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economia
- Libro di Eugenio Benetazzo:
"DURI e PURI: ASPETTANDO UN NUOVO 1929"
Best
before 2012
di Eugenio
Benetazzo, autore di "Duri e Puri:
aspettando un nuovo 1929"
per Disinformazione.it
Siete tutti presi dalla preoccupazione dovuta al rialzo dei
tassi di interesse e del possibile inasprimento del conflitto militare
tra Israele e il Libano, ma nel nostro imminente futuro qualcosa di più
nefasto ed apocalittico aspetta il genere umano con il suo benessere e
certezze costruite.
E su cosa è costruito questo benessere e queste certezze ? Su quello
straordinario fluido nero che abbiamo chiamato petrolio che ha
consentito alla civiltà umana di prosperare ed evolversi con una
fenomenologia sorprendente senza precedenti storici.
Pochi sono a conoscenza del fatto che tra il 2001 ed il
2004 si è con molta probabilità raggiunto quello che i geofisici
chiamano il picco di produzione mondiale del petrolio. Con questo
termine si individua un momento storico della civiltà umana al quanto
buio e drammatico: per la prima volta dopo circa un secolo dalla nascita
dell’era petrolifera, la quantità estratta ed offerta dai paesi OPEC
e NON-OPEC non è più in grado di soddisfare la domanda complessiva dei
paesi industrializzati, creando un deficit giornaliero di circa 2/3
milioni di barili al giorno (destinati a crescere esponenzialmente anno
dopo anno).
La presenza di questo deficit quotidiano di qualche milione
di barili lo paghiamo già da alcuni anni con il lento e progressivo
rialzo del greggio che nei prossimi trimestri è destinato a varcare la
soglia dei 90 USD: scordatevi di rivedere in futuro il petrolio sotto i
50 USD. A compromettere ulteriormente lo scenario mondiale ci hanno
pensato anche Cina ed India, che svegliati da un lungo letargo
ancestrale, hanno completamente modificato il fabbisogno di
approvvigionamento mondiale di greggio.
Attenzione, evitiamo di fare confusione: il petrolio non
sta terminando dal punto di vista quantitativo, si sta semplicemente
esaurendo nella sua migliore consistenza qualitativa. Quello che infatti
viene volgarmente chiamato petrolio, e che estrattivamente parlando
viene indicato con il termine LCO (light crude oil), identifica una
convenzionale qualità di greggio priva di zolfo e molto fluida: tali
caratteristiche lo rendono pertanto molto facile da estrarre e
raffinare. Questo tipo di greggio costituisce solitamente il 35/40 % di
ogni giacimento: il restante è composto da petrolio pesante (ricco di
zolfo), bitumi e sabbie oleose (oli sands). Si sta esaurendo il greggio
leggero, quello che 140 raffinerie su
La maggior parte di noi è abituata a pensare che una
carenza di greggio sui mercati comporti, per esempio, un minore ricorso
all’utilizzo dei mezzi automobilistici, un pò quello che avvenne
durante le due crisi petrolifere del 73 e del 79. Peccato però che quei
due momenti di contrazione dell’offerta petrolifera avevano natura
politica e non strutturale come oggi.
Dobbiamo immaginare il sistema economico mondiale come un organismo
umano: per il primo, il petrolio è come l’acqua per il secondo, perciò
di importanza vitale. Un essere umano è composto per circa il 70 % di
acqua, quindi circa
Il sistema economico mondiale è analogamente uguale: per
collassare su stesso è sufficiente che venga a mancare appena un 5 %
della sua linfa vitale: il petrolio. Preparatevi perciò a LATOC ovvero
alla Life After The Oil Crash, un impensabile ridimensionamento e
trasformazione della vita umana per come siamo abituati a concepirla.
L’utilizzo dei mezzi automobilistici per trasportare merci e persone
è in realtà un problema secondario in quanto la prima area di attività
umana profondamente modificata sarà l’attività agroindustriale. La
produttività e fertilità dei terreni agricoli è cresciuta in ¾ di
secolo al tasso medio del 5 % all’anno proprio grazie al fenomenale
contributo della petrolchimica. Fertilizzanti, pesticidi, pompe di
irrigazione ed ogni sorta di attrezzatura agricola hanno consentito di
ottenere raccolti quantitativamente abbondanti ed impensabili rispetto
ai cicli naturali imposti dalla natura, raccolti che hanno permesso di
sostenere il tenore alimentare degli allevamenti intensivi e poter
quindi disporre e consumare generi alimentari di derivazione animale un
tempo impensabili.
Pensate solamente ai consumi di carne di 50 anni fa e
rapportateli a quelli odierni (tralasciando l’aspetto qualitativo).
Pensate a quanti generi alimentari raffinati e preconfezionati vengono
resi disponibili sottocasa grazie ai processi di surgelamento e di
trasporto dai lontani luoghi di confezionamento.
Questa è la vera essenza del traumatico mutamento epocale che ci
attende: l’insostenibilità dell’attuale sistema alimentare, e non
parlo di chi è abituato a vivere con un dollaro al giorno ed uno pseudo
pasto caldo alla settimana, ma della totalità dei paesi occidentali
industrializzati, che hanno potuto prosperare proprio in virtù di una
straordinaria abbondanza, ricchezza e varietà alimentare, mai vista nei
secoli precedenti.
Chi pensa di poter muovere un trattore John Deere da 900 CV
o una mietitrebbia New Holland del peso di oltre 15 tonnellate con i
pannelli fotovoltaici sul tetto della cabina del conducente è un povero
illuso. Illuso proprio come chi ritiene che le fonti di energia
alternativa (in realtà pienamente dipendenti nello sviluppo proprio
dallo stesso greggio) possano consentire di mantenere il nostro attuale
status evolutivo, in cui il 2 % della popolazione mondiale sostiene dal
punto di vista alimentare il restante 98 %.
Mi fanno sorridere ancor di più le fantomatiche risorse del futuro,
come l’idrogeno o il bioetanolo, spacciate come la salvezza del genere
umano. Non possono essere implementate come strategie sostitutive senza
la presenza abbondante ed a buon mercato del greggio. Per ottenere
Per circa 75 anni un’abbondanza smisurata ed irripetibile di greggio convenzionale disponibile a costi irrisori ha consentito al genere umano di esplodere demograficamente attraverso uno slancio evolutivo senza precedenti storici che ha permesso il raggiungimento di elevati standard di vita: ma quest’epoca sta per finire. Quest’epoca è ormai giunta al suo naturale declino. Già entro i prossimi cinque anni (2012) potremmo percepire le prime conseguenze macroeconomiche sull’intero pianeta che colpiranno prima la sfera economica della nostra vita e successivamente la nostra capacità di sostentamento alimentare conosciuta fino a qualche anno prima.
Eugenio
Benetazzo
Tratto dal tour itinerante di BLEKGEK
www.eugeniobenetazzo.com/tour.html
Avviso: a tutti gli scettici che pensano che la festa non
possa finire e che quanto esposto sopra siano esagerazioni o
preoccupazioni infondate, consiglio di andarsi a studiare le teorie ed i
modelli di esaurimento petrolifero di Hubbert e Campbell, oltre a tutti
gli approfondimenti sulla reale economicità ed implementazione
gestionale di qualsiasi fonte di energia rinnovabile.