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I
business su testamento biologico ed espianti
di Rita Pennarola – tratto da “
Mentre infuria il dibattito su temi come l’eutanasia ed
avanzano le proposte di legge sul testamento biologico,
14 ottobre 2006. Sui quotidiani italiani appare per la
prima volta un’inserzione a pagamento su pagina intera contenente un
fac-simile di testamento biologico con l’autorizzazione all’espianto
degli organi. “Scegliere in modo consapevole come affrontare le
incognite del futuro - si legge - è una forma di libertà”. A
commissionare l’annuncio è
Il nome dell’avvocato venne alla luce nel ‘92 fra le migliaia di iscritti alla Massoneria, Grande Oriente d’Italia, all’ombra del Vesuvio. Oggi De Tilla è coordinatore del comitato “Scienza e diritto” della Fondazione Veronesi, nonchè presidente nazionale della Cassa Forense. Quest’ultimo organismo ha recentemente «espresso parere favorevole alla redazione del testamento biologico in forma di scrittura privata raccolta - a titolo gratuito - dall’avvocato, dal medico o dal mandatario, anziché effettuata per atto di notaio». Veronesi spiega la ratio dell’iniziativa: «La maggior parte dei malati e una percentuale sempre più alta di popolazione sana è favorevole al principio dell’autodeterminazione ed è contraria all’accanimento terapeutico.
Di fronte ad una medicina che estende sempre più le sue
capacità tecniche, la gente sente il bisogno di riappropriarsi delle
scelte che riguardano la propria esistenza. Del resto andiamo con grande
naturalezza dal notaio quando, nel pieno della consapevolezza, vogliamo
decidere come destinare i nostri beni. Perché non dovremmo poterlo fare
anche per il futuro della nostra salute?». Ancora: «Ricordo a questo
proposito l’intervento del Comitato Nazionale per
L’iniziativa fa seguito, probabilmente, allo stop imposto
nell’estate 2005 alla proposta di legge su “Disposizioni in materia
di donazione del corpo post mortem a fini di studio e di ricerca
scientifica”, che era stata avanzata dai deputati diessini Giuseppe
Petrella (facoltoso oncologo partenopeo, bassoliniano di ferro), Livia
Turco (attuale ministro della Sanità), Marida
Bolognesi e Giorgio Bogi.
A condurre un’autentica battaglia contro questa iniziativa era stata
Del resto, la legge italiana prevede già il rilascio dei
cadaveri a scopo di studio, insegnamento ed indagine scientifica. Perchè
allora questa nuova proposta? Torna, insomma, la tanto contestata
ambiguità delle norme sui trapianti-espianti, che usano il termine
“cadavere” per indicare un ammalato in stato di cosiddetta “morte
cerebrale”. «I malati in coma cosiddetto irreversibile (sotto
ventilazione) - precisa la rianimatrice Maria
Luisa Robbiati - che la proposta in esame vorrebbe usare come
“manichini da esperimenti” per un anno, richiedono l'intervento
attivo di anestesisti-rianimatori per mantenere le funzioni vitali
somministrando farmaci, liquidi, trasfusioni, alimentazione enterale e
parenterale, mentre per le esercitazioni chirurgiche dovranno usare
invece farmaci curarizzanti per paralizzare i movimenti di reazione
all'incisione chirurgica».
IL PARTITO DEL
LASCITO
Su quell’istante che separa la vita dalla morte torna ora
in campo
Sì, vogliamo farlo subito. Ma come si fa? Tranquilli: «Ognuno
di noi - aggiungono gli esperti contabili alla struttura di Veronesi -
può scegliere di legare tutti o parte dei propri beni allo sviluppo dei
progetti della Fondazione, con la certezza che le sue volontà verranno
rispettate e che il suo lascito contribuirà a rendere migliore il
futuro di chi verrà dopo di lui». Se non è ancora abbastanza chiaro,
si può consultare il paragrafo “Che cosa lasciare alla Fondazione
Umberto Veronesi”. Ecco: «Una somma in denaro, azioni, titoli o altri
valori. Anche i piccoli contributi sono un gesto di generosità sempre
utile». «Un bene mobile. Un oggetto che vi è caro». «Un bene
immobile. Un appartamento, una casa, un terreno che
Chiaro? E sì che di denaro, appartamenti, gioielli o auto
di lusso, proprio
Un partito trasversale del lascito. Tutti premi Nobel o
quasi, ovviamente, i componenti del comitato scientifico: Renato Dulbecco, Rita Levi Montalcini, Paul Nurse, Carlo Rubbia,
Margherita Hack e Luc
Montagnier. “Come fare testamento a favore della Fondazione
Umberto Veronesi” è poi il link finale, con moduli precompilati ed
istruzioni tecniche, per quanti non avessero ancora capito ed apprezzato
i benefici della donazione di sè.
