|
Basi
militari americane: una storia di crimini e soprusi
di Antonella
Randazzo per www.disinformazione.it
- 18 gennaio 2007
Autrice del libro: "DITTATURE: LA STORIA
OCCULTA"
Gli Stati Uniti hanno oltre 800 basi militari sparse nel
mondo. Tale livello di militarizzazione globale viene giustificato con
l'esigenza di "sicurezza e protezione". Ma da chi? Chi sono i
nemici? E se gli Usa non sono capaci di proteggere nemmeno se stessi da
attentati aerei, a cosa possono servire questi enormi arsenali? Di
sicuro gli effetti della militarizzazione sono devastanti ovunque. Con
le basi militari, gli Usa introducono una cultura di guerra, di dominio
e di violenza. Ovunque avvengono crimini contro la salute, l'ambiente,
reati sessuali e di altro genere. Nell'esercito americano avvengono
almeno 14.000 casi di violenza sessuale ogni anno. Raramente i
responsabili subiscono un processo perché vige ovunque il principio
dell'extraterritorialità.
Nella base della Maddalena, in Sardegna, i danni ambientali
sono enormi. Nel settembre del 2005 è stato rivelato che i sottomarini
di attacco americani avevano gettato acqua radioattiva dai reattori,
inquinando il Parco marino internazionale delle Bocche di Bonifacio.
Invano l'allora deputato Mauro Bulgarelli chiese al Ministro
italiano della Difesa: "Quali i provvedimenti presi durante questa
delicatissima operazione?"[1]
Già nel dicembre del 2003, Bulgarelli aveva sollevato
domande sull'operato dei militari della base, ma incredulo si era
trovato di fronte ad un atteggiamento arrogante:
Sapete cosa ci ha risposto il comando del corpo militare italiano quando
ci siamo allarmati per il modo in cui vengono stoccate le armi atomiche
dalla Marina americana alla Maddalena? E quando ci siamo preoccupati per
le procedure relative allo scarico dei residui radioattivi? Ci hanno
risposto: "No comment". E' un insulto alla nostra sovranità
nazionale![2]
Nell'ottobre del 2003 si era verificano un incidente al
sottomarino nucleare Hartford, che aveva prodotto gravi danni. Le
conseguenze dell'incidente sono state tenute segrete, ma gli abitanti
avevano sentito un enorme boato. Anche nel 2000 si era verificato un
incidente nella base di Camp Darby, in seguito al quale furono evacuate
diverse armi, forse nucleari. La popolazione è tenuta all'oscuro di ciò
che avviene nelle basi, e non c'è alcuna protezione per la salute dei
cittadini.
In caso di incidenti, lungi dall'avanzare proposte di
giusto risarcimento, gli americani non ammettono nemmeno i danni
prodotti.
Nelle zone limitrofe ai poligoni si sono registrate morti
strane e sospette. Ad esempio, a Quirra, un paesino di soli 150
abitanti, 20 persone sono morte di leucemia o tumori emolinfatici. Anche
10 persone che avevano lavorato nella base sono morte di cancro. A
Escalaplano, un paesino di 2.600 abitanti, a nord del poligono, 14
bambini sono nati con gravissime malformazioni genetiche e patologie
rarissime.
I militari americani non riferiscono i particolari delle
loro esercitazioni, e si sospetta l'uso di proiettili all'uranio
impoverito.
Negli ultimi anni sono aumentati i casi di tumori ossei e alla mammella,
proprio dove si trovano i sommergibili americani a propulsione
nucleare, a
A cavallo tra il 1987 e il 1988... Ricordo che raccontai
al genetista delle altre due donne della Maddalena che avevano avuto
questo problema insieme a me. E lui mi disse che un'incidenza così alta
di anencefalie, secondo uno studio scientifico internazionale, era stata
riscontrata in una zona del Galles dove si effettuavano lavorazioni
industriali che provocavano l'emissione continua di radiazioni.[3]
Nonostante i crimini e gli occultamenti da parte delle
autorità militari americane, al ministro Arturo Parisi è bastata una
vaga promessa di ritiro dalla Maddalena, avanzata dal segretario alla
Difesa Donald Rumsfeld, per annunciare la "conferma
(del)l'affidabilità dei rapporti che ci legano agli Usa con la
conclusione in amicizia della presenza alla Maddalena".[4]
Ma le cose non sono da considerare così ottimisticamente come azzarda
il ministro. Innanzitutto le autorità americane, non riconoscendo
alcuna responsabilità di danni all'ambiente e alle persone, non parlano
di bonifica né di risarcimento, e le intenzioni di ritiro sono vaghe e
non escludono il permanere del controllo militare americano sulla zona.
