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E' italiana la smentita del big bang
L'articolo che falsifica uno dei pilastri portanti della
celebre teoria ha come prima firma Pasquale Galianni e può essere visto
a questo indirizzo
http://arxiv.org/abs/astro-ph/0409215
Di
seguito la traduzione di un articolo che spiega in cosa consiste la
scoperta di Galianni e dei suoi colleghi.
SP
Foto: Jane C.
Charlton (Penn State) et al., HST, ESA, NASA
31
Agosto 2006
L'immagine che non svanirà
Solo in rarissime occasioni una singola immagine ha cambiato la direzione di una disciplina scientifica. Ma nel caso della galassia NGC 7319 e del quasar "in posizione errata" che ha davanti, il significato è ineludibile.
Traduzione
di Stefano Pravato per www.disinformazione.it
Link
alla pagina originale
Torniamo ad occuparci di un'immagine di cui abbiamo già
discusso. Il primo ottobre 2004 la nostra Picture of the Day
includeva una fotografia ad alta risoluzione della vicina galassia NGC
7319, ottenuta dall'Hubble Telescope. Di fronte al denso nucleo
galattico si vede un quasar. L'ideologia prevalente non permette che un
quasar occupi quella posizione e la sua presenza minaccia di sbriciolare
una delle idee maggiormente care dell'astronomia istituzionale: il big
bang.
La giustificazione del big bang si appoggia sostanzialmente su
un'interpretazione di un fenomeno ben noto detto “redshift”.
Il termine si riferisce allo spostamento verso il rosso nello spettro
della radiazione proveniente dalle lontane galassie.
Molti anni fa, gli astronomi decisero che gli oggetti con
quel redshift dovevano essere in allontanamento dall'osservatore,
allungando in tal modo le proprie onde luminose. Questa
“interpretazione Doppler” del redshift permise agli
astronomi, basandosi sulle misure del redshift, di calcolare sia
le velocità che le distanze degli oggetti. Da questi calcoli, alcune
conclusioni discendono in maniera inevitabile. Se tutti gli oggetti con redshift
si stanno allontanando, l'universo deve essere in espansione. Se
l'universo si sta espandendo, l'espansione deve aver avuto un punto di
partenza – un'esplosione inimmaginabile che ha prodotto un universo di
galassie in allontanamento in ogni direzione dall'osservatore.
Il “Key Project” (progetto chiave) dello Hubble
Space Telescope ha datato questo evento: 13,7 miliardi di anni fa.
L'universo così concepito, non è sempre stato sempre così vecchio e
grande. Un balzo improvviso alla sua dimensione ufficiale è avvenuto
con la scoperta dei quasar, oggetti dotati del più grande redshift
tra tutti quelli presenti in cielo. Si tratta di oggetti con spostamenti
verso il rosso talmente grandi che la scala di misura degli astronomi li
pone all'esterno dei confini stabiliti in precedenza. E per essere così
distanti, devono essere molto più luminosi di qualsiasi oggetto finora
noto.
Queste conclusioni, per stessa ammissione degli astronomi, sono
inevitabili. E sono divenute la base della moderna cosmologia – la
cosiddetta “Regina delle Scienze”.
Ci sono stati, comunque, dei dissidenti. L'astronomo Halton
Arp, principale autorità in tema di galassie peculiari, mostrò prove
che i quasar non sono oggetti straordinariamente brillanti posti ai
limiti dell'universo. Sono invece fisicamente ed energeticamente
connessi con le galassie a loro prossime. Arp affermò che l'universo
non si sta espandendo e che non c'è mai stato nessun big bang. A causa
del suo dissenso, ha perso il tempo al telescopio a lui riservato e, per
continuare il suo lavoro, ha dovuto trasferirsi in Germania.
Mentre via, via, stiamo accumulando una visione ancora migliore dello
spazio remoto, le prove contro il big bang continuano ad accumularsi.
Quando si dispongono le galassie lontane in base alle loro distanze
determinate col redshift, esse appaiono disporsi in linee dirette
verso
Galassie con redshift molto differenti ma per altri
versi con forme similari aumentarono enormemente di dimensione al
crescere del redshift. E si scoprì che quasi ogni galassia
attiva possedeva in prossimità un numero di quasar superiore alla
media.
