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Astaxantina:
la molecola del benessere
Prof.
Tommaso Addonisio
L’astaxantina
(A.) è un pigmento rosso presente in natura in numerosi organismi
viventi. Tuttavia la principale fonte estrattiva è vegetale, in quanto
viene esclusivamente sintetizzata dalla microalga unicellulare
Haematococcus pluvialis come sostanza fotoprotettiva per le proprie
cellule e spore.(8)
Questo carotenoide appartenente alla classe delle xantofille, è altresì
responsabile della colorazione di alcuni pesci, fra cui il salmone ed i
crostacei. Questi animali non essendo in grado di produrre A. la
introducono attraverso la dieta ovvero lo zooplacton che a sua volta lo
accumula a partire dalla microalga.
Un’altra fonte di produzione naturale utilizza la fermentazione del
lievito xathophyllomyces dendrorhous o l’estrazione del pigmento da
sottoprodotti di crostacei come: l’antartico Krill Euphausia superba.
Inoltre la A. può essere chimicamente sintetizzata.
La molecola di A. è simile a quella del carotenoide Betacarotene ma
piccole differenze strutturali, conferiscono grandi diversità nelle
proprietà chimiche e biologiche.(4)
I Carotenoidi (C.) sono una classe di pigmenti naturali liposolubili, se
ne conoscono circa 600 e si trovano principalmente nelle piante, nelle
alghe e nei batteri fotosintetici dove giocano un ruolo cruciale nel
processo fotosintetico. Si trovano anche in alcuni batteri non
fotosintetici (lieviti e muffe) dove svolgono una funzione protettiva
contro il danno da luce e ossigeno. I C. vengono incorporati dagli
animali solo attraverso la dieta e forniscono loro colorazioni
brillanti, agiscono come antiossidanti, e hanno un importante ruolo
nutrizionale essendo una fonte di vitamina A.
Strutturalmente
possiedono uno scheletro di quaranta carboni che può terminare con
gruppi funzionali contenenti ossigeno.
I derivati ossigenati sono noti come Xantofille mentre gli altri come
caroteni. Entrambe le classi di pigmenti condividono un tipico schema
strutturale, in cui l’alternarsi di singoli e doppi legami permette di
assorbire l’eccesso di energia contenuto in altre molecole, con
conseguente proprietà antiossidante.
Questi pigmenti proteggono le cellule e i tessuti da danni indotti dai
radicali liberi e in primis dall’ossigeno singoletto. (1) L’attività
antiossidante della A. si è dimostrata di gran lunga superiore grazie
alle caratteristiche uniche della propria struttura.
Caratteristiche
strutturali
La molecola di A. presenta una struttura chimica peculiare rispetto alle
altre xantofille.
L’A. nel suo stato naturale è solitamente associata con altre
molecole, è spesso complessata con proteine, o chimicamente legata ad
acidi grassi a formare esteri, meno spesso si trova in forma libera.
Ha un peso molecolare inferiore a 600Da ed è costituta da una lunga
catena idrocarburica insatura
ovvero possiede ben 13 doppi legami e anelli terminali che presentano
due gruppi; uno ossidrilico e uno chetonico. La sua simmetria e presenza
di gruppi polari le conferisce allo stesso tempo idrosolubilità e
liposolubilità.
Questa duplice natura e le ridotte dimensioni spiegano la facilità con
la quale l’A. è in grado di permeare le membrane cellulari, al cui
interno assume un singolare orientamento.
Una volta
penetrata all’interno del doppio strato lipidico infatti, tende a
posizionarsi trasversalmente; in questo modo l’effetto che produce è
intensamente stabilizzante e protettivo per l’intera membrana.
L’A. possiede dunque un alto coefficiente di lipo-idrosolubilità che
determina una farmacocinetica veloce.
Dopo assunzione orale la molecola viene rapidamente assorbita a livello
della mucosa duodenale sia passivamente che per diffusione e la rende
immediatamente disponibile nel circolo ematico (concentrazione massima
rilevata dopo 6 ore) e linfatico.
Attraverso quest’ultimo viene trasportata al fegato dove legandosi
alle lipoproteine viene distribuita ai vari distretti organici.
Un aspetto assai rilevante da attribuirsi al ridotto peso molecolare e
all’alta lipofilia è che l’A. riesce ad attraversare la barriera
emato-encefalica, esercitando i suoi effetti a livello di sistemi
difficilmente raggiungibili.
Attività
e Meccanismo di Azione
Le proprietà principali della
A. sono di contrastare e inattivare i dannosi radicali
liberi e quindi di possedere un elevato potere antiossidante.
L’ossidazione è un processo chimico al quale noi siamo costantemente
esposti.
Buona parte degli stress ossidativi provengono dall’ambiente esterno.
Tra questi l’inquinamento, il fumo di tabacco, l’esposizione ad
agenti chimici, UV e altre fonti di radiazioni ionizzanti, ma la
restante quota deriva dal nostro metabolismo aerobio. Il metabolismo
produce infatti come sottoprodotti molecole profondamente instabili e
ossidanti; che includono radicali liberi e specie reattive
dell’ossigeno. Alcune
I radicali
sono molecole con elettroni spaiati e dunque altamente reattive che
innescano reazioni a catena e insieme agli ossidanti possono reagire con
varie componenti di una cellula vivente (proteine,
Dna, lipidi) alterandone la struttura chimica e determinando danni
notevoli.