TESTAMENTO DI GALA
Per invogliare i più testardi, comunque, le iniziative di
promozione non mancano. Come la “Serata di Gala a favore di Fondazione
Umberto Veronesi, FAI Fondo per l’Ambiente Italiano ed Association
Jeune j’Ecoute”, che si è svolta a ottobre 2006 nella superba
cornice del Principato di Monaco. «Montecarlo - raccontano le cronache
mondane - è stata nuovamente teatro di una serata di beneficenza,
organizzata presso
Del resto, al salotto buono dell’alta finanza italiana
Umberto Veronesi è legato da sempre e in maniera assolutamente
bipartisan. Benchè corteggiato tradizionalmente dal centrosinistra (è
stato a capo del dicastero della Sanità durante il governo di Massimo D’Alema), il leader dell’oncologia italiana non fa
mancare la sua presenza nel consiglio d’amministrazione della
berlusconiana Arnoldo Mondadori spa o nell’appendice sicula della
corazzata sanitaria San Raffaele (l’Istituto San Raffaele-Giglio di
Cefalù) fondato da quello stesso sempresialodato don Luigi
Verzè che nel 2002 definì Silvio Berlusconi «un dono di Dio agli
italiani».
SIA FATTA
Non guarda al colore politico, Veronesi, quando si tratta
della salute. E che salute! Il suo IEO - Istituto Europeo di Oncologia,
altra multinazionale fondata sulla cura del cancro, può contare
attualmente come capitale sociale sulla bellezza di quasi 80 milioni di
euro. Fra i titolari di tanto ben di dio troviamo nell’azionariato
sigle dell’uno e dell’altro schieramento. In area Polo, Mediolanum e
Costituita nel 2003 su iniziativa di Francesco Micheli e della Fondazione Umberto Veronesi, a settembre
2005 Genextra entra nel campo delle nanotecnologie e acquisisce il
controllo di Tethis, leader mondiale del settore. L’operazione è
stata realizzata attraverso un aumento di capitale di circa un milione e
mezzo di euro, «ma - precisa il comunicato stampa diramato
dall’azienda - Genextra si è impegnata a sottoscrivere due ulteriori
aumenti di capitale per complessivi euro 1,8 milioni da eseguirsi nel
corso del 2006 e del 2007».
Ce la faranno? Inutile stare col fiato sospeso, anche perchè
timoniere di Genextra è ancora oggi il supercollaudato Micheli. «Negli
anni Settanta - recita la sua biografia - era stato uno degli assistenti
dell’allora presidente di Montedison Eugenio
Cefis. In seguito fu al centro dell’avventura finanziaria che nel
luglio del 1985 consentì a Mario
Schimberni di impossessarsi di Foro Buonaparte». Veronesi, insomma,
gli amici se li sa scegliere. Come ha fatto proprio per l’organigramma
dell’Istituto Oncologico Europeo, che ai suoi vertici amministrativi
vede big come la figlia di Salvatore
Ligresti, Giulia,
l’amministratore delegato di Telecom Carlo
Buora (balzato alle cronache per l’inchiesta sulle schedature
illegali che ha travolto Giuliano
Tavaroli), e poi il presidente della Popolare di Milano Roberto
Mazzotta, i big della finanza nazionale Paolo Maria Grandi, Carlo Puri Negri, Matteo Arpe...
Insomma, quando c’è la salute c’è tutto. E più che
in salute è proprio l’IEO: la creatura targata Veronesi di via
Filodrammatici, a Milano, nel 2005 dichiara a bilancio un bel + 117
milioni e mezzo di euro come “ricavi da vendite e da prestazioni”,
un attivo circolante pari a 63.560.169 euro e partecipazioni per
27.064.602. Piccolo particolare: nell’oggetto sociale la cura degli
ammalati risulta fanalino di coda. Si legge infatti chiaramente: «Costruzione
d'immobili per abitazione ed altri usi. Costruzione fabbricati ad uso
abitazione, per fini agricoli, industriali, commerciali, etc. Ospedali e
case di cura generali». Pazienza.
Ma torniamo al tesserino-vademecum del donatore. L’idea
di una “schedatura” di base per incentivare i trapianti, riproposta
tra fine 2006 e inizio
DONO UT DES
Perchè Veronesi è esponente di spicco di quella parte
della comunità scientifica e politica che sostiene strenuamente la
legge sul trapianto-espianto degli organi. Sempre nel 2001 e sempre in
veste di ministro dell’esecutivo D’Alema, Veronesi polemizza con Adriano Celentano, che nella sua trasmissione in diretta Rai aveva
avanzato pesanti dubbi sull’iniziativa di reperire donatori di organi
in base al principio del “silenzio-assenso”, introdotta con un
decreto del ministro della Sanità ad aprile del 2000. «Affermazioni
superficiali - tuona Veronesi - dettate dalla non conoscenza della
questione, che rischiano di mettere a repentaglio il lavoro fin qui
svolto per dare a migliaia di malati una speranza di vita e di sollevare
i loro familiari da una pesante angoscia quotidiana. Un vero schiaffo a
quanti hanno in questi anni lavorato per promuovere in Italia la cultura
della donazione». Convinti, naturalmente, che si tratti di donazione
“da cadavere”. Un equivoco presente nella quasi totalità dei non
addetti ai lavori. E costantemente alimentato, anche in tutto il
materiale propagandistico destinato all’opinione pubblica.
