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Il ministro dell'Interno ha dato mandato ai suoi legali di denunciare il settimanale Diario per i contenuti di questa inchiesta!!!
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In quattro regioni delicate si sperimenta il voto
elettronico. Sarà gestito da Telecom, Eds e Accenture, l’indiziata
numero uno per lo scandalo delle elezioni in Florida. Partner di
Accenture è Gianmario Pisanu, il figlio del ministro dell’Interno. E
un esercito di interinali avrà in mano la chiave dei risultati
Inchiesta del settimanale Diario
24/3/2006 - www.diario.it
«I brogli rientrano nella professionalità e nella storia
della sinistra. Qualcuno di loro si vantò, nel 1996, di aver sottratto
a Forza Italia un milione e 705 mila voti...». Così Silvio Berlusconi
ha iniziato l’intervista a Lucia Annunziata del 12 marzo, quella poi
finita con la fuga dallo studio televisivo. I brogli elettorali sono la
sua ossessione.
Li teme, li evoca, li denuncia da quando si è buttato in
politica. Da quando ha cominciato a perdere, poi, l’ossessione è
diventata incontenibile. «Loro», quelli della sinistra, «hanno un
esercito di professionisti, a danno dei nostri dilettanti, che vengono
puntualmente fatti fessi», aveva gridato nel giugno 2004 dal palco di
una manifestazione elettorale per le regionali nella rossa Sesto San
Giovanni.
Ora, per arginare i «professionisti» della sinistra,
Berlusconi lancia alla carica ì suoi «dilettanti»: si chiamano «Legionari
azzurri», si definiscono «difensori del voto» e sono coordinati
nientemeno che da Cesare Previti. «Sì, noi pensiamo di mandare persone
per bene che cerchino di far sì che la sinistra non possa cancellare la
volontà degli elettori», ha spiegato Berlusconi ad Annunziata. I «Legionari»
sono una schiera di attivisti di Forza Italia che in tutto il Paese si
stanno apprestando a presidiare i seggi, come rappresentanti di lista,
per vigilare sulle operazioni elettorali. Arriveranno al 9 aprile
istruiti politicamente e preparati tecnicamente, per evitare che «i
rossi continuino con i brogli». E’ già pronto un libretto di otto
pagine, tascabile per poterlo portare sempre con sé, intitolato proprio
I difensori del voto: sarà il
manuale per i 121 mila militanti di Forza Italia chiamati a controllare
i seggi. Sveglia all'alba già il sabato 8 aprile, arrivo nelle sezioni
elettorali prima di tutti, contare e ricontare le schede, non perdere di
vista le urne, uscire per ultimi, la sera, e non abbandonare mai, ma
proprio mai, il proprio posto: questi i consigli «per non farsi fregare».
E in molte regioni sono già partiti i corsi di formazione per i «Legionari».
«In Lazio, per esempio», spiega a Diario la coordinatrice regionale di
Forza Italia Beatrice Lorenzin, «abbiamo già iniziato la preparazione
dei 5.136 rappresentanti di lista che difenderanno il voto in questa
regione».
I Legionari di Previti
Ma Forza Italia non ha pensato solo ai rappresentanti di
lista, da sempre arruolati dai diversi partiti tra i loro militanti.
Nelle pieghe della nuova legge elettorale c'è infatti anche una novità,
passata finora inosservata, che riguarda gli scrutatori e i presidenti
di seggio, cioè coloro che, regolarmente remunerati, devono gestire i
seggi, sovrintendere alle operazioni di voto e infine scrutinare le
schede: non saranno più estratti a sorte, ma saranno scelti e nominati
dalle commissioni elettorali dei Comuni, che dovranno attingere da
elenchi di volontari chiusi il 30 novembre
Così ad aprile una valanga di «Legionari azzurri» s'installerà nei
seggi non solo con il ruolo, volontario e di controllo, di
rappresentanti di lista, ma con quello, operativo, ufficiale e
remunerato, di scrutatori. La coordinatrice emiliano-romagnola Isabella
Bertolini, per esempio, già il 18 novembre aveva diffuso un appello ai
militanti: «Chiedete ai soci, ai simpatizzanti, agli amici e ai
conoscenti di Forza Italia di presentare la domanda di iscrizione
all'albo degli scrutatori del loro Comune di residenza... Non lasciamo
che anche questa volta i seggi elettorali restino in mano alle
sinistre... Con le modifiche introdotte dalla nuova legge elettorale ora
possiamo davvero cambiare le cose».