Quindi arrivò la fotografia con l'Hubble (vedi sopra), presa il 3
ottobre
Inoltre, come notato nella nostra precedente Picture of the Day, Arp e i suoi colleghi mostrarono che il quasar sta interagendo energeticamente con il materiale davanti alla galassia. La ricerca di Arp et al. che annunciava la scoperta può essere vista a: http://arxiv.org/abs/astro-ph/0409215
Pertanto
le congetture standard sul redshift non funzionano: il redshift
del quasar non può essere effetto di una “velocità di
allontanamento” o di una “espansione dell'universo” - si tratta
solo di una intrinseca e tuttora inspiegata qualità del quasar.
Ci si sarebbe aspettato che nella comunità astronomica le
campane d'allarme si mettessero a suonare, infatti gran parte delle
fondamenta si basano sulla presunta credibilità del suo punto di
partenza teorico. Ma le reazioni sono andate dal nonchalance alla
completa smentita. Le maggiori istituzioni scientifiche ci rassicurano
che nella cosmologia moderna va tutto bene. Una pubblicazione
scientifica dietro l'altra continua a trattare il big bang come se fosse
un fatto acquisito.
Le relazioni pubbliche, nella comunità scientifica, non
funzionano sempre in questo modo. Un quarto di secolo fa, quando
l'astronomo più famoso d'America, Carl Sagan, pubblicò il suo libro,
Cosmos, egli si espresse così sulla questione del redshift:
“Un irritante sospetto circola comunque tra alcuni astronomi, che
non tutto fili liscio nella deduzione, tramite effetto Doppler del
redshift delle galassie, che l'universo sia in espansione. L'astronomo
Halton Arp ha individuato casi enigmatici e preoccupanti in cui una
galassia e un quasar, o una coppia di galassie, pur essendo in apparente
collegamento fisico esibiscono redshift molto diversi...”
Questo riconoscimento di Sagan mostra un candore che si
ritrova raramente negli odierni trattati di astronomia. Continua Sagan,
“Se Arp ha ragione, i meccanismi esotici proposti per spiegare la
sorgente energetica dei quasar lontani – reazioni a catena di
supernova, buchi neri supermassivi e simili – risulterebbero non
necessari. I quasar non hanno bisogno di essere molto distanti. Ma
qualche altro meccanismo esotico dovrà essere trovato per spiegarne il redshift.
In ogni caso, qualcosa di molto strano sta succedendo nelle profondità
spaziali.”
E' sorprendente constatare che, durante il quarto di secolo
che ha seguito le parole di Sagan, in astronomia è andata
progressivamente consolidandosi un'interpretazione ideologica,
nonostante una crescente mole di dati avversi.
Le critiche indicano gli stanziamenti dei fondi di ricerca come causa principale. Recentemente, dozzine di scienziati, inclusi Halton Arp, Eric J. Lerner e Michael Ibison hanno firmato una lettera aperta alla comunità scientifica, argomentando che il dominio della teoria del big bang “si basa più sulle decisioni di ripartizione dei fondi che sul metodo scientifico.” Hanno scritto: “Oggi, praticamente tutte le risorse finanziarie e sperimentali in cosmologia sono dedicate a studi che si basano sul big bang. I fondi vengono solo da poche fonti e i comitati di peer-review che li controllano sono tutti in mano a sostenitori del big bang. Come risultato, il dominio del big bang in questo campo è divenuto auto sostenentesi, indipendentemente dalla validità scientifica della teoria.”
“Il sostenere solo i progetti rientranti nell'ambito
del big bang compromette un elemento fondamentale del metodo scientifico
– il continuo test della teoria tramite l'osservazione. Una tale
restrizione rende impossibili la ricerca e la libera discussione...”
Questa immagine di un quasar ad alto redshift davanti ad una
galassia opaca con basso redshift segna un punto di svolta per
l'astronomia moderna. Se prevarrà l'ideologia, l'astronomia, come
scienza, morirà; se i finanziamenti e le riviste si apriranno ai test
empirici e alla messa in discussione dei postulati, morirà il big bang.
Nel frattempo, la scienza deve aspettare ai bordi fino alla fine del
gioco dei poteri politici.