Home Page - Contatti - La libreria - Link - Cerca nel sito - Pubblicità nel sito - Sostenitori |
I semi del cibo a rischio, intervista al prof. Pietro Perrino
LETTERA APERTA
E’
un’emergenza: la Banca del Germoplasma di Bari è ad altissimo
rischio!
I semi di 84.000 campioni di piante agrarie ed affini d’inestimabile
valore stanno morendo
Banca
del Germoplasma di Bari
La Banca del Germoplasma
del CNR di Bari, fondata nel 1970, si trova in una condizione di
altissimo rischio. È l’unica in Italia, la seconda in Europa e tra le
prime dieci nel mondo su un totale di 1470. Conserva 84.000 accessioni
(campioni) di germoplasma, appartenenti a più di 60 generi e più di
600 specie di piante coltivate e specie selvatiche affini (parenti
strette di quelle coltivate), minacciate da erosione genetica e/o
estinzione. Lo scopo di questa lettera è di evidenziare l’importanza
del germoplasma per l’agricoltura, l’alimentazione e l’ambiente, e
conseguentemente di far comprendere perché sono nate le banche del
germoplasma, perché la Banca del Germoplasma di Bari è ad altissimo
rischio e perché bisogna intervenire per salvarla.
Germoplasma,
rivoluzione verde, sistemi agricoli e perdita di agrobiodiversità
Il germoplasma vegetale
conservato nelle banche di germoplasma è costituito principalmente da
semi di vecchie varietà di cereali, leguminose, ortive, foraggiere e
piante medicinali. Questo patrimonio genetico è stato reperito in tutto
il mondo, principalmente nei Centri di Origine delle piante coltivate
(aree geografiche dove le piante coltivate sono state addomesticate per
la prima volta) perché minacciato da erosione genetica e/o estinzione.
Le vecchie varietà, in realtà, sono delle
popolazioni (insieme di individui geneticamente diversi appartenenti
alla stessa specie), ritenute non molto produttive, ma caratterizzate da
una base genetica larga, che a partire dalla Rivoluzione Verde (anni
Quaranta e Cinquanta) sono state sostituite da varietà moderne
(costituite da individui geneticamente molto simili), ritenute più
produttive, ma caratterizzate da una base genetica molto ristretta e
concepite per sistemi agricoli industriali, ad alto impatto ambientale
e/o alto input energetico (arature profonde ed uso eccessivo di
fertilizzanti chimici, antiparassitari, erbicidi, irrigazioni, ormoni ed
altri inquinanti, uso della monocoltura, ecc.). Con la Rivoluzione Verde
i sistemi agricoli industriali hanno incominciato a prevalere su quelli
tradizionali, oggi ribattezzati sistemi ecocompatibili o sostenibili ed
a basso impatto ambientale e/o basso input
L’agricoltura
biologica produce quanto se non di più dell’agricoltura industriale
È ormai noto che
produrre di più con i sistemi agricoli industriali non significa
affatto realizzare un
Selezione,
domesticazione, serbatoio di risorse genetiche, banche di germoplasma
Gli agricoltori, per
millenni, dall’origine dell’agricoltura (10.000 anni fa), attraverso
la selezione (evoluzione sotto domesticazione), hanno creato migliaia di
varietà adatte a sistemi agricoli a basso
impatto ambientale, hanno cioè aumentato l’agrobiodiversità e creato
un serbatoio di risorse genetiche vegetali che, come già detto, la
Rivoluzione Verde ha drasticamente impoverito e che senza le attività
di salvaguardia delle banche di germoplasma sarebbe stato completamente
eroso.
La Rivoluzione Verde, responsabile dello sviluppo di sistemi agricoli
industriali ad alto impatto ambientale e basati sulle monocolture
(coltivazione di un’unica specie ed un’unica varietà di piante su
grandi estensioni) e l’uso di varietà molto omogenee, rappresenta una
minaccia continua alla biodiversità, sia di quella conservata ex
situ (nelle banche di germoplasma) sia di quella conservata in
situ (aree di origine). È per questo che quasi tutte le banche di
germoplasma sono state fondate negli anni Sessanta e Settanta, cioè
subito dopo che organismi internazionali, come la FAO, e studiosi di
tutto il mondo, incominciarono a notare e denunciare l’alta erosione
genetica determinata dalla Rivoluzione Verde. Infatti, all’epoca, gli
studiosi evidenziarono un terribile paradosso: da un lato i breeders
(miglioratori di piante agrarie) per creare nuove varietà avevano (ed
hanno) bisogno di diversità genetica (fonte di geni) e dall’altro la
coltivazione delle loro varietà, caratterizzate da una base genetica
ristretta, determinavano (e determinano) erosione genetica (perdita di
diversità genetica). Di qui la necessità di creare le banche di
germoplasma.
