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Un
attentato elettorale? Qualcuno ci pensa
Giulio Garcia dal
sito di Megachip www.megachip.info
Visto su www.comedonchisciotte.org/site/index.php
Milano, 30 marzo 2006
Una bomba esplode a Villa S. Martino, residenza del presidente del
Consiglio. Berlusconi rimane ferito a una gamba, insieme a due passanti
colpiti dalle schegge del muro di cinta. Un sito arabo vicino ad Al Qaeda esprime giubilo per l'attentato, che colpisce i fedeli alleati di
Bush. La notizia fa il giro del mondo, le Tv e i giornali non parlano
d'altro. Tutto il paese si stringe compatto intorno al presidente del
consiglio, leader di maggioranza e opposizione si dichiarano “solidali
e preoccupati”. Il calendario elettorale è stravolto, salta di fatto
la par condicio, si aprono consultazioni con Ciampi per capire se è il
caso di rinviare il voto. Le elezioni si tengono in un clima tesissimo,
Forza Italia è il primo partito, e così la CdL vince di stretto
margine alla Camera. A Berlusconi rimane la scelta se fare di nuovo il
presidente del Consiglio o puntare alla presidenza della Repubblica.
Questo, per ora, è uno scenario di
fantapolitica, forse l'unico che potrebbe portare il premier a
rovesciare i pronostici. Un'ipotesi anticipata peraltro da Cossiga,
grande esperto di ombre e occultismo politico, già il 1° marzo, quando
dichiarava: “ L'unico modo che Berlusconi ha per vincere è che
qualcuno gli organizzi un attentato contro ”.
Però invece l'idea che sia plausibile un attentato elettorale non è
fantapolitica, ma cronaca.§
Ieri,
infatti Martino, ministro della Difesa, dichiarava: “Attentati in
Italia alla vigilia delle elezioni? E' una eventualità che non può
essere esclusa - ha spiegato il forzista, secondo l'agenzia Adnkronos -
quanto accaduto in Spagna ci ha insegnato che il terrorismo
internazionale ama influenzare gli esiti politici dei nostri confronti
democratici.(…).
Se questo accadesse, ricompatterebbe il paese senza nessuna
esitazione".
Contemporaneamente, Gheddafi gettava
benzina sul fuoco: "Altre Bengasi o attentati in Italia? È
da aspettarselo, purtroppo". Lo afferma il leader libico
in un'intervista esclusiva a Sky Tg24 curata da Ilaria D'Amico.
Insomma, c'è qualcuno che ci sta pensando. Da oggi l'ipotesi di un
attentato elettorale (con il dichiarato fine di influenzare il risultato
delle urne ) è nell'agenda ufficiale di questo paese. Alla stregua
delle violenze di piazza a Milano, delle commissioni Mitrokhin e Telekom
Serbia, dei servizi paralleli di Saya, dello spionaggio elettorale dei
collaboratori di Storace.
In molti si sono esercitati, in questi anni, a discettare della natura
eversiva di Berlusconi. Questa è la prova del nove. Che farà il
premier quando - come probabilmente sta capitando adesso - i sondaggi
gli diranno che nemmeno l'uso del suo corpo come kamikaze mediatico,
introdottosi e fattosi “esplodere” nella tana del nemico, in
Confindustria, è sufficiente a vincere?
Quale sarà la sua arma da “fine del
mondo” che molti s'aspettano che tiri fuori?
Tra le tante anime di servizi segreti, c'è un'ipotesi che si fa strada.
C'è qualcuno che si sta muovendo secondo sperimentati schemi del
passato, pensando a un attentato – magari più dimostrativo che
sanguinario – con Al Qaida al posto delle varie brigate rossonere .
Contando magari su una “captatio benevolentiae” ovviamente non
dichiarata da parte di chi avrebbe vantaggi da questo sviluppo. Rimane
il problema di capire a chi – dopo le magliette di Calderoli – gli
italiani attribuirebbero la “colpa” politica di un attentato
islamico.
Certo se l'attentato non fosse islamico, ma mafioso – magari dopo la
cattura di Provenzano – allora il quadro diventerebbe decisamente
diverso. E le affermazioni di Martino sarebbero un presagio abbastanza
inquietante, già colto da qualcuno, come Jacopo Venier, del Pdci, che
ha commentato: "Le parole del ministro Martino sono di una gravità
assoluta: parlare in termini generici di attentati in Italia ed
associarli al periodo elettorale e ai tempi del ritiro delle nostre
truppe dall'Iraq, è un gesto di totale irresponsabilità”. Giusto. A
meno che non sia una previsione fatta sulla base di informazioni che noi
non abbiamo. E i servizi della Difesa invece sì.
Ps – Nell'intreccio di fantapolitica
abbozzato sopra, dopo circa un anno dall'ipotetico attentato a
Berlusconi, sul Washington Post esce un trafiletto nella pagina esteri:
“Pentito di mafia: così ci accordammo col premier per l'attentato a
Villa S. Martino”.
di Giulio Gargia