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Alcuni perché di un black out anomalo
Gianni Naggi – da «Liberazione» del 29 settembre 2003

Un black out come quello vissuto in Italia sabato notte passerà senz’altro alla storia. Mentre molti da mesi chiedono nuove centrali, magari nucleari, per far fronte all’aumentata domanda di energia elettrica sopravvenuta con l’estate calda e la corsa ai condizionatori, tutto si è spento nel momento di minore carico possibile: in un sabato notte di fine settembre, quando le attività produttive sono quasi tutte ferme, i condizionatori non servono più, ma nemmeno gli impianti di riscaldamento.
Infatti bastavano 21000 MW di potenza a fronte dei 53.000 richiesti questa estate.
Per chiedere nuove centrali, in queste condizioni, bisogna proprio essere in malafede o degli sprovveduti. Ma allora cos’è successo? Chissà se lo si saprà mai con esattezza. Poiché gli unici a parlare sono francesi e svizzeri, dove sembra essere iniziato il nostro guaio, diventa facile dire: «vedete siamo costretti ad importare dall’estero, per questo succede, perché non siamo autosufficienti». Ma se così fosse, i nostri guai sarebbero iniziati al di sopra della nostra capacità produttiva, e invece no. Come mai? Perché in proporzione noi importiamo di più quando abbiamo bisogno di minore energia, certo, perché quando si riduce la domanda, per prime spegniamo le nostre centrali. Se mediamente importiamo il 16% di energia, sabato notte ne importavamo quasi il 30%, ma questo è normale che avvenga? Di chi è la responsabilità?
Il Gestore della Rete (GRTN) ha ricevuto molti compiti da quando è stata avviata la privatizzazione, di cui i principali sono: gestire la rete elettrica di trasmissione nazionale; garantire la sicurezza, l’affidabilità, l’efficienza e il minor costo del servizio; deliberare gli interventi di sviluppo e di manutenzione della rete garantendo la sicurezza e la continuità degli approvvigionamenti; connettere alla rete di trasmissione nazionale i soggetti che ne facciano richiesta, senza compromettere la continuità del servizio, nel rispetto delle regole tecniche e delle condizioni tecnico-economiche di accesso e di interconnessione; gestire i flussi di energia, i relativi dispositivi di interconnessione ed i servizi ausiliari necessari; gestire le linee di interconnessione con i Paesi esteri e assegnare l’import di energia.
Dunque abbiamo trovato il responsabile? Siamo di fronte ad incapacità, o altro?
Se fossimo dei malpensanti ci verrebbe da pensare alla strana coincidenza di questo evento così anomalo proprio mentre attendono l’approvazione decreti importanti riguardanti il settore dell’energia, come quello per il cosiddetto riordino del settore del ministro Marzano e quello, già in vigore, ma in attesa di approvazione e in discussione proprio in questi giorni al Senato.
Non a caso proprio martedì scorso il Gestore della Rete è stato ascoltato dalle Commissioni Industria, Ambiente e Territorio in merito al decreto 239 del 29 agosto. Un piccolissimo decreto, di soli due articoli, ma che sospende tutte le leggi in vigore che ci tutelano dalle emissioni nocive delle centrali fuori norma fino al 31 dicembre 2004.
Ciò che è emerso dall’audizione, è che nel corso degli anni, dal 1999 al 2002 sono state fermate centrali termoelettriche per oltre 11.000 MW per una loro ambientalizzazione, che in alcuni casi si accompagnerebbe anche ad un loro ripotenziamento. Anziché procedere celermente al loro recupero secondo le Direttive Europee (in questo modo accontenteremmo anche coloro che invocano nuove centrali), si sta concedendo di inquinare in nome del fabbisogno energetico.
Le norme a cui il Gestore, sostenuto dal Ministro Marzano, chiede di derogare, sono il DPR 203/88 che limita le emissioni di biossido di zolfo e azoto, particelle sospese; il Decreto 60/02 per ulteriori limiti agli ossidi di azoto, particelle sospese; il DL 152/99 che limita le temperature degli scarichi in mari, canali artificiali, laghi, fiumi, corsi d’acqua. Purtroppo il Gestore si lamenta perché non è ancora stato inserito anche il Decreto 23/4/98 riguardante le temperature delle acque allo scarico nella Laguna di Venezia, e ne chiede l’introduzione.
Ecco cosa c’è in gioco quando l’Italia va in black out mentre è al minimo di potenza richiesta, facciamo male a pensare male?

 
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