Le dichiarazioni di Rumsfeld sono seguite alle proteste molto decise da
parte della popolazione sarda, che è ormai stufa dell'occupazione
militare che è costretta a subire.
Dagli anni Cinquanta il governo italiano ha dato mano
libera all'installazione di basi militari americane. Il potere
attribuito agli Usa è enorme, se si pensa che non sono tenuti a
precisare né l'ubicazione della base né le attività che si svolgono
all'interno. Ciò è anticostituzionale perché viola gli articoli 80 e
87, che prevedono la sovranità su tutto il territorio dello Stato.
Il nostro territorio è disseminato di basi americane: Ghedi,
Sigonella, Aviano, Camp Darby, Pisignano ecc.; le basi sono
complessivamente
La base militare di Sigonella, in Sicilia, è fornita di
bombe atomiche, e produce un alto grado di inquinamento, spreco di
energie e di acqua. La base, creata nel 1984, ospita l'Helicopter Combat
Squadron Four HC-4 Black Stallion, dotato di nove elicotteri pesanti
MH-53E Sea Dragon per trasportare uomini, mezzi e munizioni. Lo
squadrone partecipa alle operazioni militari americane in Europa, Africa
e Medio Oriente. E' anche impegnato in operazioni belliche in
Afghanistan e in Iraq. Le testate nucleari sono del tipo B 43, B 61, B
83, con potenza distruttiva variabile da 1 kiloton a 1,45 megaton.
Sul territorio italiano sono presenti parecchi missili a testata
nucleare. Soltanto nella nave-balia Uss Emory S.Land, ormeggiata nelle
acque di Santo Stefano ci sarebbero ben 34 missili a testata nucleare.
Nel 2003 sono partiti i missili contro la popolazione
irachena in spregio all'articolo 11 della nostra Costituzione che "ripudia
la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e
come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali"
Nel luglio del 2006 il governo israeliano chiese agli americani armi
"speciali", che sarebbero partite dalla base italiana di Camp
Darby (base posta fra il porto di Livorno e l'aeroporto di Pisa). Questa
base nacque da accordi fra Italia e Stati Uniti conclusi nel 1951.
Da Camp Darby sono partiti i missili contro l'Iraq e contro
La base militare di Camp Darby ha assunto un ruolo
importante nelle guerre del Mediterraneo, e rappresenta uno dei più
grandi arsenali che gli Usa hanno all'estero. Nel 1991 quasi tutte le
munizioni utilizzate durante la "Tempesta del deserto"
provenivano da Camp Darby, come anche gran parte di bombe e granate
utilizzate per la guerra in Kosovo e in Iraq. Dal 1990 al
L'uso bellico delle basi sul territorio italiano, di cui gran parte
della popolazione è all'oscuro, è una delle tante prove che l'Italia
è un "paese a sovranità limitata",
le cui autorità sono corresponsabili dei crimini che gli Usa
stanno commettendo in molti paesi del mondo.
Ovunque nel mondo, in Iraq come in Afghanistan, in Romania,
Bulgaria, Polonia, Italia, Pakistan, Singapore, Malesia, Filippine,
India, Australia e persino in Vietnam, gli Stati Uniti stanno
progettando nuove basi militari per accrescere il loro potere strategico
e il dominio nel mondo.
A Vicenza la popolazione è costretta a subire la creazione di un'altra
base americana. Il nostro governo si è sentito obbligato a rispettare
un trattato stipulato 60 anni fa e che oggi non ha più ragione
d'essere. Il presidente del consiglio Romano Prodi ha sostenuto che
l'Italia "deve rispettare gli accordi presi", ma non ha
precisato che si tratta di accordi stipulati nel dopoguerra, e che
appaiono oggi semplicemente assurdi.
Anche in molti altri paesi del mondo le popolazioni sono
costrette a subire l'occupazione militare americana.
L'isola di Okinawa, nell'arcipelago giapponese, è di fatto una colonia
militare americana da oltre 58 anni, occupata da ben 38 basi militari
americane.
