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Merry
Christmas, Mr. George W. Bush!
Finalmente
Saddam è stato catturato!
Il pericolo numero due al mondo, dopo lo sfuggevole e camaleontico bin
Laden, è caduto nella rete degli americani e sarà al più
presto giudicato per tutti i crimini contro l’umanità che ha commesso
negli anni del suo regime.
Grazie di cuore mister Bush, a lei e a tutto il suo attivissimo
entourage, perché finalmente potremo passare un Natale in famiglia sicuro
e felice, consapevoli del fatto che uno dei più pericolosi
criminali viventi – colui che ha gasato, sterminato, bombardato,
centinaia di migliaia di persone - non può più nuocere a nessuno.
E poco importa se in Iraq, nonostante la decapitazione mediatica
del leader politico, nonché capo in primis e in extremis della
resistenza agli invasori occidentali, gli attentati contro la
popolazione, le truppe armate, le forze di polizia irachene, continuano
a devastare il paese con maggiore insistenza e forza di prima, perché
il dittatore non c’è più!
E anche il problema delle armi di distruzione di massa, oramai divenute
un mito e la cui esistenza è sempre stata il motivo centrale e
ufficiale della guerra in Iraq, lascia il tempo che trova, perché il
dittatore è caduto e non si alzerà più!
Come non ringraziarla mister Bush anche per aver firmato il bilancio
della difesa del 2004, che con lo stanziamento di oltre 401 miliardi di
dollari per la difesa, ci garantisce la massima sicurezza all’interno
della nostra società? Grazie, perché di questi tempi, in cui milioni
di persone hanno perso il lavoro o lo stanno perdendo a causa di
politiche liberticide e antisociali, convincere il governo a sganciare
tutti quei soldi non dev’essere stato semplice.
Ma lei ce l’ha fatta.
Non
meritano commenti invece gli ignobili attacchi politici da parte di quei
signori, per così dire democratici, che al Congresso si sono
opposti con forza alle sue leggi e alle sue campagne
belliche, dimenticando che lei sta facendo solamente gli interessi della
gente comune e per bene; questi signori fanno finta, o non vogliono
vedere, che la sicurezza della nazione viene al primo posto nel cuore
delle persone, anche prima della sanità e dei bisogni essenziali.
L’ignoranza sappiamo è una cosa seria, ma in un periodo dove il
controllo mediatico è pressoché totale, e una società dove milioni di
persone guardano la tivù senza leggere né libri né giornali, farsi
ingannare è all’ordine del giorno: ecco perché milioni di persone in
tutto il mondo hanno manifestato contro di lei e contro
l’amministrazione statunitense, per la politica, a dir loro
guerrafondaia, che state portando avanti. Milioni di anime in pena, che
condizionate dalla propaganda mediatica e da precisi schieramenti
politici avversari, sono scese in piazza sventolando manifesti e
striscioni inneggianti alla pace all’amore, inconsci che il suo
governo è contro ogni tipo di violenza e che la guerra rappresenta
sempre e solo l’ultima ratio, cioè l’ultimo baluardo.
Ultimamente
è vero: quest’ultimo baluardo è stato rispolverato parecchie volte,
ma la colpa, se di colpa dobbiamo parlare, non è degli Stati Uniti
d’America ma semmai di tutte quelle nazioni che ipocritamente evitano
di prendere posizioni precise e decise, lasciando la responsabilità di
gestire le situazioni di crisi, ad altri. Quindi mister Bush un grande
plauso va alla sua responsabilità civile globale, e anche alla
grandissima umiltà che la contraddistingue: non ha mai fatto pesare le
sue sofferte decisioni unilaterali, ha sempre messo a disposizione il
suo esercito senza voler nulla in cambio, se non ovviamente qualche
piccolo ma legittimo appalto successivo; è riuscito a mettere in
pratica gli importanti insegnamenti fraterni appresi
all’università: libertà, uguaglianza e fratellanza.
Non
sono accettabili però le faziose e inconcludenti allusioni ai suoi presunti
interessi petroliferi nella guerra in Afghanistan prima, e in quella
dell’Iraq poi. Addirittura arrivando a criticare suo padre, Bush
senior, reo di aver spalleggiato e armato Saddam per contrastare
l’ascesa al potere degli scià iraniani. Nessuno nega il collegamento
politico-economico tra l’amministrazione statunitense e Saddam Hussein
nel periodo in cui gli iraniani erano considerati un pericolo per
l’occidente, ma tranne qualche piccola scaramuccia tra il
dittatore e il popolo kurdo, sistemata definitivamente anche con
l’aiuto proprio del presidente statunitense, in fin dei conti Saddam
non si comportava proprio male. E’ stato quando Saddam, preso
da delirio di onnipotenza, ha invaso il Kuwait, che la risposta ferma e
responsabile di Bush senior si è fatta sentire: l’ultima ratio, la
guerra in Iraq.
