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Cambiare
il sistema è indispensabile
di
Ida Magli - ItalianiLiberi - 19 agosto 2011
I banchieri, insieme ai
loro più fedeli complici, i politici e i giornalisti, non vogliono
piegarsi davanti alla realtà. La realtà grida ormai da molto tempo che
la globalizzazione della vita economica, dei mercati, delle finanze,
delle scelte politiche (per non parlare della globalizzazione dei popoli
e delle culture) è sbagliata. Tanto sbagliata che, laddove è stata
assunta nella forma più assoluta, come in Europa, ha già portato a
gravissime crisi. Quando l’idea (o l’ideologia) resiste di fronte ai
fatti che la smentiscono e alla ragione che ne dimostra gli errori,
questa resistenza si chiama nei termini tecnici psichiatrici
“delirio”. Siamo, dunque, di fronte a una patologia grave dei nostri
governanti, i quali non ci permettono neanche di dirlo: non passa nulla,
né nei giornali né nei programmi televisivi della Rai o di Mediaset,
di ciò che gran parte dei cittadini pensa (e che tutti penserebbero se
fossero informati rettamente) dell’euro, dell’Unione europea, dei
banchieri, che hanno fatto del gioco della Borsa il loro Dio ma ai quali
i nostri politici si sottomettono. Adesso però non si può più
sopportare questa mancanza d’informazione e di discussione perché per
salvarci bisogna cambiare totalmente il sistema economico che è stato
imposto in Europa con il Trattato di Maastricht.
Prima di tutto bisogna
abbandonare l’euro perché “una
moneta uguale per economie diverse è follia”, come scriveva pochi
giorni fa l’economista del “Giornale”, Nicola Porro. Soltanto che,
in base all’idea delirante di cui parlavo, in quello stesso articolo
Porro ritiene logico non soltanto rimanere nella “follia
della moneta unica”, ma anzi rafforzarla ubbidendo ai dettami
della Banca centrale europea e dei banchieri che la guidano. Obbedire ai
banchieri? Ma non sono stati loro, economisti e banchieri, a progettare
e a imporre il macroscopico errore del mercato unico e della moneta
unica europea? Sì, sono stati loro e in primis per l’Italia Prodi e
Ciampi, che hanno svenduto le maggiori proprietà dello Stato e inflitto
agli Italiani addirittura una tassa supplementare per “farci entrare
in Europa”. Certamente Porro lo sa, ma è qui che brilla la logica: più
hanno dimostrato di aver sbagliato fin dall’inizio e di continuare a
sbagliare, e più dobbiamo obbedire, svenandoci ancora, vendendo quel
poco che ancora l’Italia possiede, gettando nella fornace del loro
gioco a perdere, pensioni, risparmi e chissà, magari anche il Colosseo
in analogia del Partenone chiesto come cauzione alla Grecia.
Dunque, a sentire quali
progetti stanno facendo contro di noi i politici, bisogna obbedire
all’Europa, farci guidare dall’Europa. La quale Europa naturalmente
non è un’astrazione, tanto meno un’idea: è la signora Merkel, è
il signor Sarkozy, è il signor Trichet e pochi altri. Il signor
Jean-Claude Trichet, cittadino francese imposto dalla Francia nella
battaglia con la Germania per la presidenza della Banca centrale
europea, è un banchiere dal passato burrascoso, gravemente macchiato da
due macroscopiche “disavventure” (certamente molto più gravi per
noi che economicamente ne dipendiamo che non quelle sessuali del signor
Strauss-Khan che pure ha dovuto rinunziare al suo posto di presidente
del Fondo monetario internazionale): l’accusa di aver elargito con
disinvolta spensieratezza alla mafia piuttosto che alle popolazioni,
l’immensa somma assegnata alla Russia dal Fondo monetario
internazionale per aiutarne la ricostruzione dopo la caduta del Muro; e
l’essere stato a lungo sotto processo, uscendone per il rotto della
cuffia, per il clamoroso fallimento del Crédit Lyonnais. Anche non
volendo dubitare dell’onestà del signor Trichet, rimane il fatto che
di tutto ha dato prova, lungo la sua disastrata carriera di banchiere,
salvo che di abilità e di saggezza, disperdendo in malo modo i nostri
soldi (non dimentichiamoci mai che i soldi sono sempre i nostri). Perché
mai dovremmo affidarci alle sue ricette e a quelle dei suoi più cari
amici e colleghi, i Bini Smaghi, i Monti, i Draghi?
Gli indici di Borsa
vanno a picco, gli investitori non si fidano dell’Europa, delle varie
soluzioni che i banchieri propongono per i suoi debiti, ma perché
dovrebbero? Non soltanto siamo governati da cattivi economisti e da
cattivi banchieri, ma è ormai evidente a tutti che l’Unione europea
esiste solo sulla carta e che di conseguenza non si può fidarsi della
parola di nessuno per quanto riguarda gli impegni sui debiti degli
Stati. E’ sufficiente un solo esempio: il giorno in cui Sarkozy ha
attaccato la Libia, ha dimostrato a tutto il mondo, non soltanto che
l’Ue non esiste, ma che il Presidente di uno degli Stati più
importanti è il primo a non credere nell’Unione e a non mantenere la
parola data. Sarkozy non ha forse firmato il Trattato di Lisbona, quel
Trattato costitutivo dell’ Unione che impegna ognuno degli Stati
membri a salvaguardare la pace e a non prendere nessuna iniziativa che
possa danneggiare gli altri? Eppure nessuno degli Stati membri ha
protestato. Ognuno si è comportato a modo proprio: la Germania si è
dichiarata “neutrale”, il governo italiano ha fatto come al solito
la scelta più dannosa per l’Italia unendosi alla guerra, e in pratica
il Trattato di Lisbona è stato dichiarato nullo. Pertanto l’Unione
non esiste e i suoi governanti hanno dato abbondanti prove di non
meritare alcuna fiducia. Ma queste prove non le hanno date soltanto agli
investitori: le hanno date a noi, che abbiamo già pagato caro il
passaggio all’euro e che adesso dobbiamo pagare i loro errori. Una
cosa, però, non è più proponibile: farci credere ancora all’Europa
e chiederci di obbedirle.
I politici perciò si
debbono convincere che bisogna cambiare tutto il sistema, abbandonando
l’euro e la Bce. Farsi governare dai banchieri è stato letale per
l’Europa in quanto il primato della libertà del mercato è il peggior
dogma che sia mai stato stabilito. Il mercato non è un Dio: gli uomini
non possono inginocchiarsi al suo servizio. E’ indispensabile
ripristinare confini, controlli, dazi sulle merci, riconoscendo
finalmente che è assurdo, stupido, antigienico e antieconomico far
viaggiare ortaggi e frutta, pollame e latticini per tutto il mondo.
L’Italia non è la Siberia: la nostra più grande ricchezza è il sole
e la terra, cantata fin dall’antichità dai poeti per la bellezza dei
suoi frutti. Chi se non un folle e un sadico, può aver deciso che
bisognava distruggerla? Altrettanto folle e stupido è il dogma
del “consumare sempre per produrre sempre per consumare sempre”.
Basta: si può e si deve risparmiare, non sulle spalle dei cittadini,
dei lavoratori, ma riappropriandosi delle norme della ragione, della
logica. L’ideologia mercatistica globale sulla quale i banchieri hanno
voluto che fosse costruita l’Europa, è fuori dalla logica e dalla
ragione e giustamente è fallita. I politici guardino in faccia questa
realtà e dicano di no all’Europa.
Ida Magli