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Entro il prossimo anno la Cina diventerà la quarta potenza economica del mondo. Superando la Gran Bretagna. L’allarme, e le previsioni, di un giornalista inglese

 Il grande boom dei cinesi
Hamish McRae - «The Independent» - «Internazionale» 535, 16 aprile 2004

IL BOOM DELLA CINA, IL PIU' GRANDE nella storia dell'umanità, non si arresta. I dati del pil non sono ancora disponibili ma è molto probabile che nel primo trimestre del 2004 la crescita abbia avuto lo stesso ritmo - più 8 per cento - dell'anno scorso. Di questo passo, nel 2005 la Cina prenderà il posto della Gran Bretagna come quarta economia mondiale.
A Shanghai, la più grande città della Cina e sua capitale commerciale, il ritmo è anche più veloce. La produzione industriale è aumentata del 24 per cento su base annua, le esportazioni del 67 per cento e le vendite al dettaglio di oltre il nove per cento. Anche il paesaggio sembra essere cambiato. E' incredibile veder svettare nel cielo edifici di trenta piani che cinque mesi fa neanche esistevano: sono la prova che gli investimenti immobiliari sono aumentali del 34 per cento su base annua.
Ma ovviamente, maggiore è il boom, maggiori sono i rischi di un tracollo.
La crescita della Cina rappresenta circa un terzo di quella mondiale e lo stato della sua economia è di estrema importanza per tutti noi. L'impatto è già evidente: basta pensare all'aumento dei costi dei trasporti e alla domanda di energia. L'anno scorso il paese ha consumato il 55 per cento della produzione mondiale di cemento e il 36 per cento di quella dell'acciaio. Com'era prevedibile, il prezzo del petrolio e dei beni durevoli, metalli e minerali grezzi, è aumentato, mentre quello dei beni deperibili come il caffè è rimasto invariato.

I nuovi ricchi
Cosa succederà in futuro? Non è difficile ipotizzare uno scenario catastrofico.
Potrebbe verificarsi un disastro interno come il tracollo delle banche o l'esplosione di rivolte sociali. E’ incredibile come il benessere dei "nuovi ricchi" abbia superato di gran lunga quello della gente comune.
Secondo la JP Morgan, il boom della produzione industriale durerà ancora un po'.
La banca sostiene che il paese non è così dipendente dal capitale straniero come molti credono. Il flusso è cresciuto in modo costante, ma l'investimento straniero diretto rappresenta solo il 36 per cento del pil, contro il 41 per cento in Gran Bretagna e il 32 per cento in Australia.
La maggior parte di questo flusso è convogliata nella produzione industriale, che è autosufficiente perché il grosso dei prodotti vene esportato. Ovviamente il principale mercato dei beni cinesi gli Stati Uniti - deve essere pronto a continuare a importare, ma è solo nel settore degli elettrodomestici che la Cina domina il mercato delle importazioni statunitensi. 
La quota totale del mercato di questi beni (inclusa la produzione statunitense) rappresenta appena il 16 per cento.

Timore reverenziale
Pur essendo decisamente esposta a un improvviso calo della domanda statunitense, per misure protezionistiche o per un crollo della fiducia dei consumatori, la Cina sarebbe colpita solo in alcuni settori. Inoltre, la domanda interna sta crescendo così in fretta che potrebbe assorbire la maggior parte dei beni non esportati.
Comincia a delinearsi un quadro in cui il paese continuerà a crescere piuttosto rapidamente per parecchi anni, ma pian piano il tasso di crescita diminuirà L’aumento dei prezzi dei beni farà aumentare i costi, riducendo la competitività. Aumenteranno anche le pressioni per svincolare lo yuan dal dollaro e la rivalutazione della moneta cinese farà salire ulteriormente i prezzi delle esportazioni.
Le forze esterne - soprattutto la capacità e la volontà del resto del mondo di assorbire le esportazioni cinesi faranno sì che la Cina rallenti gradualmente il suo processo di crescita. La possibilità di un tracollo esiste realmente. Ma chiunque visiti le ricche città costiere della Cina, soprattutto Shanghai, torna a casa con un certo timore reverenziale nei confronti di quello che i cinesi stanno realizzando. Anche se la crisi ci sarà, è difficile non immaginare che i cinesi si rialzeranno, si scrolleranno di dosso la polvere e rimetteranno in moto la macchina della crescita.

 
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