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Aspettando il banco delle Giovani Marmotte
di
Eugenio Benetazzo – 9 aprile 2008
Con il termine inglese bank runs
si identifica una richiesta contemporanea e massiva di rimborso dei
depositi presenti presso un determinato istituto di credito. Le scene
che abbiamo visto l'estate scorsa innanzi alle filiali della Banca
Northern Rock rappresentano un tipico esempio di bank runs ovvero
traducendo letteralmente una corsa alla banca per prelevare il contante
ivi depositato. L'attuale congiuntura che stanno vivendo i mercati
finanziari del pianeta (innanzi alla peggiore crisi economica dal
dopoguerra ad oggi, secondo Alan Greenspan) sollevano non poche
considerazioni e perplessità in merito ai sistemi di tutela dei
depositi attualmente in essere per contrastare e gestire gli effetti di
una crisi strutturale dell'intero sistema creditizio. Consideriamo a
riguardo che alcune delle più grandi banche del mondo (ed in teoria
anche le più solide e sicure) sono state recentemente in prossimità di
un default finanziario, prospettiva impensabile fino a cinque anni fa.
Tralasciando l'analisi
macroeconomica già trattata in altre occasioni, ritengo interessante
soffermarmi sui modi e tempi messi in essere dal nostro paese
nell'eventualità che si verifichi un caso Northern Rock anche in
Italia. A riguardo infatti il nostro paese prevede per legge la presenza
di un organismo di garanzia che possa contribuire al mantenimento della
stabilità finanziaria evitando appunto comportamenti di bank running,
il nome di questo organismo viene riportato solitamente
sull'intestazione di ogni estratto di conto bancario: a proteggere i
depositi dei risparmiatori e correntisti italiani ci pensa il cosiddetto
FITD ovvero il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Il nome in sè
dovrebbe già rassicurare chi sta leggendo. In teoria dovrebbe essere
così. Ma siamo certi che anche una sua estrema applicazione pratica non
consenta il salvataggio di quanto depositato ?
Cominciamo con una buona notizia. L'unica, purtroppo, a mio giudizio.
L'Italia detiene l'assicurazione con l'importo maggiore (103.000 euro)
all'interno dell'Unione Europea a copertura dei depositi presenti presso
i suoi istituti di credito. Altri paesi europei sono molto meno virtuosi
di noi, in Francia, per esempio, la copertura è di 70.000 euro, in
Germania di 20.000 euro e nel Regno Unito circa 45.000 euro. Per una
volta tanto l'Italia eccelle sugli altri.
Quello che dovremmo conoscere
non è tanto il massimale assicurato dall'organismo di garanzia (che non
ha fatto altro che recepire una direttiva comunitaria la quale imponeva
un minimo di garanzia di almeno 20.000 euro), ma le modalità di
intervento del fondo di garanzia per far fronte alla stabilità e
solidità del sistema bancario italiano. Tanto per iniziare, sappiate
che questo fondo non è un contenitore di liquidità e risorse
finanziarie o meglio ancora non è una cassaforte che detiene oro, euro,
immobili e preziosi, come nell'immaginario collettivo si pensa tutt'oggi.
Niente di tutto questo. Nella fattispecie infatti il Fondo Interbancario
di Tutela dei Depositi è un consorzio obbligatorio di diritto privato a
cui aderiscono le circa 300 banche presenti nel territorio italiano
(tranne le banche di credito cooperativo che hanno a loro volta un
proprio fondo di tutela dei depositi).
Un eventuale intervento di questo fondo a copertura di un default
finanziario di un istituto di credito italiano si configura pertanto
come un intervento congiunto in comune partecipazione da parte di tutte
le altre banche che aderiscono al fondo attraverso l'immissione di
liquidità e/o fondi nel sistema o nella banca sventurata ormai in crisi
o insolvenza manifesta. In buona sostanza questo fondo è privo di
risorse proprie. Il fondo, che dovrebbe chiamarsi consorzio e non fondo
a mio modesto parere, si preoccupa di coordinare, a livello di
tesoreria, gli accantonamenti contributivi di cui ogni banca deve
rispondere in base al volume dei suoi depositi e ad uno specifico
livello di rischio. Questo tipo di approccio presuppone una lentezza di
intervento nell'effettuare eventuali rimborsi nel caso del fallimento di
un soggetto bancario, a causa della necessità di raccogliere i
conferimenti da parte delle varie controparti bancarie, sottolineando
invece una preoccupante inefficacia in caso di crisi strutturale
dell'intero sistema bancario.
Questa considerazione infatti
permette di intuire come agisce il fondo a livello pratico: se una banca
fallisce, tutte le altre intervengono per sorreggerla attraverso il
ricorso a fondi propri appositamente accantonati (o almeno che
dovrebbero essere stati prudentemente accantonati). Mentre nel caso di
una crisi strutturale del sistema (quella menzionata da Alan Greenspan),
quindi per esempio due grandi gruppi bancari che si trovassero in
situazioni analoghe a quelle della Northern Rock, il fondo risulterebbe
sostanzialmente incapace di intervenire. Questa incapacità deriverebbe
da uno stato di insolvenza che colpirebbe con effetto domino una
moltitudine significativa di banche aderenti al fondo incapaci a loro
volta di sostenere le prime in default.
In questa eventualità solamente un intervento pubblico potrebbe essere
in grado di salvare l'intero sistema bancario. Per l'ennesima volta
compare lo spettro del prestatore di ultima istanza che attualmente in
Italia ed in Europa non è ancora molto ben identificato ovvero il
soggetto che per ultimo dovrebbe essere in grado di mettere una pezza
finale al buco che si è venuto a formare. A riguardo allora ognuno di
voi tragga le dovute considerazioni sulla base di quanto proposto
recentemente in occasione del meeting Ecofin svoltosi in Slovenia,
all'interno del quale i banchieri centrali dell'Unione Europea hanno
proposto un memorandum of understanding dal quale si evince la totale
assenza di interventi con denaro pubblico a sostegno dell'azionariato
delle banche in eventuali default finanziari. Pertanto consiglio a tutti
di aprire il prima possibile un conto di deposito presso il Banco delle
Giovani Marmotte in quanto grazie alle fideiussioni di Zio Paperone
potremmo contare su una banca solida ed in grado di resistere anche ai
take over ostili da parte di Rockerduck: grazie alle competenze di Qui,
Quo e Qua, finalmente saremmo in grado di costruire un innovativo ed
inattaccabile sistema bancario.
Eugenio Benetazzo
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