Il campo avverso non è stato invece così pronto ad
annusare il cambiamento legislativo prima che diventasse realtà. «Ma
non siamo preoccupati», spiega Nora Radice, responsabile organizzativa
provinciale dei Ds milanesi. «Secondo le nostre informazioni, non ci
sono state corse all’iscrizione negli albi. E i nostri rappresentanti
di lista vigileranno in ogni seggio». La dirigente svela un altro
retroscena della spericolata legge approvata dal centrodestra. «La
commissione elettorale del Comune di Milano ha estratto a sorte gli
scrutatori, come prevedeva la vecchia normativa, e poi li ha nominati in
blocco, come stabilisce la nuova». Ve l'immaginate la povera
commissione, se avesse dovuto votare uno a uno, nome per nome, gli
scrutatori di un migliaio di seggi? E ve li immaginate cinque giudici in
tutto chiamati a dirimere le controversie che possono sorgere in un
parco di circa 5 milioni di schede lombarde? E’ un'altra novità della
legge, che per il Senato ha soppresso gli uffici circoscrizionali
presenti in ogni capoluogo di provincia e ha accollato l’ultima fase
di controllo del voto a un ufficio regionale unico. Non per niente il
presidente della commissione elettorale lombarda, Domenico Urbano, ha
reclamato altri 60 giudici da aggiungere ai suoi quattro commissari.
«Berlusconi continua a parlare di brogli. Chi parla troppo
di una cosa, la pensa e la evoca», commenta Beatrice Magnolfi,
parlamentare dei Ds. Che possa scattare un meccanismo simile a quello
che in psicoanalisi si chiama proiezione, quando si attribuisce agli
altri un proprio desiderio? Proprio Magnolfi, che in passato è stata
assessore all’Innovazione a Prato, in questa legislatura ha scelto di
essere, come si definisce, «il cane da guardia del ministro
dell'Innovazione Lucio Stanca» e il 10 febbraio, per chiudere in
bellezza, gli ha presentato un'interrogazione sullo scrutinio
elettronico che sarà sperimentato al prossimo appuntamento elettorale.
Sì, perché il 9 e 10 aprile non proveremo soltanto una nuova legge
bislaccamente proporzionale, definita «una porcata» da uno dei suoi
inventori, con incerti premi di maggioranza, con candidati tutti imposti
dai vertici dei partiti e con una scheda grande come un manifesto. Ci
sarà anche un'altra grossa novità: nelle 12.680 sezioni di quattro regioni, oltre 11 milioni di persone
(più di un quinto degli elettori italiani) saranno chiamati a votare
con la tradizionale matita sulla tradizionale (benché ben più ampia)
scheda, ma poi i loro voti saranno scrutinati al computer:
grande modernizzazione, inevitabile aggiornamento tecnologico, prezioso
risparmio di tempo. Ma anche complessa storia di rischi e commistioni
che vale la pena di raccontare.
Tutto comincia il 3 gennaio 2006, quando il governo vara il
primo decreto legge dell'anno, con il numero I. Come capita spesso al
gabinetto Berlusconi, nel provvedimento c'è dentro un po' di tutto:
disposizioni urgenti per il voto da casa di elettori che non possono
spostarsi; ammissione ai seggi di osservatori dell'Osce
(l'organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa); ma
soprattutto disposizioni per lo scrutinio elettronico. Sperimentazioni
erano già state compiute alle europee del 2004 e alle regionali del
2005, questa volta però è una bella fetta di elettori a essere
interessata alla sperimentazione: il 20 per cento delle sezioni. E per
la prima volta allo scrutinio informatizzato è stato assegnato valore
giuridico. Le schede di carta resteranno in archivio, ma saranno
estratte dagli scatoloni soltanto in caso dì contestazioni.
Le regioni coinvolte sono state scelte, secondo il ministro Stanca, «con
il criterio del bilanciamento territoriale»: una al Nord,
In ognuna delle 12.680 sezioni coinvolte ci sarà un
computer, due schermi video e un operatore informatico. Mentre gli
scrutatori procederanno allo scrutinio tradizionale, contando i voti e
impilando le schede, l'operatore digiterà i voti sulla tastiera e li
controllerà su uno degli schermi, mentre il secondo sarà a
disposizione degli scrutatori. Finita
la conta, i dati di ogni sezione saranno inseriti in una «chiavetta»
Usb. Le diverse «chiavette» Usb di tutte le sezioni presenti in un
unico plesso (edificio) saranno portate a mano e inserite nel computer
di plesso. Da qui una linea dedicata trasmetterà i dati direttamente e
rapidissimamente al Viminale.