CADAVERE SARA’
LEI...
Nella proposta di legge bipartisan avanzata nel 1997 da
parlamentari come Melchiorre
Cirami ed Ersilia Salvato,
Renato Schifani ed Agazio
Loiero, all’articolo 2 veniva usata la parola “cadavere” per
definire il paziente in stato di cosiddetta morte cerebrale: «E'
vietato il prelievo da cadavere a scopo di trapianto terapeutico delle
gonadi e di tessuti cerebrali. Salve le disposizioni dell'articolo 1, il
prelievo da cadavere di organi e tessuti a scopo di trapianto
terapeutico è consentito nei casi e secondo le modalità indicate dalla
presente legge». Ed ecco ad esempio cosa si legge testualmente quattro
anni dopo nella “Nota sul trapianto di fegato da donatore vivente”
pubblicata nel 2001 all’interno di un depliant a cura del CNT, il
Centro Nazionale Trapianti annesso al ministero della Sanità e diretto
da Alessandro Nanni Costa. «Il Consiglio Superiore di Sanità ha
approvato l’autorizzazione al trapianto di fegato da donatore vivente
a partire dal 2 aprile 2001 per i 16 Centri già autorizzati al
trapianto da donatore cadavere; l’autorizzazione è valida per 1 anno
e definisce garanzie per il donatore e criteri valutativi di qualità
del Centro autorizzato. La conferma per i Centri è basata sui dati
ottenuti e specifica che il trapianto da donatore vivente non
sostituisce quello tradizionale da donatore cadavere».
Chi è e dove sta mai, il donatore cadavere? I corpi da cui
vengono espiantati gli organi sono vivi, caldi e pulsanti. Il dibattito
è aperto sullo sfuggente concetto (morale, scientifico e giuridico) di
quella “morte cerebrale” peraltro mai nominata negli articoli di
legge che regolano la materia. E nessun esponente sanitario, nemmeno
all’interno del mondo trapiantista, utilizza il termine
“cadavere”. Cui si fa ricorso solo quando si tratta di
sensibilizzare e convincere l’opinione pubblica. Una strategia di
comunicazione finora perfettamente riuscita.
TUTTI VIVI
A settembre del 2000, dopo le controverse affermazioni di Giovanni
Paolo II sulla liceità dell’espianto di organi, 120 personalità
del mondo scientifico hanno sottoscritto un documento nel quale
esprimono la loro ferma opposizione alla dichiarazione di “morte
cerebrale” così come è stata finora intesa per procedere agli
espianti. Tra i firmatari, non solo esponenti religiosi, ma anche medici
e magistrati provenienti da 19 Paesi. Fra gli altri, i ricercatori Paul
Byrne, Cicero Coimbra (Brasile), David
W. Evans (Inghilterra), Josef
Seifert (Liechtenstein), Yoshio
Wanatabe (Giappone). La raccolta delle firme è stata effettuata
negli Stati Uniti da Earl E.Appleby, direttore della società Cure di Berkeley Springs.
Ecco alcuni brani fra i più significativi. «Il papa dice
che i prelievi di organi devono essere effettuati da cadaveri; dai veri
defunti possono essere prelevati solo alcuni tessuti, come la cornea,
mentre gli organi vivi, come il cuore, i polmoni, il fegato o i reni,
per essere trapiantabili devono essere tolti da persone dichiarate in
"morte cerebrale" che respirano ancora (anche se la
respirazione è artificiale), che hanno il cuore che pulsa, il cui
sangue circola, che sono calde e rosee, i cui arti per stimoli dolorosi
possono muoversi e se sono donne possono condurre avanti una gravidanza
dando alla luce un figlio vivo e sano». E aggiungono: «E’ alquanto
anomalo considerare queste persone defunte quando nessuno avrebbe il
coraggio di mettere in una bara qualcuno che respira, che ha il cuore e
il polso che battono». E' evidente perciò che «tali persone non sono
cadaveri, e che da veri cadaveri si possono prelevare solo organi che
sono già in stato di degenerazione e che non possono essere trapiantati».
Viene quindi specificato, con una dettagliata serie di
esempi, come la definizione di morte cerebrale - data per scontata nelle
legislazioni ed anzi, spesso, mistificata attraverso la parola
“cadavere” - sia tutt’altro che un dato certo o accertabile in
maniera definitiva. Argomento centrale: la necessità - universalmente
riconosciuta - di effettuare anestesia o "curarizzare" il
paziente durante il prelievo degli organi per frenare le sue reazioni:
dalla sudorazione all'aumento tumultuoso del battito cardiaco e della
pressione sanguigna, fino al movimento inconsulto degli arti, definito
in medicina il "segno di Lazzaro". Dal 1985 si batte per
affermare il diritto di questi ammalati