|
Home Page - Contatti - La libreria - Link - Cerca nel sito - Pubblicità nel sito - Sostenitori |
- Pagina
politica
- Pagina economia
Dal
Britannia alle liquidazioni
Rinascita
www.rinascita.info del 5 giugno 2006
L’allievo prediletto del fu, dello scomparso, professor
Caffè, il Gran Timoniere del Sacco d’Italia, e cioè di quelle
privatizzazioni e “liberalizzazioni” (sic) che hanno di fatto
azzerato ogni partecipazione e vigilanza pubblica - e cioè di tutti noi
- sulle aziende strategiche, fondamentali, nazionali (dall’energia
alle telecomunicazioni, dai trasporti alle banche), mercoledì ha
parlato.
Il “primo giorno” di Henry Paulson quale nuovo segretario al Tesoro
Usa, è stato dunque anche il “primo giorno” dell’ex direttore
generale del Tesoro italiano, del delfino di Ciampi.
A Washington l’amministratore delegato di Goldman & Sachs, a Roma
il direttore generale della stessa banca d’affari nonché
vicepresidente della Goldman & Sachs International.
A Washington Paulson va al timone del Tesoro - come
dichiarato dal suo presidente, Bush - ''grazie a un'intima conoscenza
dei mercati finanziari” e e cioè a dettare il ribasso del dollaro per
bloccare ulteriormente le esportazioni dai Paesi dell’euro.
A Roma Draghi ha dettato, di pari passo, gli ultimi accorgimenti per
sfasciare lo stato sociale: la rapina del tfr da investire in borsa
sotto l’etichetta di “fondi pensione”, il completamento delle
svendite di Stato, l’assenso preventivo - chiamato “indifferenza”
- sulle fusioni tra istituti bancari e cento altre riforme finanziarie
di struttura.
Buona scuola non mente. Non a caso il 2 giugno del 1992
proprio Draghi - assieme al governatore della Banca d’Inghilterra, ai
vari rappresentanti delle banche d’affari (
Non a caso, poco dopo, ci fu il “settembre nero” dell’economia
italiana, determinato dalle speculazioni sulla lira del compagno di
viaggio Georges Soros che, denunciate da Bettino Craxi ma non ostacolate
dal duo Scalfari-Ciampi, portarono alla svalutazione della nostra
valuta, alla sua fuoriuscita dal Sistema monetario europeo, e quindi al
più grande buco annuale di bilancio italiano del dopoguerra
(“sanato”, da una megastangata, da un megaprestito internazionale,
con i relativi interessi moltiplicati che dunque tuttora pesano sul
deficit pubblico nazionale).
Non a caso a fornire i dollari - la “materia prima” per
svalutare la lira - fu la solita Goldman & Sachs.
Non a caso nel Consiglio di Goldman Sachs è stato presente anche Romano
Prodi.
Non a caso Romano Prodi è stato lo sponsor ufficiale della laurea
honoris causa (sic) elargita dall’Università di Bologna al
“mecenate” Soros (tra l’altro condannato all’ergastolo in
Malesia per aver replicato la speculazione monetaria anche in quel
Paese).
Non a caso c’è ancora un “amico italiano” nella Goldman &
Sachs, un “consulente”, sul quale fare riferimento in caso di
necessità: l’esimio Mario Monti.
Non a caso Mario Draghi è tuttora “l’uomo forte” dell’euro (si
legga la sua primissima dichiarazione d’intenti...), di un euro che
deve restare “forte” sul dollaro (per bloccare le nostre
esportazioni e facilitare quelle del padrone d’oltre Atlantico). Un
“euro” che però non deve essere dei cittadini, delle Nazioni, ma
della cupola angloamericana delle Banche centrali, la segreta Banca per
i Regolamenti Internazionali