|
Bush
nucleare
Manlio Dinucci - «Il Manifesto» 3
dicembre 2003
Home
Il
presidente Bush ha firmato lunedì la Legge sull'energia e l'acqua.
Sembrerebbe un innocuo atto di ordinaria amministrazione, se non fosse
per un fatto. Il Dipartimento dell'energia, oltre a occuparsi della
fornitura energetica e della relativa ricerca scientifica, e dello
stoccaggio delle scorie nucleari altamente radioattive, ha un quarto
compito: «Proteggere la sicurezza nazionale applicando la scienza
avanzata e la tecnologia nucleare alla difesa della Nazione». In altre
parole, sviluppare nuove armi nucleari. In linea con tale compito, la
Legge sull'energia e l'acqua, firmata dal presidente, autorizza lo
stanziamento al Dipartimento dell'energia di circa 7,5 milioni di
dollari per la ricerca sulle bombe nucleari bunker buster, destinate
a distruggere i bunker nemici. L'amministrazione, che ne aveva chiesti
15, ha avuto comunque i 6 milioni di dollari necessari a iniziare la
ricerca sulle mini-nukes, ossia le testate nucleari penetranti di
potenza inferiore ai 5 kiloton (equivalente a 5 mila tonnellate di
tritolo). Tale stanziamento può apparire di minore importanza se
rapportato al bilancio del Dipartimento della difesa che, in base alla
autorizzazione firmata da Bush il 24 novembre, sale per l'anno fiscale
2004 a 401,3 miliardi di dollari, quasi un quinto dell'intero bilancio
federale, cui si aggiungono 19,3 miliardi per le armi nucleari iscritti
nel budget del Dipartimento dell'energia. Indipendentemente dalla sua
consistenza iniziale, il nuovo stanziamento riveste invece una enorme
importanza: esso costituisce la definitiva conferma che
l'amministrazione Bush ha rilanciato la corsa agli armamenti nucleari su
un nuovo e ancora più pericoloso terreno, quello di una nuova
generazione di «armi nucleari di bassa potenza» da impiegare in «small
strikes», «piccoli attacchi» nucleari.
La
via è stata aperta quando, il 20 maggio 2003, con una maggioranza di 51
a 43, il senato degli Stati uniti ha abolito la legge Spratt-Furse del
1994, la quale proibiva la ricerca e lo sviluppo di armi nucleari di
potenza inferiore ai 5 kiloton in base alla motivazione che «le armi
nucleari di bassa potenza cancellano la distinzione tra guerra nucleare
e guerra convenzionale». Infatti, costruire e schierare armi di questo
tipo accresce la possibilità che la guerra diventi nucleare. Per di più,
per sperimentarle, gli Usa dovranno riprendere con tutta probabilità i
test nucleari sotterranei, stracciando il Trattato del 1996 per la
completa messa al bando degli esperimenti nucleari, che hanno firmato ma
non a caso mai ratificato, e imprimendo così una ulteriore
accelerazione della corsa agli armamenti nucleari.
Il
programma, che si è cominciato a finanziare, prevede la modifica in
funzione anti-bunker di due delle attuali bombe nucleari: la B61, di cui
possono essere armati non solo i bombardieri B-52 ma anche i caccia
F-16, e la B83. Quest'ultima, però, è tutt'altro che una mini-nuke:
la sua potenza è infatti di 1-2 megaton (equivalente a 1-2 milioni
di tonnellate di tritolo). Il rapporto del Pentagono Nuclear Posture
Review (gennaio 2002) prevede infatti che «contro strutture
sotterranee molto profonde o più grandi, sarebbero necessarie, per
farle crollare, armi nucleari penetranti di grossa potenza».