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Once
we were bankers
di Eugenio Benetazzo
Once we were bankers, cioè una volta eravamo banchieri, così si
presenteranno tra dieci anni davanti ad una pinta di birra in un qualche
squallido pub di alcolizzati, molti consiglieri di amministrazione di
istituti di credito e di banche d'affari che sono destinati a fallire
nei prossimi trimestri. Ormai le prime pagine dei giornali si sprecano
con titoli sempre più drammatici del tipo siamo innanzi ad un altro 29,
i mercati collassano come nel ‘29, panico in borsa come nel '29 e così
via ricalcando su questo stile. E pensare che quando due anni fa
scrissi prima, “Duri e Puri: Aspettando un nuovo
Non siamo innanzi ad un altro 1929, ma già come scrivevo con inaspettato anticipo nel 2006, abbiamo di fronte un nuovo 1929, ovvero uno scenario macroeconomo di crisi globale che non ha precedenti storici e che non si può spiegare riduttivamente ancorandosi ai vecchi ed obsoleti modelli econometrici. Dalla Northern Rock alla Indymac, dalla Bear Stearns alla Fannie Mae, dalla Lehman Brothers alla AIG, troviamo un denominatore in comune: più grande è la banca, più la probabilità che essa sia stata oggetto di contagio finanziario tende ad aumentare. Già qui individuiamo un primo elemento distintivo: il 1929 vide una carneficina di piccoli istituti di credito cascare uno dietro l'altro quasi ad effetto domino, mentre i grandi colossi bancari di allora rimanevano relativamente immuni dal crash economico.
Nel 2008 assistiamo ad una
caratteristica situazionale esattamente opposta: più sono ridotte le
dimensioni della banca, più elevata diventa la presunzione di stabilità
finanziaria. Questo è una naturale conseguenza della gestione ordinaria
dell'attività bancaria per un piccolo istituto di credito: infatti
difficilmente quest'ultimo ha spinto all'estremo l'erogazione dei mutui
ad intervento integrale, difficilmente ha rapporti ed interessi
strategici con le grandi realtà bancari e difficilmente, infine, ha
ideato e progettato prodotti finanziari strutturati con il fine unico di
ottenere ingenti facili profitti e sodomizzare contemporaneamente con
grande eleganza la propria clientela. Ecco perchè ho sempre appoggiato,
per esempio, il circuito del credito cooperativo (attenzione però che
nel cesto ci potrebbe essere sempre qualche isolata mela marcia).
Per ritornare in argomento
sappiate comunque che la crisi è solo all'inizio, tutt'altro che
passata ! Pensate all'estate scorsa, quando iniziarono le prime
avvisaglie dei subprime statunitensi: dai media nazionali ci venne
subito raccontato che non ci si doveva preoccupare in quanto l'Europa più
di tanto non era coinvolta. Le stime iniziali sulle perdite presunte
ammontavano a circa 250 MLD di dollari. Oggi siamo ad oltre i 2000 MLD.
Generalmente gli Stati Uniti anticipano gli altri mercati con sei/nove
mesi, perciò è presumibile aspettarsi nei prossimi mesi momenti poco
incoraggianti anche per la situazione finanziaria in Europa. Tanto per
dare qualche spunto di riflessione portiamo ad esempio il caso sovietico
con il governo russo che è dovuto intervenire per sostenere le prime
tre banche del paese: non da meno si è deciso di congelare le
quotazioni di borsa per due giorni consecutivi.
In Europa chi con certezza se la
sta passando molto male sono il Regno Unito e
A sentire gli insiders degli
Uffici Legali, anche l'Italia non se la passa così bene come le
discutibili rassicurazioni del Presidente del Consiglio a Porta a Porta
darebbero a pensare. Solo nella mia regione ci sono alcuni istituti di
credito con oltre 5.000 contratti di mutuo di ultima generazione in
sofferenza, alcuni sono riusciti a cartolarizzarli (scaricando quindi su
di voi il rischio di default), altri li hanno ancora sul groppone.
Prestate attenzione a sottoscrivere prodotti di liquidità con tassi di
interesse molti allettanti: rappresentano il disperato tentativo di
drenare liquidità dal mercato. Lo stesso Draghi ha cambiato in
meno di sei mesi le sue posizioni e convinzioni sulla crisi in atto.
Voglio riportarvi un esempio emblematico che mi ha visto partecipe in
prima persona: tre mesi fa una prestigiosa (si fa per dire) ed imponente
banca italiana non mi ha consentito di incassare per contanti un suo
assegno CIRCOLARE di 1.500 euro sostenendo che non aveva liquidità
sufficiente in cassa, invitandomi pertanto a tornare il giorno
successivo. I dipendenti della filiale pensavano fosse una candid
camera, ma quando mi hanno sentito chiamare il 112 per verbalizzare lo
stato di insolvenza, improvvisamente hanno fatto spuntare fuori
una mazzetta di banconote da 5 euro e qualche blister di monete da 2
euro e si sono letteralmente messi a contare sull'unghia euro su euro!
La crisi assumerà presto anche
un altro volto quando inizierà ad emergere anche il marcio del sistema
industriale anch'esso drogato e sovralimentato dal debito facile e dalle
promesse illusorie del turbocapitalismo sfrenato. Il ridimensionamento
dei fidi e delle esposizioni debitorie con il rientro forzato dagli
scoperti sta già facendo le sue vittime. Solo nella provincia di
Vicenza tre recenti casi eclatanti di imminente default industriale
hanno già colpito grandi aziende leader di mercato, passando dal
settore tessile a quello metalmeccanico.
L'effetto
detonatore finale tuttavia lo dovrebbero dare i Credit Default Swaps
ovvero i CDS, per non dilungarmi eccessivamente con terminologie
tecniche troppo noiose, li potete considerare come sofisticate polizze
assicurative che coprono il rischio per un sottoscrittore di un
obbligazione che la stessa non venga poi onorata alla scadenza
prestabilita. Ecco quindi come si spiega il comportamento
discriminatorio della FED riguardo ai recenti fallimenti e salvataggi:
alcune banche sono state nazionalizzate (quindi il popolo americano si
è preso in quel posto le perdite capitalizzando gli istituti), mentre
altre sono state abbandonate al loro destino. Questa strategia
discriminatoria è stata implementata sapendo benissimo che ci saranno
altre banche da salvare nei prossimi trimestri e soprattutto perchè il
fallimento di alcuni istituti come Fannie Mae o Freddie Mac avrebbe
comportato perdite per successivi rimborsi assicurativi legati ai CDS
notevolmente superiori agli aiuti federali.
La
Fed
e le altre banche centrali non so fino a dove si spingeranno: ormai è
una consuetudine ascoltare da più di un anno rumors del tipo sono state
immesse ingenti iniezioni di liquidità per stabilizzare il sistema.
Questo tipo di notizia viene presentata come se fosse una fenomenale
medicina per tutti i mali del sistema, ma purtroppo non è così ! Più
si vuole intervenire a sostegno del malato moribondo, più si
acconsentirà di farlo sopravvivere intubato ed alimentato
artificialmente. Solo una crisi dalle conseguenze ingestibili, proprio
come quella che stiamo vivendo, potrà gettare le basi e le condizioni
per ridisegnare e riorganizzare completamente ripartendo da zero sia il
sistema monetario che quello di accesso al credito. Ma questo
comporterebbe decretare la fine della globalizzazione e della
intoccabile influenza dei potenti banchieri del pianeta, a strepitoso
vantaggio di tutti i popoli della Terra.
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