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Beppe
Grillo: “riprendiamoci quelle parole”
Tratto da “La Repubblica” 20
giugno 2004, visto su www.megachip.info
Vorrei
aderire alla Casa della libertà, ma a quella vera, vorrei intitolare
“forza Italia” il mio prossimo spettacolo, ma forza Italia davvero.
L’Italia ha bisogno di più libertà e di una riscossa! Altro che
pulirsi il sedere con il tricolore, come gridò uno dei leader di questo
governo. Altro che “chi non salta, italiano è!”, come strillò per
strada un suo ministro, dopo aver mandato tremila italiani a rischiare
la pelle a Nassiriya. Cosa penseranno di questi ministri della vergogna
quei soldati che con il tricolore rischiano sì di saltare, ma sulle
bombe irakene?
Nel mio spettacolo chiedo: “Casa delle Libertà”? Ma vogliamo
scherzare? Siamo all’appropriazione indebita, all’“economia della
truffa”, come scrive l’economista statunitense J. K. Galbraith.
Secondo un altro economista statunitense, J. Stiglitz, domina
l’“asimmetria dell’informazione” (la teoria per cui prese il
Nobel): è l’approfittamento – non il profitto – di chi sa a danno
di chi non sa: per esempio quello dei top manager che sempre più spesso
saccheggiano azionisti, consumatori e Stato. Secondo Stiglitz dai
“ruggenti ‘90” rubano di più molti top manager - per esempio con
le famigerate stock option - di quanto mai possano sognar di rubare i
peggiori politici (http://www-1.gsb.columbia.edu/faculty/jstiglitz/). E
in Italia come reagiamo? Fuori i politici delle “convergenze
parallele”, dentro i pubblicitari, i top manager e gli avvocati della
“Milano da bere”! Dentro – purtroppo – non in adatti edifici
sorvegliati; dentro nel parlamento, nel governo, nella RAI.
Attenzione,
non parlo solo del furto dei soldi, ma di uno peggiore, il furto delle
parole. Mettiamo, per ipotesi, che costoro non abbiano mai rubato, evaso
le tasse, corrotto un finanziere o un giudice, maneggiato fondi neri,
società offshore, P2, tangenti, condoni. Ma le parole? Come la mettiamo
con il furto con destrezza delle parole? La lingua è il principale bene
di un popolo. Rubargliela è un delitto. Condoniamogli i delitti
finanziari, ma non perdoniamogli l’appropriazione indebita delle
parole!
La vera “Casa della libertà” (Freedom House) esiste da
sessant’anni, non da tre. Fu fondata da Eleanor Roosvelt e da altre
personalità statunitensi per promuovere la democrazia nel mondo. Il suo
rapporto annuale sulla libertà di stampa classifica le nazioni in
libere, semilibere, non libere. Nel 2004 l’Italia è passata da paese
libero a semilibero, scendendo al 74° posto, dietro a Benin e Botswana
(http://www.freedomhouse.org/research/pressurvey.htm).
In Europa, Turchia e Italia sono le uniche pecore nere, i due
Paesi semiliberi. Come può un Paese semilibero pretendere di insegnare
la libertà agli altri come vuol fare l’Italia in Irak?
Come
casi di “Deterioramento globale della libertà di stampa” la “Casa
della libertà” cita Bulgaria, Italia e Russia, degradate quest’anno
di una categoria. Per illustrare il degrado della libertà, la
direttrice del rapporto statunitense, signora K. D. Karlekar, cita per
nome e cognome il primo ministro italiano e il suo “enorme impero
mediatico”. Chi sono allora i cialtroni della libertà, quelli della
Casa statunitense o quelli della Casa italiana? Del resto la Casa
italiana è nata sulle tradizioni e con gli uomini di due aberrazioni
della libertà: il fascismo - insieme al comunismo reale tra le maggiori
negazioni della libertà in questo secolo – e la propaganda
commerciale invasiva e obbligatoria.
Per mascherare con la “Libertà” una compagnia di squali
della pubblicità, piduisti, mussoline e mussoliniani, fascisti di tutti
i tipi (post, ex, neo, ultra), xenofobi mangia bingo-bongo e pochi
clericali, non basta la faccia di bronzo, ci vuole un lifting al
titanio.
Denunciando le truffe della
pubblicità dicevo nel 1993: “Attenti! Mastrolindo è più pericoloso
di Craxi”. Oggi Mastrolindo e i suoi creativi si son presi il governo,
il parlamento, la RAI. I governanti di prima arraffavano soldi per fare
il partito. I governanti di adesso fanno il partito per difendere i
soldi arraffati. Cosa dirà Mastrolindo del rapporto 2004 della vera
“Casa della libertà”? “Spazzatura!” dirà? Come disse dell’Economist
che gli dedicò in due anni tre copertine - un record in 160 anni di
pubblicazioni. Minaccerà querele anche agli eredi della signora
Roosvelt come fece vanamente con l’Economist?
Se
la sua fede a stelle e strisce fosse vera, il portatore sano di
democrazia ribattezzerebbe la sua compagnia “Casa delle semilibertà”
e cercherebbe di riportare l’Italia al rating statunitense di paese
libero. Sapete che Cina, Russia, Italia, Cuba, Vietnam e Nord Corea
sono tra i pochi paesi dove il governo o il suo capo pagano ogni mese lo
stipendio a più di un migliaio di giornalisti? Ovviamente per
garantire la loro libertà.
E poi, perché “Casa delle Libertà”? Perché la libertà da
garantire non è una sola, quella di Mastrolindo. Sono molte! Quella di
Previti, di Dell’Utri, di Borghezio e della cinquantina di inquisiti o
processati o patteggiati o o prescritti o condannati che la CdL ha messo
al sicuro in parlamento. C’è un’altra “truffa innocente”: Forza
Italia. Da più di un secolo era l’incitamento degli italiani per i
nostri atleti nel mondo. Prima era di tutti, ora è stato sequestrato.
Non possiamo più usarlo, a meno di fare propaganda gratuita al partito
di Dell’Utri, Previti e Mastrolindo. “Forza Italia” non lo hanno
semplicemente privatizzato, ce lo hanno proprio rubato. Nelle
privatizzazioni di un bene pubblico, si paga un indennizzo. Dorian Gray
invece si è preso il malloppo e non ci ha pagato niente. Anzi, già che
c’era, si è preso anche il nostro colore – l’azzurro – e visto
che un colore non gli bastava, s’è acchiappato anche il tricolore.
Lui sa bene che nomi, marchi e logo di successo – es. “Marlboro” o
“Nike” - valgono decine di miliardi di euro. Lui invece “Forza
Italia”, il nostro azzurro e il nostro tricolore se li è acchiappati
gratis. Calcolando poco, diciamo mille euro a testa, Dorian Gray deve
agli italiani almeno 57 miliardi di euro, dieci volte più del suo
patrimonio. Ha fatto un colpo grosso, eh?
Dovremmo battezzare “forza Italia” pizze, gelati, cocktail, barche,
navi, spiagge, sentieri alpini, gatti, cani, cavalli, circoli culturali,
romanzi, bande, feste. Riprendiamoci il nostro “forza Italia”!
Questo bisogno mi è venuto con il mio spettacolo “Blackout”, mentre
spiegavo quanto l’Italia sia scesa in basso. Una ventina dei
principali indicatori internazionali di sviluppo ci danno in media al 35°
posto nel mondo. Altro che “nuovo miracolo italiano”!