Le basi americane assolvono a diversi scopi: sono basi strategiche da
cui far partire le operazioni belliche, ma sono anche punti
militarizzati per controllare la popolazione. Per assolvere quest'ultima
funzione sono maggiormente militarizzati i paesi sconfitti durante
l'ultima guerra mondiale (Germania, Italia, Giappone), e quelli in cui
attualmente gli Usa stanno cercando di sottomettere la popolazione
(Afghanistan, Iraq, alcuni paesi dell'Africa e dell'Asia). Dal
dopoguerra, l'Italia (come
La presenza delle forze americane in Italia garantisce un importante sostegno psicologico ai governi filo-occidentali di fronte alla minaccia dell'aggressione sovietica e costituisce l'evidente testimonianza dell'alleanza americana. Ciò d'altro canto contribuisce alla stabilità politica. Il ritiro delle forze sarebbe seguito da uno sviluppo di sentimenti neutralisti.[6]
Per "stabilità politica", le autorità americane
intendevano "subordinazione agli Usa". Si trattava di occupare
militarmente zone la cui popolazione doveva essere costretta a subire la
presenza di militari americani, come un continuo avvertimento su chi
avesse il vero dominio del territorio. Di fatto, dopo
Nella base di Okinawa, da quando è stata istituita (1945), avvengono
ogni sorta di violenze e crimini. Per giustificare la massiccia
militarizzazione del Giappone, le autorità americane parlavano di
"garanzia di sicurezza e pace", ma le popolazioni vivevano il
fenomeno come un'occupazione militare, che perdura ancora oggi.
L'articolo 5 del trattato di sicurezza nippo-americano sosteneva che lo
scopo delle basi militari era di "difendere il Giappone", ma
non si specificava né da chi né come, ed era implicito che dovessero
farlo necessariamente le truppe americane.
Negli anni Sessanta soltanto ad Okinawa c'erano 117 basi
militari, diventate 42 negli anni Novanta. Fra il 1972 e il 1995 i
soldati americani commisero 4716 crimini, in parte si trattava di
violenze sessuali. I casi di violenza sessuale erano molto maggiori di
quelli denunciati, in quanto molte donne si vergognavano a sporgere
denuncia. Il Pentagono permetteva che i soldati colpevoli di violenze
sessuali non subissero alcuna condanna. La rivista Nation
denunciò che "coprire crimini sessuali è una precisa linea
politica del Pentagono".[7]
Nel settembre del 1995 suscitò molta rabbia e indignazione lo stupro di
una bambina di dodici anni da parte di tre soldati americani. La polizia
di Okinawa identificò i tre colpevoli, ma non poté arrestarli perché
doveva rispettare il principio di "extraterritorialità",
secondo il quale i soldati americani possono essere processati soltanto
da tribunali americani. Ciò permette alle autorità americane di
rendere impunibili i loro soldati. Nonostante le proteste della
popolazione, i soldati americani non pagarono per lo stupro della
bambina, e dopo il 1995 i casi di violenza sessuale aumentarono. Un
insegnante di scuola media superiore, Ben Takara, chiese alle sue alunne
se fossero mai state molestate dai soldati americani e un terzo delle
ragazze rispose di sì.[8]
Nella base di Okinawa avvengono esercitazioni con granate
d'obice, che provocano gravi danni ambientali e incendi nelle foreste.
Inoltre, viene prodotto inquinamento acustico, che ha provocato danni
all'udito in molti abitanti dell'isola.
Sull'isola di Torishima, a
Oggi nelle basi americane continuano le esercitazioni che
producono danni alla salute e all'ambiente, e le violenze e prepotenze
contro la popolazione. La retorica di Washington vorrebbe far credere
che le basi hanno motivazioni etiche:
La nostra presenza preventiva garantisce la stabilità... La presenza
delle forze armate americane... favorisce anche lo sviluppo
democratico... offrendo un esempio chiaro e tangibile del ruolo
apolitico dei militari americani.[9]
Per capire la verità occorre considerare i fatti, cioè
che ogni base americana rappresenta un pericolo per la vita e il
benessere delle popolazioni, e che i militari americani sono posti al di
sopra delle leggi del paese che li ospita. Occorre temere il proliferare
di questi centri della morte e del segreto che aleggia in essi. Si
tratta di luoghi di potere e di guerra. Come osserva lo studioso Chalmers
Johnson: "(C'è) una grande strategia volta a preservare o
addirittura accrescere il potere americano... Ciò diventa chiaro
allorché volgiamo la nostra attenzione ad alcune delle attività
segrete in tutto il globo... di cui il Pentagono è a perfetta
conoscenza ma di cui altri organi del governo e la popolazione tutta
sono completamente all'oscuro.[10]
[1]
http://www.forzearmate.eu/dblog/articolo.asp?articolo=82
[2]
http://www.amnistia.net/news/articles/corsdos/soumarin/eauradioact_901.htm
[3]
Fonte:
[4]
Liberazione, 9 settembre
2006.
[5]
Il Manifesto, 23 luglio
2006.
[6]
Perrone Nico, Perché uccisero
Enrico Mattei, Edizioni L'Unità, Roma 2006, p. 58.
[7]
Nation,
1 luglio 1996.
[8]
Newsweek,
14 ottobre 1996.
[9]
Department of Defence, United
States Security Strategy for the East Asia-Pacific Region,
[10]
Johnson Chalmers, Gli ultimi
giorni dell'impero americano, Garzanti, Milano 2001, p. 101.