Importanza
delle risorse genetiche vegetali
La variabilità o
diversità genetica contenuta nelle vecchie varietà conservate nelle
banche di germoplasma è una risorsa dal valore inestimabile, è la
materia prima da cui partire per selezionare o costituire varietà
adatte a sistemi agricoli ecocompatibili, resistenti alle malattie,
avversità ambientali e cambiamenti climatici, inclusa la
desertificazione, siccità o scarsità d’acqua, oggi un problema
planetario. Questa diversità genetica, negli anni Cinquanta e Sessanta,
cioè non appena si incominciò a notare che la Rivoluzione Verde
causava perdita di agrobiodiversità, è stata in parte reperita e
conservata nelle banche di germoplasma con il fine di poterla salvare da
un’ulteriore erosione genetica o estinzione e di poterla utilizzare
come materia prima necessaria a continuare l’incessante lavoro di
miglioramento genetico delle piante agrarie. Oggi, si sta pensando di
fare miglioramento genetico partecipato, cioè miglioramento
genetico insieme agli agricoltori produttori e consumatori. Le banche di
germoplasma ,ancor più di prima, dovrebbero poter partecipare, fornendo
le risorse indispensabili a cogliere l’obiettivo.
Cosa
sarebbe successo senza le banche di germoplasma
Se, durante la
Rivoluzione Verde, questa diversità genetica non fosse stata raccolta e
preservata (conservata ex situ) nelle banche di germoplasma, si
sarebbe persa per sempre ed oggi non potrebbe essere più reperita,
perché non più presente nelle aree di origine. La Rivoluzione Verde
avrebbe vanificato completamente il lavoro di millenni degli
agricoltori. Le banche di germoplasma
Arrivano
gli OGM: un’altra minaccia alla biodiversità ed alle banche di
germoplasma
Le minacce alla
biodiversità sono aumentate con l’avvento della Seconda Rivoluzione
Verde (anniNovanta), cioè quella dell’ingegneria genetica o degli
organismi transgenici o geneticamente modificati (OGM). La lobby delle
multinazionali vede la diversità genetica in generale ed in modo
particolare quella preservata nelle banche di germoplasma come un
ostacolo alla diffusione e/o introduzione delle varietà di piante
transgeniche. Varietà ancora più omogenee di quelle prodotte dalla
prima Rivoluzione Verde e quindi per definizione ancora più vulnerabili
alle malattie, ai cambiamenti climatici e meno adatte alla Policoltura e
sistemi agricoli ecocompatibili.
Le
banche di germoplasma nel mondo sono a rischio
Tutto ciò spiega perché,
in generale, le 1470 banche di germoplasma del Pianeta soffrono per
mancanza di sostegno politico e scientifico, e quindi di finanziamenti
necessari al mantenimento e valorizzazione della diversità genetica
conservata nelle banche di germoplasma. Fanno eccezione 11 dei 15 centri
del CGIAR (Gruppo Consultativo sulla Ricerca Agricola Internazionale)
che sono delle vere e proprie banche di germoplasma (conservano ca.
650.000 accessioni di piante agrarie, foraggiere e forestali). Si tratta
di centri internazionali finanziati da paesi sviluppati e pertanto
privilegiati rispetto alle banche genetiche nazionali. Fa ancora
eccezione la recentissima Banca del germoplasma di Svalbard (Svalbard
Global Seed Vault, situata sull’isola norvegese di Spitsbergen, e
ufficialmente aperta il 26 febbraio 2008), in quanto è finanziata, così
si dice, dalle grandi compagnie. Questa banca ha chiesto o proposto ai
diversi paesi detentori di risorse genetiche vegetali (in pratica ai
paesi sedi di banche di germoplasma) di conservare un campione delle
loro risorse nella banca di Svalbard (definita anche Arca
dell’Agricoltura). È una delle altre trovate per continuare a drenare
risorse da paesi meno sviluppati (ma ricchi di risorse) a paesi più
sviluppati, già debitori (ecologicamente parlando) nei confronti dei
paesi meno sviluppati. Ma è anche una strategia per trasferire il
controllo del germoplasma di tutte le banche alle multinazionali.
