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Black block e Indignados: pedine del nuovo ordine mondiale?
Armando Pascale tratto da http://ildemocratico.com/2011/10/16/black-block-e-indignatos-pedine-del-nuovo-ordine-mondiale/

“I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senza armi” recita la nostra Carta costituzionale. Sabato 15 ottobre le televisioni di tutto il globo hanno rimbalzato le immagini di una città eterna in stato d’assedio: lacrimogeni, idranti, bombe carta, banche e uffici presi d’assalto. Il frammento italiano della rivoluzione mondiale degli indignados ha assunto un contenuto atipico rispetto alle parallele manifestazioni consumatesi in ogni angolo del mondo. Dalla vecchia Europa all’altra sponda dell’Atlantico le manifestazioni sono state caratterizzate da un anima pacifica, almeno nei limiti del possibile per una manifestazione che coinvolge grandi masse. Si potrebbe obiettare che a New York non sono mancati gli scontri con le forze dell’ordine ma, a onor del vero, nella grande mela la tensione persisteva da alcune settimane e lì la polizia  si è dimostrata fortemente risoluta ad arrestare centinaia di persone inquiete a pochi metri da Wall street. Ma si sa che la polizia nel paese della libertà non ha fama di essere particolarmente tenera.

A Roma invece le persone arrestate sono state 12. Pochine in proporzione ai milioni di euro di danni, alla risonanza mediatica degli scontri e all’effetto psicologico causato dalle immagini di questi nell’opinione pubblica. E pure da qualche giorno la Questura di Roma aveva lanciato l’allarme: alcune decine di facinorosi avevano già esternato le loro malsane intenzioni sui blog della rete e alcuni bus sono giunti nella capitale già colmi di giovani incappucciati in perfetto stile “black bloc”, secondo una terminologia nata poco più di un decennio fa a Seattle. Eppure l’azione preventiva delle forze dell’ordine ha fatto acqua da tutte le parti. Lo scrivente, da testimone oculare degli scontri di Piazza San Giovanni ha visto la longa manus dello Stato cedere gratuitamente  lo scettro del monopolio della forza a una centinaia di sedicenti crociati dell’indegnità globale. Le camionette della polizia si muovevano come guidata da un armata brancaleone su un campo di battaglia già devastato, girando su loro stesse come trottole impazzite, qualche timido spruzzo con l’idrante più adatto a un effetto scenico che a disperdere la folla.

Perché tutto ciò? L’Italia è divenuto ostaggio di un manipolo di violenti? Le forze dell’ordine nostrane sono davvero così inette da non saper affrontare un’emergenza annunciata?

La risposta a questi inquietanti interrogativi non è univoca ma, in linea di principio, è negativa. Si potrebbe avanzare la tesi, ardita ma non inedita, che all’interno di questi manifestanti vi siano infiltrazioni  “esogene” estranei al movimento. Come una sorta di moderni mercenari alcuni violenti potrebbero in realtà essere stati assoldati dall’alto, e con uno scopo ben preciso. Solo un’ennesima versione della teoria del complotto che vorrebbe screditare tutti i centri di potere costituiti? Non si può avere la presunzione fatale di rispondere a questa domanda senza adombrare il minimo dubbio. Tuttavia l’odore di marcio qualcuno l’aveva già percepito, alcuni mesi fa, nella culla del movimento indignado, quella Spagna che più di altri paesi europei ha sofferto la congiuntura economica mondiale.

Nel paese iberico l’apparente spontaneità del movimento è stata stroncata da un nome e un volto: quello di Enrique Dans. Studente modello, Dans ha studiato economia in atenei di eccellenza a stelle e strisce quali Ucla e Harvard. Indottrinato alle teorie consumistico-capitalistiche, il giovane spagnolo avrebbe poi avuto la sua “conversione sulla via di Damasco” a teorie decisamente più eterodosse. Peccato che Dans, autoproclamatosi condottiero della gente di Puerta del Sol abbia non solo un passato, ma anche un presente da collaboratore di gruppi finanziari multinazionali quali Barclays bank e Bancacivica. “Altri promotori del movimento 15M sono Javier de la Cueva, che ha lavorato a lungo con il quotidiano atlantista e neo-liberale El Pais, Carlos Sánchez Almeida, proprietario di un importante studio legale con sedi a Madrid e Barcellona, così come una serie di altri personaggi con collegamenti”. Il dato è tratto: il furore primaverile madrileno sarebbe stato solo la polveriera di un dissenso controllato e pilotato dall’alto. Una momentaneo valvola di sfogo per le masse che desse adito a piccoli cambiamenti socio-economici, inidonei a far collassare l’ordine economico mondiale che si sta combattendo. “manovrados” dunque, altro che “indignados”: migliaia di persone in balie di oligarchie del denaro che invece di abbattere l’iniquo sistema finanziario occidentale lo rafforzano nelle fondamenta.

Il 15 giugno un video in rete fa il giro del mondo. Durante un attacco dei mossos (la polizia  catalana) a un gruppo di manifestanti, in quel di Barcellona, vengono fermati 20 manifestanti violenti. Ma non appena questi vengono riconosciuti, vengono solamente allontanati dalle forze dell’ordine dopo una breve discussione verbale. Ecco allora che qualcuno ha denunciato la “teoria degli infiltrados”, ovvero dei mercenari assoldati per pilotare il movimento alla deriva o, comunque per sviarne gli scopi. Gli infiltrados sarebbero noti alla polizia e farebbero solo il loro “dovere”. Ma chi sono i mandanti? In Spagna si è parlato di banchieri e partiti minori (si ricordi che la miccia del movimento è stata la modifica della legge elettorale con il rialzo della soglia di sbarramento al 3%).

Ma l’ombra del nuovo (?) ordine mondiale delle oligarchie sulle manifestazioni iberiche non finisce qui. Si è notato come nella piazza di Puerta del Sol dove per giorni sono rimasti accampati gli indignati si siano presto formati dei particolarismi, partitici, sociali e addirittura sessisti. Piccoli comitati esecutivi di centri d’interesse pronti a sabotare le ragioni della piazza secondo il noto precetto “divide et impera”.

Questo agghiacciante background non è difficile da traslare in Italia dopo quello che si è visto a Roma sabato. I germi di un sabotaggio pilotato ci sono tutti anche nel nostro paese. Difendere lo status quo può spesso richiedere mezzi machiavellici. Ecco che allora le elite dominanti divengono capaci di qualsiasi macchinazione. Si può ipotizzare, alla luce delle incongruenze spagnole, che oggi in Italia qualcuno voluto prevenire un “golpe” troppo grande creando piccoli danni per prevenire danni maggiori. Infiltrare apparenti militanti violenti per diffamare un intero movimento e per demistificarne quella che probabilmente ne è la “giusta causa”. Dopotutto in Italia più che in altri paesi si respira un clima di insoddisfazione sociale , un’insofferenza al sistema politica, un anelito al cambiamento. Un mix esplosivo di congiunture, un terreno fertile per dare il “la” a una rivoluzione su grande scala. Ecco che allora le istituzioni, anche straniere in quanto timorose di un contagio, potrebbero avere interesse a far naufragare la barca prima che lasci il porto.

Solo un mucchio di cervellotiche elucubrazioni? Chi era a Piazza San Giovanni sabato potrebbe pensarla diversamente…

 


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