Come non vedere in questa decisione presidenziale il carattere di una
personalità onesta e corretta? L’amico vero si sa, non è colui che
ti dice sempre sì, anche quando pensa il contrario; l’amico vero è
colui che quando serve è in grado di criticare e attaccare.
Bush senior, per coloro che non hanno avuto la fortuna di conoscerlo, è
proprio così: un grande e onesto amico nonché un socio ideale. Il
vecchio ma sempre fertile presidente è intervenuto per impedire a
Saddam di compiere un errore: di far del male a delle persone innocenti,
e non, come dicono i malpensanti, perché il dittatore minacciava gli
interessi economici della famiglia Bush nella regione. Interessi,
comunque più che legittimi! E quando l’esercito statunitense, che
poteva bloccare per sempre Saddam oltre dieci anni fa, si è ritirato
alle porte della capitale, il motivo è che il dittatore aveva ben
compreso e integrato l’insegnamento amichevole di Bush.
Dimostrazione questa, per tutti gli accusatori, che l’America quando può,
sceglie altre strade oltre alla violenza!
Ma
torniamo a lei mister Bush, perché da buon figlio ha ereditato le
stesse accuse di interessi economici. Tutti sanno che la sua famiglia da
decenni lavora nel campo petrolifero; come tutti conoscono le
connessioni della stragrande maggioranza dell’attuale amministrazione,
che lei sta dirigendo, con le potenti multinazionali dell’energia; ma
questo non significa che lo scopo del suo mandato - legalmente e
democraticamente eletto - è quello di foraggiare e sostenere le
guerre nelle zone geologicamente ricche di petrolio per i propri
tornaconti. Non è certo colpa sua se bin Laden addestrava i talebani proprio
nella zona in cui si era programmato da tempo la costruzione di un
lunghissimo e importante oleodotto; come non è colpa sua se Saddam
Hussein imperava sopra una delle più vaste riserve di petrolio del
mondo (l’Iraq fa parte dell’Opec, l’organizzazione che riunisce i
più grandi produttori di petrolio) e che avesse l’intenzione di
cambiare la moneta di scambio del petrolio, dal dollaro all’euro.
Facile è addossare le colpe a chi detiene il potere economico, a chi
guida l’esercito più forte e attrezzato del mondo, a chi intravede il
nemico in tutti quei paesi che non la pensano allo stesso modo; ma le
critiche non costruttive non possono aiutare la reale comprensione degli
accadimenti, e oggi possiamo solo dire che Saddam Hussein non è più un
pericolo!
Questo è quello che conta.
Mister
Bush, non perda tempo a spiegare se la sua cattura di Saddam è avvenuta
pochi giorni fa, come è stato detto al mondo intero, oppure diversi
mesi or sono come qualcuno ipotizza, per via del colore giallo intenso
dei datteri, ripresi dalle telecamere il giorno dell’arresto: colore
impossibile in questa stagione;
Mister
Bush, non ascolti i provocatori, pagati dall’opposizione per
affermare che la cattura di Saddam, sarebbe postdatata, e il dittatore
mantenuto segregato, con tanto di tinta nera dei capelli,
dall’intelligence fino al momento ideale: tre giorni dopo la creazione
del tribunale internazionale iracheno per i crimini di guerra. Sono
invidiosi!
Mister Bush, comunque sia, Saddam Hussein non è più un pericolo per il
mondo intero, e il merito è solo suo.
Ha saputo dimostrare di essere un presidente operativo e decisivo, al
pari di suo padre, anzi, la sua politica per non parlare del consiglio
di amministrazione della Corporation USA, sembrano proprio quelle
di George Bush senior.
Quindi auguro a lei e alla sua importante famiglia, soprattutto a Suo
Padre, un Buon Natale e un felice Anno Nuovo, con la speranza nel cuore,
per la pace mondiale, che
nessuno abbia la sfortuna di incrociare o toccare i legittimi suoi
interessi!
Suo
per sempre
Marcello
Pamio