Perché
la Banca del Germoplasma di Bari è a rischio
Nel 2002, la
ristrutturazione del CNR (Decreto Legislativo 30 gennaio 1999, n. 19,
pubblicato nella
Le
attuali autorità giudiziarie hanno ignorato le relazioni della
Consulenza Tecnica
Purtroppo, il nuovo P.M.
dott. XX ed il suo GIP dott. YY hanno archiviato il procedimento penale
per ipotesi di danneggiamento dei semi, istruito dall’ex P.M. dott.
DINAPOLI. In pratica, il GIP YY su richiesta del Procuratore Aggiunto,
XX, ha archiviato il suddetto procedimento concludendo che non c’è
dolo (art. 635 del c.p.) e non c’è danno (art. 452 del c.p.),
vanificando così il lavoro svolto dal Consulente Tecnico sull’all’accertamento
del danno. Inoltre, revocando la custodia giudiziaria dei “campioni
dei semi di riferimento”, cioè della prova del reato, ha tolto ogni
possibilità a chiunque di confermare o di smentire i risultati della
Consulenza Tecnica. Insomma, i semi stanno morendo, c’è
un’emergenza, ma viene archiviato tutto ed eliminata la prova del
delitto.
Bocciando, così, anche
tutto il lavoro svolto dalla precedente autorità giudiziaria.
Far
morire i semi delle banche di germoplasma non è un reato?
In particolare, il GIP
ed il P.M. per quanto riguarda il danno, sulla base dell’art. 452 del
c.p., concludono che non si può parlare di danno perché il germoplasma
non è equiparabile ad un prodotto medicinale. Pertanto, per queste
autorità giudiziarie, se distruggessimo (con o senza dolo) tutti i semi
di tutte le collezioni (oltre sei milioni di accessioni) di tutte le
banche di germoplasma del Pianeta (1470) non commetteremmo alcun danno e
quindi alcun reato.
Le
autorità giudiziarie della Procura di Bari ignorano anche le leggi sul
germoplasma
Ciò significa, ancora,
che la Legge 6 aprile 2004, n. 101 “Ratifica ed esecuzione del
Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per
l’alimentazione e l’agricoltura”, scaturita dalla Convenzione
sulla Diversità Biologica del 1993, per le autorità giudiziarie di
Bari sarebbe un optional. I miliardi pubblici investiti per creare le
banche di germaplasma e gli stipendi pagati ai ricercatori e personale
tecnico per il mantenimento e l’utilizzazione del germoplasma
sarebbero stati spesi inutilmente. La Legge n. 101, invece, sottolinea
l’importanza delle banche di germoplasma.
Una
storia assurda, ma vera
E’ una storia che è
iniziata nel 1999, con la ristrutturazione del CNR, e realizzata nel
2002, con la fusione dell’Istituto del Germoplasma (Banca del
Germoplasma) del CNR di Bari con altri quattro piccoli centri del CNR,
di Portici (NA), Palermo, Firenze e Perugia, non interessati alla
conservazione del germoplasma, ma all’ingegneria genetica e produzione
di piante transgeniche.
Questa fusione, come già detto, scatenò ovviamente una serie di
problemi alla Banca del Germoplasma. È nata così una storia che a fasi
alterne e discontinue ha visto anche l’interessamento di politici,
studiosi italiani e stranieri, inclusi alcuni organismi internazionali
(FAO) e alcune associazioni di categoria. Purtroppo il loro
interessamento è servito a nulla. Infatti, le battaglie non sono
riuscite ad evitare la fusione e il risultato è stato che il 30.11.2009
la Banca del Germoplasma, dopo 5 anni di sequestro (dedicati alla
riparazione e manutenzione straordinaria degli impianti del freddo delle
camere di conservazione e accertamento del danno subito dalle collezioni
di semi), con l’esecuzione del decreto di dissequestro dell’ex P.M.
dott. Marco DINAPOLI, del 26.10.2009, è stata restituita al CNR, cioè
a chi l’aveva messa a rischio. Non è una storia assurda?
La
Regione Puglia e possibili percorsi per salvare la Banca del Germoplasma
L’ex P.M., dott. Marco
DINAPOLI, non poteva fare diversamente, cioè non poteva non restituire
la Banca al CNR, in quanto nessuno, tranne il CNR, si è fatto avanti
con una proposta di acquisizione della Banca. Nel 2009, prima del
decreto di dissequestro, la Regione Puglia comunicò all’ex P.M. ed al
Presidente del CNR la disponibilità a verificare insieme ad altre
strutture presenti sul territorio possibili percorsi atti a garantire la
piena funzionalità della Banca del Germoplasma di Bari. Ma, per il
P.M., evidentemente, tale dichiarazione di intenti non era sufficiente
ad evitare la restituzione della Banca al CNR.