Sebbene il nostro organismo abbia evoluto meccanismi di difesa e di
controllo contro le specie reattive dell’ossigeno e i radicali liberi,
(antiossidanti endogeni come gli enzimi; superossido dismutasi,
catalasi, perossidasi o molecole ad attività antiossidante come
glutatione, l’ormone melatonina, e l’acido urico), non è
comunque in grado di contrastare totalmente il danno ossidativo che nel
tempo contribuisce all’invecchiamento ed all’insorgenza di diverse
malattie.
Molti stati patologici e processi degenerativi sono stati infatti
correlati all’azione dei radicali liberi, che inoltre sono
responsabili della depressione e inibizione delle difese e dei processi
riparativi dell’organismo. I radicali contribuiscono all’insorgenza
o progressione delle seguenti malattie: cancro, invecchiamento, stati
infiammatori, reazioni a farmaci e tossine, e altre condizioni morbose
che colpiscono il cervello,i globuli rossi, il sistema cardiovascolare,
la pelle, il tratto gastrointestinale e
l’apparato visivo.(3)
Il
meccanismo fisico attraverso il quale i C. agiscono “spegnendo”
l’ossigeno singoletto deriva dalla particolare disposizione alternata
dei legami, in cui la carica degli elettroni viene a trovarsi
delocalizzata sull’intera catena. Nelle cellule dei mammiferi sono
dunque in grado di provocare l’estinzione dello ossigeno singoletto e
dissipare l’energia come calore ed eliminare i radicali per prevenire
o terminare eventuali reazioni a catena.
Questo avviene trasferendo l’eccesso energetico di tali molecole alla
struttura elettron ricca dei C., che raggiungono uno stato eccitato
intermedio e tornano poi allo stato basale dissipando
il surplus di energia sotto forma di calore.(7)
Di contro l’A. possiede più di un meccanismo d’azione
antiossidante, ed è in grado sia di inattivare i radicali liberi, sia
di neutralizzare l’ossigeno singoletto e tripletto ed inibire tutti i
ROM.
L’A. rispetto alle altre
Xantofille già utilizzate come antiossidanti, producono un effetto di
gran lunga superiore, attribuitole dalla particolare struttura
molecolare precedentemente descritta.
La capacità
della A. di neutralizzare i radicali liberi risiede nell’intrappolamento
di quest’ultimi a livello della propria catena lipofila e il
conseguente trasferimento dell’elettrone spaiato alla porzione polare
che trasforma l’A. in una forma reattiva intermedia, in grado di
interagire con altre molecole antiossidanti idrosolubili.
Ulteriori attività della molecola di A. sono un potente effetto
antinfiammatorio e l’inibizione della lipoperossidazione al fine di
proteggere le membrane mitocondriali e il DNA dal danno fotoindotto.
Uno studio comparativo ha largamente dimostrato che l’A. è un potente
“spazzino” di ossigeno singoletto e la sua efficacia è il doppio
del beta carotene e della zeaxantina e
da 100 a 500 volte superiore all’attività promossa dalla
Vitamina E, nel prevenire la perossidazione degli acidi grassi.(4)
Applicazioni
e Aspetti Tossicologici
Una delle maggiori applicazioni
in campo medico della A. riguarda la sua somministrazione per
contrastare la comparsa dei tipici segni di senescenza cutanei, dovuta
all’azione dannosa dei radicali liberi.
Confermato il grande potere antiossidante della A. si sono indagate e
ampiamente dimostrate le sue qualità benefiche che contribuiscono al
mantenimento dello stato di salute. Molti studi preclinici hanno
valutato la tollerabilità e il profilo tossicologico della A.
sottoponendola a test mutageni e teratogeni.
I risultati hanno evidenziato alcuno effetto tossico, genotossico o
collaterale, definendo una molecola di grande sicurezza.
Sono stati successivamente condotte sperimentazioni
per chiarire il ruolo della
A. nelle neoplasie e i dati in modelli animali mostrano
esiti convincenti e stabiliscono che l’A. non solo è in grado
di modulare la progressione della malattia ma ne è essa stessa un
fattore preventivo e di protezione contro l’insorgenza. (2)
Infine sembra probabile un influenza dell’A anche sul sistema
immunitario, in quanto si suppone in grado di stimolare i linfociti T e
di ripristinare risposte umorali in soggetti immunocompromessi.(6)
Conclusioni
Fra tutti i C., la
crescente diffusione della A., viene spiegata attraverso
considerazioni di farmacocinetica e sicurezza.
Si differenzia infatti per le sue esclusive caratteristiche chimiche e
fisiche che la rendono più efficace di sostanze come il beta carotene e
la vitamina E universalmente ritenute molecole antiossidanti. L’A.
rappresenta la nuova frontiera dell’attività terapeutica anti
radicali liberi, sperimentalmente riconosciuta. Per questo detta
sostanza si pone, nel panorama mondiale della lotta
all’invecchiamento, come la molecola del benessere dall’ indubbio
futuro farmacologico.
Bibliografia
1.
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to function. FASEB J., 9:1551-1558.
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antioxidants, and the degenerative diseases of aging. Proc. Natl.
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4. Terao, J. (1989) Antioxidant activity of beta-carotene-related
carotenoids in solution. Lipids, 24: 659-661.
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and neurodegenerative disorders. Science, 262:689-695.
6. Jyonouchi H., Sun S., Mizokami M., and Gross M. D. (1996) Effects of
various carotenoids on cloned, effector-stage T-helper cell activity. Nutr.
Cancer, 26(3):313-324.
7.
8. Kobayashi, M., Kakizono, T., Hishio, N., Nagai, S., Kurimura, Y., and
Tsuji, Y. (1997) Antioxidant role of astaxanthin in the green alga Haematococcus
pluvialis. Appl. Microbiol. Biotechnol., 48:351-356.