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Banca
Mondiale "Sessant'anni di disastri. E' ora di voltare pagina"
Lettera di Alex Zanotelli a
James Wolfensohn e al direttore esecutivo Italiano Biagio Bossone
Tratto da www.retelilliput.org
Gentile dott.
Wolfensohn e dott. Bossone, nel giorno del sessantesimo compleanno della
Banca mondiale mi rivolgo a Lei, ed ai rappresentanti italiani
nell'istituzione che Lei dirige. Il mio non è un biglietto di auguri.
Vorrei ricordarvi quali sono le responsabilità e le cose che ci si
aspetta da una istituzione che raggiunge questa età.
La Banca mondiale investe 30 miliardi di dollari l'anno con il mandato
specifico di alleviare la povertà e avrebbe tutto il potenziale di
creare con questi soldi servizi sanitari, educativi, programmi agricoli
ed infrastrutture adeguate per i più poveri del mondo. Invece mi
accorgo con rammarico che continua a finanziare progetti energetici di
sfruttamento dei combustibili fossili nei paesi poveri, spesso condotti
dalle multinazionali più ricche del mondo, come la Shell o la BP o l'Agip,
che hanno dimostrato nel corso degli ultimi decenni di non avere alcun
impatto sulla lotta alla miseria. Più dell'80% dell'energia prodotta,
con i prestiti della Banca ai governi o direttamente alle imprese, è
infatti esportata, usata dai paesi ricchi, inclusa l'Italia. Non serve
ai poveri! Forse ancora più grave è il fatto che i soldi investiti
dalla Banca in questo settore hanno lasciato una scia di disastri
ambientali e sociali enormi, dalle fuoriuscite di cianuro in Perù o
Kyrghizistan alle espropriazioni delle terre e l'inquinamento delle
scarse risorse acquifere nei progetti petroliferi del Ciad. Gli esempi
abbondano. Sessant'anni dovrebbe essere l'età della saggezza. La Banca
Mondiale invece sta ostinatamente recitando ancora il mantra della
"crescita economica" ai critici delle sue politiche sostenendo
che i progetti petroliferi o minerari aiuteranno inevitabilmente i
poveri. Ma non è stato ormai dimostrato che 1.5 miliardi di persone,
nei 50 paesi al mondo, dipendenti maggiormente da petrolio, gas e
miniere, vivono con meno di 2 $ al giorno? Perché la Banca Mondiale non
vuole trarre le dovute conseguenze dai dati degli ultimi 40 anni che
rivelano che paesi del Sud del mondo con poche risorse naturali hanno
visto una crescita due o tre volte maggiore di quelli ricchi di risorse?
Sono
constatazioni che prendo dal rapporto Extractive industry review (Eir),
preparato dall'autorevole Emil Salim, frutto di tre anni di ricerche e
analisi in tutto il mondo, anche con il coinvolgimento della società
civile Internazionale e delle popolazioni colpite dagli effetti
disastrosi dei progetti.
Le raccomandazioni di questo rapporto sono a mio giudizio un'opportunità
immensa per bloccare una volta per sempre i finanziamenti da parte della
Banca per l'estrazione di petrolio e carbone a vantaggio soltanto delle
grandi multinazionali e dei consumatori del nord del mondo e potenziare
invece i finanziamenti necessari per progetti reali di lotta alla povertà.
Questo rapporto dimostra oggettivamente che la Banca non ha portato
sviluppo quando ha investito solo sui combustibili fossili, ma ha creato
più povertà, debito e conflitti.
Nei suoi 60 anni di attività la Banca mondiale ha sostenuto compagnie
petrolifere con un passato equivoco ed in paesi a regimi dittatoriali.
In paesi con scarsa democrazia, nessuna trasparenza e poco rispetto per
i processi legali, investire in petrolio, gas e progetti minerari ha
portato pochi benefici ai poveri, ma anzi ha aggravato la loro
situazione. Mi preoccupa molto la paurosa distruzione dell'ambiente che
i progetti promossi dalla Banca provocano. E questo è strettamente
legato alla crescente pauperizzazione. Lo hanno capito le migliaia di
sfortunati che ogni giorno muoiono vittime di progetti di sviluppo
sbagliati. Perché, a sessant'anni, la Banca mondiale si ostina a non
capirlo?
Dall'anno
della firma della Convenzione sul clima (1992) non è diminuita infatti
la percentuale di risorse finanziarie dei paesi del Nord - finanziatori
della Banca mondiale - che confluiscono nel settore estrattivo.
Ma i poveri non sono i più vulnerabili ai cambiamenti climatici? So che
numerosi studi sostengono che un innalzamento della temperatura di più
di due gradi al di sopra delle medie del periodo pre-industriali avrà
rischi maggiori sui poveri. Non si tratta di impedire ai paesi poveri di
usare le loro risorse. Credo che petrolio, gas e miniere non siano
prodotti fini a se stessi, ma mezzi per provvedere energia nella lotta
contro la miseria. E se questo non avviene la Banca mondiale deve
ripensare tutto il modello di sviluppo.
Sessant'anni di disastri, pagati soprattutto dai poveri, sono più che
sufficienti! Forse la raccomandazione più importante del rapporto è
che la Banca mondiale dovrà ridurre progressivamente fino
all'annullamento, gli investimenti nella produzione petrolifera entro il
2008, ed eliminare fin d'ora i sussidi per il carbone. La Banca dovrà
devolvere parte di queste risorse finanziarie liberate a favore di
investimenti per le energie rinnovabili, progetti di riduzione delle
emissioni di gas, investimenti in tecnologia pulita e in conservazione
dell'efficienza energetica. Il mercato mondiale riceverà così un
segnale importante che i soldi della più grande agenzia di sviluppo al
mondo non andranno più a finanziare le grandi imprese petrolifere
multinazionali.
I
paesi ricchi e finanziatori della Banca mondiale, come l'Italia, devono
invertire la rotta di 360 gradi e iniziare a premiare quei paesi che
rispettano i diritti l'ambiente - condizioni essenziali per una vera
lotta alla povertà - e non coloro che chiedono garanzie finanziarie per
coprire il rischi con soldi pubblici.
Sessant'anni
è il momento giusto per fare un bilancio. O oggi la Banca inizia a
diventare più saggia e a imparare dai disastri del passato, o è meglio
che vada in pensione. Centinaia di organizzazioni, movimenti di base,
religiosi, parlamentari che in tutto il mondo chiedono alla Banca
mondiale ed ai suoi direttori esecutivi di adottare le raccomandazioni
del rapporto Eir. E' questione di vita o di morte per due miliardi di
uomini e donne che non hanno futuro!