Il
CNR sta ignorando le prescrizioni
Il decreto di
dissequestro contiene numerose e stringenti prescrizioni, che il CNR sta
ignorando. Tra l’altro l’ex P.M. sottolinea che “La gestione
del germoplasma iure privatorum è oggi impensabile, alla luce
dell’evoluzione della normativa internazionale, statale e regionale”,
alludendo al Trattato Internazionale FAO, alla Legge italiana 6 aprile
2004, n. 101, al disegno di legge regionale sulla tutela delle risorse
genetiche ed al fatto che la proprietà del germoplasma è di chi ha le
capacità e la volontà di conservarlo e valorizzarlo. Quindi il
germoplasma non è necessariamente di proprietà del CNR, vista la
cattiva gestione e la messa a rischio. In altri termini, i semi, unici e
rari, conservati nelle 1470 banche di germoplasma sparse nel mondo sono
patrimonio dell’umanità.
Tavolo
tecnico della Regione Puglia
Purtroppo, il tavolo
tecnico sulla problematica della Banca del Germoplasma, voluto dal
Presidente della regione Puglia, Nichi VENDOLA, ed avviato nel 2008 dal
suo Capo di Gabinetto Avv. Francesco MANNA, a causa dei numerosi impegni
relativi alla chiusura e riapertura della legislatura del 2010 ha subito
una battuta d’arresto. Di conseguenza, il disegno di legge regionale
sulla tutela delle risorse genetiche non è stato tradotto in Legge e
l’interesse della Regione per salvare la Banca del Germoplasma,
attraverso un nuovo PROGETTO GERMOPLASMA, proposto dalla Regione, con il
coinvolgimento di altre istituzioni locali interessate, non si è
concretizzato.
Anche perché il CNR invece di presentare alla Regione proposte
credibili in tal senso, ha chiesto solo fondi, ignorando così la volontà
più volte manifestata dal Governatore Vendola.
L’archiviazione
ha significato l’annullamento delle prescrizioni
La conseguenza più
grave del decreto di archiviazione, del GIP YY, non è tanto il fatto
che non essendoci dolo la fa franca chi ha messo a rischio le risorse
genetiche, ma il fatto che sono decadute le prescrizioni, tra cui, la più
importante: l’immediata rigenerazione delle collezioni di germoplasma.
L’archiviazione del procedimento ed il conseguente annullamento delle
prescrizioni hanno vanificato, come già detto, tutte le attenzioni
poste dalla precedente autorità giudiziaria ed il lavoro svolto dalla
Consulenza Tecnica per accertare il danno subìto dalle collezioni di
germoplasma sequestrate. Non solo, in pratica è come se l’attuale
autorità giudiziaria avesse suggerito al CNR di stare tranquillo e di
non preoccuparsi delle prescrizioni ed in particolare della
rigenerazione del germoplasma che sta morendo.
A
parte la questione materiale, scientifica ed economica c’è quella
politica e morale
Al di là del dolo, del
danno subito dalle collezioni di germoplasma e delle leggi che
sottolineano l’importanza per l’umanità delle risorse genetiche
vegetali, conservate nella Banca del Germoplasma di Bari, come è
possibile che l’autorità giudiziaria della Procura della Repubblica presso
il Tribunale di Bari non si sia posta minimamente il problema di salvare
almeno i semi che non sono ancora morti? Cioè di salvare il salvabile?
Che cosa succederà se i semi della Banca di Bari moriranno
completamente? Come reagirà la collettività che nella Banca del
Germoplasma ha investito tempo, energie e denaro? Chi verificherà se il
CNR salverà i semi o li farà morire? È possibile che il destino dei
semi della Banca di Bari non interessi alle istituzioni? Che cosa
impedisce a queste d’intervenire?
Conclusioni
Data l’importanza del
germoplasma vegetale per l’agricoltura, l’alimentazione e
l’ambiente, e considerato che miliardi di semi di 84.000 campioni,
provenienti da tutto il mondo, stanno morendo e che però si possono
ancora salvare con un’immediata
rigenerazione, la Regione Puglia e tutte le istituzioni pubbliche e
private, direttamente ed indirettamente legate al settore agricolo,
alimentare, ambientale, economico, sociale, nonché politico e morale,
dovrebbero intervenire per salvare la Banca del Germoplasma di Bari.
Dottor
Pietro PERRINO
Bari, 23 settembre 2010
Dott. Pietro
PERRINO, Dirigente di Ricerca del CNR, già Direttore dell’Istituto
del Germoplasma
Tel/fax: 0805484406; cell. 3391915903; e-mail: pietro.perrino4@gmail.com