti in cambio dell’azzeramento
dei debiti del passato. “L’Iraq ha 10 bilioni di dollari di debiti e
io penso che noi non possiamo eluderli” ha dichiarato il portavoce.
Ma giorni prima a Bassora, in una storica riunione di
sindacati indipendenti, la maggior parte dei quali inquadrati
nell’Unione Generale degli Lavoratori del settore petrolifero, i
delegati sindacali, alla prima conferenza irachena anti-privatizzazione,
hanno insistito che il governo poteva evitare questo semplicemente
rifiutandosi di pagare gli “odiosi” debiti di Saddam, e rigettato
ogni tentativo dello stesso di privatizzare i beni dello stato, incluso
il petrolio.
Il neoliberismo, una ideologia così potente che
tenta di far passare sé stessa come “progresso”, i cui adepti
fanatici si mascherano da disinteressati tecnocrati, non può riscuotere
consenso ancora per molto. Esso è stato decisamente rigettato dagli
elettori francesi che hanno detto “NO” alla costituzione europea e
potete vedere quanto i neoliberisti hanno detestato ciò che è successo
in Russia, dove, oggi, una larga maggioranza della popolazione giudica
negativamente i profittatori delle disastrose privatizzazioni del
1990, e parecchio mugugnato riguardo la recente sentenza di condanna a
carico dell’oligarca del petrolio Mikhail Khodorkovsky.
Per tutto questo si presenta un’occasione interessante al summit del
G8.
Bob Geldof e l’organizzazione “rendi la povertà storia!” hanno
invitato decine di migliaia di persone ad andare a Edimburgo e formare
una gigantesca “bianca” moltitudine nel centro della città il 2
luglio – un’allusione agli onnipresenti braccialetti “rendi la
povertà storia!”.
Tuttavia pare vergognoso che un milione di persone
possa fare tutto quel tragitto per ridursi ad essere una gigantesca
bolgia, una collettività accessoria e ornamentale al potere.
Non sarebbe meglio se tutta quella gente, unite le loro mani, non si
dichiarasse attraverso un braccialetto ma con al polso una corda
annodata a mo’ di cappio, un cappio attorno a quelle letali politiche
economiche che hanno già spezzato tantissime vite, per la mancanza di
medicine e di acque potabile, per la mancanza di giustizia?
Un cappio come quello che ha ucciso Ken.
Note
(1) Boston Tea Party : esasperati dalla tassazione sul tè degli
inglesi, i cittadini delle colonie americane, travestiti da indiani,
assaltavano, il 16 dicembre 1773, tre navi britanniche all’ancora nel
porto di Boston, costringendole a scaricare 45 tonnellate di tè. I
primi segnali dell’indipendentismo americano.
(2) Abadan : città iraniana (302.189 abitanti) sullo Shatt El Arab,
sull’omonima isola. Uno dei maggiori centri di deposito e di
raffinazione del petrolio del mondo e il primo porto dell'Iran. A
seguito della controversia anglo-persiana per il petrolio fu abbandonata
dagli inglesi il 3 ottobre 1951.