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Calderoli
e la tradizione di Carl Schmitt
Paolo
Raimondi - 3/03/2006
Movimento Internazionale per i Diritti Civili - Solidarietà
http://www.movisol.org/znews041.htm
1 marzo – Il gesto insulso e provocatorio dell'ex
ministro Roberto Calderoli che ha mostrato in TV la maglietta con
la vignetta contro l'Islam è indubbiamente un atto grave e consapevole
di chi desidera prendere attivamente parte nella strategia dello
“scontro di civiltà”. Ma dobbiamo chiedere: da dove viene e che
cosa rappresenta questo atto? È necessario e politicamente molto
urgente capire se esso proviene da quello che si chiama “paradigma
culturale”, cioè un insieme di credenze, di spezzoni di ideologie e
di tendenze culturali che precisi gruppi di potere hanno elaborato e
imposto in settori della società italiana e internazionale. Di fatto i
promotori dello scontro di civiltà in Occidente così come in Oriente
– una falsa contrapposizione tanto cara a chi nella storia ha sempre
sognato la guerra – si rifanno a idee vecchie, che nel secolo passato
sono state ad esempio propagandate da ideologi e filosofi del
nazionalsocialismo, come Carl Schmitt. Egli non fu solo un
accademico del nazismo ma il giurista numero uno di Hitler che
elaborò tutte le giustificazioni giuridiche per dare pieni poteri
dittatoriali al furher allo scopo di andare in guerra. Il punto
centrale, apparentemente banale, ma terribilmente criminale
dell'ideologia schmittiana è la divisione del mondo e della società
umana in “amici e nemici”. E i nemici debbono essere sconfitti e
schiacciati con ogni mezzo, anche con la guerra. In altre parole, oltre
le innumerevoli discussioni e argomentazioni e miliardi di pagine
scritte che possono raccogliere tutti i possibili argomenti, la domanda
essenziale che essi pongono è: sei con noi o contro di noi? Schierati!
È la guerra!
Dopo il 1945 il Tribunale di Norimberga condannò i
gerarchi e gli aguzzini ma si dimenticò di portare alla sbarra e
condannare gli ideologi, i filosofi e altri “pensatori” che del
nazional socialismo furono i garanti intellettuali, come Carl Schmitt
e il filosofo Martin Heidegger. Né fu condannato il banchiere
del Reich, Hjalmar Schacht. In seguito tutti e tre sono stati
ufficialmente rivalutati e riproposti nelle università e nei centri
studi in molte parti del mondo, cominciando dagli Stati Uniti. In
America Schmitt e Heidegger sono diventati progressivamente la
base delle teorie e dei programmi dei neoconservatori. All'Università
di Chicago Leo Strass è stato uno dei maestri principali del
gruppo di potere di Cheney-Wolfowitz-Ledeen e tutti gli altri
neocon che agitano la “guerra infinita” (poi diventata
“preventiva”) e lo scontro di civiltà.
Strauss, un protetto di Carl Schmitt, aveva dovuto
lasciare
In Italia è stato il professor Gianfranco Miglio,
il vero ideologo e fondatore della Lega Nord, a rivalutare e riproporre
le tesi politiche di Schmitt, ignorando bellamente il ruolo
centrale da lui giocato nel 1933 nel consolidamento del potere nelle
mani di Hitler. Miglio può vantare un intenso scambio
epistolare direttamente con Schmitt nel periodo del dopoguerra
che lo ha portato a pubblicare per la casa editrice Il Mulino nel 1972
scritti di Schmitt “Le categorie del 'politico' ”,
rivalutando la contrapposizione amico-nemico e l'idea schmittiana dello
“stato d'eccezione” come concetto generale della dottrina dello
stato, argomenti oggettivamente coerenti con una logica autoritaria. Con
la fine dei due blocchi e l'avvento della globalizzazione, Miglio
poi si vantò di essere andato oltre Schmitt, passando dalla
centralità e dall'autoritarismo dello stato ad un federalismo
neofeudale, ispirato al libertarismo (neoconservatore) di stampo
americano.
Con un tale maestro, primo attore del cambiamento del paradigma
culturale, non ci sarà da stupirsi di uno o più Calderoli. E
non bisogna stupirsi nemmeno delle dichiarazione del Presidente del
Senato Marcello Pera, anche lui sostenitore delle idee di Schmitt
e di Leo Strauss e politicamente e ideologicamente alleato dei
neoconservatori di Cheney. Ricordiamo quando nel
Paolo Raimondi
Presidente Movimento Internazionale per i Diritti Civili - Solidarietà
SCHEDE
Carl Schmitt (1888-1985) è stato il “giurista principe” del
nazionalsocialismo. Dopo l'incendio del Reichstag, il parlamento tedesco
di Berlino, in realtà fatto dalle reti di Goering, elaborò le
giustificazioni teorico-legali per le leggi di emergenza, le
Notverordnungen, che diedero pieni poteri dittatoriali a Hitler. Fu un
processo velocissimo: 27 febbraio
Martin Heidegger (1889-1976), filosofo tedesco noto
come il fondatore dell'esistenzialismo. Entusiasta di Hitler e del
nazionalsocialismo, all'inizio del 1933 invita Schmitt a prendere
insieme a lui la tessera del partito. Diventa rettore dell'Università
di Friburgo: le sue lezioni e i suoi discorsi sono apertamente
apologetici del fuehrer e della dittatura. È una delle figure centrali
nel revival del nihilismo e della pazzia irrazionale di Friedrich
Nietzsche. Insegnante e protettore di Leo Strauss. Dopo la guerra gli fu
interdetto l'insegnamento nelle università tedesche in quanto ritenuto
ancora pericoloso per la formazione dei giovani studenti. A partire
dagli anni cinquanta è stato rivalutato come grande pensatore, anche
lui solamente un po' confuso da Hitler, che lo indusse a qualche piccolo
“errore di gioventù”. Avrà anche una certa influenza tra i
promotori politici e intellettuali di quella parte della cosiddetta
“nuova sinistra” sessantottina mobilitata per la distruzione
dell'idea di stato.
Hjalmar Schacht (1877-1970), il banchiere del
nazionalsocialismo, prima e dopo la presa del potere di Hitler. Prima
del 1933, come governatore della Reichbank, la banca centrale tedesca,
mantiene i contatti con