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Bush
stampa tonnellate di carta straccia
20 aprile 2006
- tratto da
Etleboro http://etleboro.blogspot.com/2006/04/bush-stampa-tonnellate-di-carta.html
E infatti il motivo è ben altro,
ossia quello di svalutare il dollaro per svalutare anche i debiti e per
rivalutare invece la bilancia commerciale, che soffre l’aumento delle
importazioni verso le economie emergenti, che grazie a questi surplus
sono riuscite ad accumulare riserve sino ad 800 miliardi di dollari.
Tale processo di svalutazione sfuggirà tuttavia al controllo della FED
nel momento in cui i grandi detentori di riserve in dollari, ossia i
paesi produttori di petrolio e i paesi in via di sviluppo, non
decideranno di “diversificare” il portafoglio a favore di una moneta
più forte.
Entra a questo punto in scena l’euro, che è nato appunto per
diventare il nuovo punto di accumulazione degli investimenti. L’Iran
ha infatti da tempo stabilito che scambierà il proprio petrolio solo a
fronte di euro, spingendo così tutti i paesi a vendere i propri
dollari. E questo è proprio ciò che sta accadendo: le banche centrali
di Cina , Giappone, Qatar e Kuwait hanno dichiarato che immetteranno sul
mercato gran parte dei titoli denominati in dollari. Sarà assolutamente
impossibile per gli Stati Uniti far fronte ad una tale richiesta di
solvibilità, in quanto la massa di dollari in circolare è almeno 60
volte superiore all’economia reale statunitense. Inoltre l’aumento
dei tassi interesse da parte della BCE avrà l’effetto di richiamare
gli investimenti degli ultimi euroscettici.
Questa è la vera guerra che si
sta combattendo, e Bush non ha altra scelta che muovere guerra
all’Iran per frenare il crollo del dollaro, ma nulla potrà fare per
evitare il collasso dell’economia statunitense, e di quella di tutte
le altre economie fortemente agganciate al dollaro e al petrolio. La
bufera che si è abbattuta sull’amministrazione Bush in questi giorni
ne è una prova: la crisi è inevitabile e delle scelte sono state
prese.
La guerra all’Iran è stata infatti rimandata e posticipata solo per
ragioni meramente tattiche, e questo temporeggiamento ha reso possibile
il terrore mediatico e la creazione di un nuovo nemico da combattere:
nemico dell’occidente e di Israele.
La crisi petrolifera che si produrrà, accanto alla caduta del dollaro
come moneta di riferimento del sistema monetario internazionale, produrrà
una iperinflazione che non ha nulla da invidiare a quella del secondo
dopoguerra. Il timore del scoppio di questa enorme bolla finanziaria è
ormai diffuso, tanto che il costo dell’oro, bene rifugio per
eccellenza, ha raggiunto i massimi storici di questi ultimi 25 anni, così
come è avvenuto nel mercato delle commodities.
Il capitalismo sta ormai
crollando, il concetto di economia basato sulla mera speculazione senza
alcuna base reale produttiva è destinato a tramontare, e un nuovo modo
di fare economia è alle porte. Saranno le merci e i beni materiali ad
essere il fulcro degli investimenti, e così anche il controllo dei
traffici e dei porti sarà la nuova arma nelle mani delle lobbies. Noi
non vedremo le bombe cadere ma ne sentiremo gli effetti devastanti: le
economie più deboli crolleranno al primo soffio, e quelle avanzate
dovranno affrontare gravi recessioni