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economia
- Azionisti di Bankitalia
Banca d’Italia
Savino
Frigiola - da http://saba.fateback.com/articoli/truffaresiduipassivi.htm
La Banca d’Italia, dopo l’ultima legge bancaria, è
divenuta una Spa totalmente privata, le cui quote sociali, caso unico
nelle ex banche d’emissioni europee, attualmente socie della BCE, sono
detenute solo da alcuni gruppi bancari ed assicurativi, anch’essi
privati.
Da ciò deriva l’insanabile e di gran lunga il più
devastante conflitto d’interessi esistente poiché, la B. I.
attraverso la vigilanza e sorveglianza, che ancora detiene sull’intero
sistema bancario e creditizio, compreso sulle banche sue socie, esercita
in assoluta autonomia il controllo economico e monetario dell’intera
Nazione, secondo propri fini, disgiunti, diversi e spesso contrastanti
da quelli governativi. In questa situazione il ruolo dei politici,
eletti democraticamente, in campo economico è ridotto a quello di
semplici comparse mosse dall’attenta regia del privatissimo Istituto
di Via Nazionale, retto da organismi autocratici ed autoreferenziali. Le
pesanti polemiche esistenti in campo finanziario e monetario, sono tutte
imputabili a questa degenerata situazione, forzatamente in atto sul
teatro della politica economica nazionale, giacché la vigilanza, oltre
che nei confronti delle altre banche, viene svolta anche presso quelle
socie di Bankitalia stessa.
Il Governo se intende veramente governare le sorti del
Paese e mantenere gli impegni assunti con gli elettori, deve agire
risolutamente e rapidamente per trasferire da Bankitalia
all’Esecutivo, che avendone avuto il mandato risponde del suo operato
ai cittadini, la vera guida economica e per conseguenza anche quella
politica dell’intera Nazione.
A riprova del conflitto istituzionale, Antonio Fazio,
convinto di dover esercitare il ruolo di Governatore dell’Italia
intera, invadendo campi non propri per distogliere l’attenzione dalla
sua chiacchierata istituzione che governa, discredita pubblicamente
l’operato dell’Esecutivo politico sostenendo, senza alcun pudore,
che per rilanciare l’economia nazionale occorre destinare più risorse
per rimettere in moto i cantieri delle “Opere Pubbliche” e ridurre
il debito pubblico nazionale.
Simili affermazioni rappresentano delle ovvietà se
profferite da un profano, ma sulle labbra del Governatore suonano come
una beffarda provocazione..
Per ottemperare le accorate esortazioni del Governatore
Fazio e quelle inerenti al “mezzogiorno” del Presidente Ciampi,
nonché Governatore Onorario di Bankitalia, occorre che il Governo,
in proprio ed in nome e per conto delle altre Pubbliche
Amministrazioni, agisca rapidamente per rientrare in possesso delle
ingentissime somme corrispondenti ai famosi “Residui Passivi” (si
parla di oltre 600 mila miliardi di Lire, 110 mila miliardi solo nel
1995) allora versate ed ancora giacenti proprio nelle casse della
Banca d’Italia.
L’operazione in sé risulta di vitale importanza giacché
questa gigantesca massa monetaria liquida ed utilizzabile, sottratta
dalla circolazione, della quale mancanza ne risente pesantemente
l’economia dell’intero mercato, era destinata proprio alla
realizzazione delle opere di pubblica utilità.
Questa macroscopica operazione, realizzata
progressivamente, con la benedizione dei governi di sinistra e con
quelli a guida di esponenti bancari, ha determinato :
- la progressiva deflazione sull’intero mercato nazionale
con la caduta degli investimenti strutturali e la mortificazione del PIL
(artatamente si continua a
confonde l’aumento dei prezzi per inflazione)
- l’impossibilità di poter destinare alla ricerca,
pubblica e privata, le indispensabili risorse finanziarie, della qual
cosa i soliti “soloni”,
oggi, ne denunciano le gravi conseguenze
- l’impoverimento generale dell’intero sistema economico
nazionale, sia pubblico che privato che si ripercuote direttamente ed
indirettamente su tutti i cittadini.
La situazione risulta ancor più grave se si considera che:
mentre la circolazione monetaria si è drasticamente ridotta, il debito
pubblico generato dall’emissione monetaria corrispondente alla somma
dei residui passivi congelati, è stato mantenuto in essere. (dalla
comparsa difensiva della Banca d’Italia chiamata in giudizio: “…come
visto, la moneta viene infatti immessa nel mercato … la Banca
d’Italia cede la proprietà dei biglietti, (che nulla le sono
costati, salvo le spese tipografiche ndr) i quali, in tale momento, come
circolante, vengono appostati al passivo nelle scritture contabili
dell’Istituto d’Emissione acquistando in contropartita, o ricevendo
in pegno, altri beni o valori mobiliari
(titoli del debito pubblico ndr)
che vengono invece appostati
nell’attivo”
Pertanto o lo Stato si riappropria di queste ingentissime
somme per aprire nuovi cantieri e mettere in sicurezza il disastrato
territorio, ma anche per riassettare il proprio bilancio, o deve
pretendere l’abbattimento del debito pubblico corrispondente
all’importo della massa monetaria sparita.
Ci si augura che le pattuglie dei “fazisti”, annidate
nei vari schieramenti politici, sia di maggioranza che d’opposizione,
non assumano il sopravvento all’interno della rispettiva compagine
politica esercitando il ruolo del Cavallo di Troia per conto di “bankitalia
& affini”. Ciò vale in primis per AN, in virtù delle proprie
radici politiche e culturali, (Quota
Novanta docet), non tanto per non ricoprire il ruolo, secondo la
visione poundiana, dei “camerieri
dei banchieri” , quanto per essere conseguenti al consenso
ricevuto dai propri elettori, sempre più sensibili alla giustizia
economica e sociale. Al danno non può essere aggiunto e sopportabile
anche la beffa.