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Un aborto legislativo - nato sotto le ali protettive del Prof. Romano
Prodi (Goldman Sachs), quando era Presidente della Commissione europea - che privatizzerà
il privatizzabile. L’ennesimo regalo agli imperi bancari
internazionali, che rientra nelle strategie anglo-americane di
privatizzazione iniziate alla fine degli anni ’70. L'ennesimo
passo in avanti nell'instaurazione del Nuovo Ordine Economico
Internazionale.
Stiamo solo parlando di servizi? Oggi purtroppo i servizi sono tutto: energia,
acqua, trasporti, turismo, sicurezza, cultura e chi più ne più ne metta.
Nonostante la modifica fumosa al PPO, e cioè al Principio del Paese
d’Origine, le parole chiave nella direttiva sono: competitività e
privatizzazione. Le parole amate da banchieri.
Un prestatore di servizio - qualsiasi esso sia - deve offrirlo al minor
costo possibile, rispetto ad altri competitivi!
Per tanto la concorrenza
diventa tutto, anche più dell'essere umano
La redazione
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La
“Nuova Europa” veste Bolkestein
Siro Asinelli
– Rinascita 16 novembre 2006
E’ scattata la trappola Bolkestein. Il Parlamento europeo ha votato a favore della Direttiva
sui Servizi che seppellisce definitivamente il concetto di Stato
sociale, annullando i diritti dei lavoratori, trasformando ufficialmente
il cittadino in consumatore.
Approdata alla seconda lettura dopo un burrascoso iter, la cosiddetta Direttiva
Bolkestein, frutto di un progetto presentato nel 2003 dall'omonimo
commissario al Mercato Interno con il sostegno dell'allora presidente
della Commissione Romano Prodi,
rappresenta una vera e propria rivoluzione nel mercato europeo dei
lavoro. Nel nome di una presunta “armonizzazione" dei mercato, i
fautori del liberismo urbi et orbi
incassano una vittoria senza precedenti, imponendo la loro selvaggia
visione del circuito domanda-offerta: una fitta normativa che regolerà
un settore che il cui giro d’affari rappresenta il 70 cento circa del
totale della ricchezza prodotta in Unione. Il tutto, ovviamente, nel
nome di una spinta alle privatizzazioni ed alla cosiddetta mobilità di
mercato.
I sostenitori della direttiva, britannici in prima fila,
parlano di una regolamentazione che "renderà
veramente funzionale il mercato interno"; a queste prospettive
si aggiungono i risultati di molte compagnie di consulenza economica che
annunciano come
A supporto delle tesi ultra liberiste viene citato il Trattato di Roma
del 1957 che già lanciava l'idea di un'armonizzazione del mercato dei
servizi: la "Nuova Europa" non nasce dal nulla.
Ma dove andrà a finire? A fronte della possibilità di
abbattere le molte barriere poste dai singoli Stati membri alla libera
circolazione dei prestatori di servizio, quali diritti i lavoratori
potranno ancora invocare? Seppure modificato nel nome, l'ambiguo Principio dei Paese di Origine (PPO), asse portante della Direttiva,
mantiene tutte le sue prerogative anti sociali: sarà possibile
installare legalmente un'azienda in un qualsiasi Paese ove non
sussistono, o sono deboli, leggi di tutela dei lavoratori. La stessa
azienda potrà lavorare in un Paese ove tali leggi esistono, continuando
a rispondere però alla legislazione del Paese d'origine. Masse mobili
di lavoratori non tutelati (niente TFR, niente tetti massimi sulle ore
lavoro, niente assistenza economica, niente contratti definitivi, niente
tredicesime, etc.) saranno riversate sul mercato europeo per garantire
servizi a prezzi abbattuti. Per i fautori della Bolkestein si tratta di
"favorire la concorrenza", ma in realtà si favorirà lo
scontro tra categorie di lavoratori, tra chi pur di lavorare rinuncerà
ai diritti offerti in regime di Stato sociale e chi sarà costretto a
rinunciare all'occupazione di una concorrenza che offre a sottocosto. In
una parola determinerà quello che gli economisti definiscono
"dumping sociale". Seicentomila nuovi occupati (a
contratto, a progetto: ma mai più con un'occupazione a tempo
determinato) pronti a lavorare oltre le 48 ore lavorative settimanali
attualmente accettate in Ue.
Ma cosa sono
questi "servizi”? Sono tutto: sono l'erogazione di energia
elettrica e di qualsiasi altra risorsa energetica, l’erogazione di acqua, i servizi di sicurezza,
al turismo, allo sport, alla cultura, alla sanità (sic!)
E tutto quanto altro non espressamente
citato nella Direttiva. Esclusi dal pacchetto la fornitura di
servizi finanziari, perché già contemplata da un apposto Piano
d'Azione Ue, la fornitura di servizi riguardanti il settore delle
comunicazioni elettroniche, anch’esso regolato da un pacchetto di
direttive approvato quattro anni fa (2002/19/EC, 2002/20/EC, 2002/21/EC,
2002/22/EC e 2002/58/EC), e la fornitura di servizi in materia di tasse,
probabilmente perché ancora al centro di una controversia che vede
opposta gran parte dell’Ue, favorevole all’armonizzazione delle
leggi fiscali, alla Gran Bretagna. Esclusi questi tre campi, il resto
sarà appannaggio del privato, con conseguente collasso delle strutture
pubbliche sino ad oggi prestatrici di servizi. In paesi come l’Italia,
già fortemente azzoppati da riforme e campagne d svendita del
bene pubblico in stile Prodi,