Bello? Sì. Ma anche sicuro? Al riparo da brogli informatici? Chi
ricorda le feroci polemiche seguite al voto del 2000 per le
presidenziali americane in Florida non può non porsi almeno il
problema. Ma al ministero dell'Innovazione il portavoce di Stanca, Dario
de Marchi, risponde che non c'è alcun rischio: «Le memorie Usb
assegnate alle sezioni saranno inizializzate, dunque non potranno essere
sostituite con altre. E la trasmissione dati a Roma sarà effettuata con
una rete dedicata, assolutamente sicura». I tecnici del ministero
possono intrattenere a lungo gli interlocutori su chiavi di sicurezza,
codici identificativi, doppie password, trasmissioni Dmz...
Dopo le prime sperimentazioni di questo sistema, alle
europee del 2004, il ministero ha costituito una commissione sul voto
elettronico. Con quali risultati? «Avevamo segnalato diversi punti
critici», ricorda Maurizio Migliavacca, coordinatore della segreteria
Ds, che ne ha fatto parte. «Il punto fondamentale riguarda la
formazione di presidenti e scrutatori dei seggi, ma soprattutto degli
operatori tecnici: chi li sceglie? come? che formazione ricevono? Visto
che si tratta di personale di aziende private, chi li controlla e chi
garantisce per loro? E dato che i risultati delle regioni coinvolte
nella sperimentazione saranno definitivi prima degli altri, chi garantirà
una corretta comunicazione al pubblico? Non so se tutti questi punti
critici siano stati presi in considerazione per il 9 e 10 aprile».
Lunedì 10 aprile, dopo le ore 15, 11 mila chiavette Usb con il voto dei
cittadini italiani cominceranno a girare per l'Italia in tasca a
soggetti privati. C'è da stare tranquilli? «Lo scrutinio elettronico
è un vantaggio perché è veloce, ma per stare tranquilli ci vorrebbe
il controllo finale di una commissione presso il ministero
dell’Interno, composta anche da rappresentanti dei diversi
schieramenti politici», conclude Migliavacca. «E vorrei che i dati
arrivassero anche ai singoli Comuni, come già avviene per lo spoglio
cartaceo».
Trattativa privata
Per niente tranquilla Beatrice Magnolfi, la deputata «cane
da guardia del ministro dell’Innovazione»: «Il 10 febbraio 2006 ho
presentato un'interrogazione a Stanca, ponendo una serie di domande.
Come saranno garantite l’attendibilità e la correttezza delle
procedure di rilevazione informatizzata dello scrutinio? Come possiamo
essere davvero sicuri che le memorie Usb non possano essere manomesse?
Perché non è prevista alcuna protezione per il trasporto di queste
chiavette dalle sezioni al computer dì plesso? Che tipo di linea sarà
quella utilizzata perla trasmissione dei dati al Viminale?».
Ma non basta. C'è un altro ordine di problemi: come mai un'operazione
che verrà a costare oltre 34 milioni dì euro è stata affidata a
trattativa privata? E chi sceglierà gli operatori informatici
(saranno circa 18 mila) che faranno lo scrutinio informatico? E con
quali criteri saranno scelti? Sono tre le aziende coinvolte
nell’operazione: Telecom
Italia, Eds e Accenture. Telecom gestisce la fetta maggiore del
budget, fa da capocommessa e fornisce le linee per la trasmissione, ma
anche tutto l'hardware. Eds,
multinazionale Usa, ha sviluppato il software e coordina gli operatori. Accenture, la più grande azienda di consulenza al mondo, ha
ottenuto un subappalto e in questo gioco fa il suo mestiere, cioè la
consulenza. Le tre aziende sono state riconfermate nel gennaio di quest'anno,
dopo aver svolto insieme le sperimentazioni precedenti, alle europee del
2004 e alle regionali del 2005. Ma i 18 mila operatori informatici
saranno forniti da un'altra azienda,
«L’appalto è stato assegnato a trattativa privata per
ragioni d'urgenza, perché non c'erano i tempi per fare la gara»,
spiega Dario de Marchi. Il ministro Stanca lo ha ribadito nella sua
risposta del 23 febbraio all'interrogazione di Beatrice Magnolfi: «Il
decreto legge numero i del 2oo6 ha espressamente previsto che tale
affidamento avvenga in deroga alle norme di contabilità generale dello
Stato, stante il brevissimo lasso di tempo disponibile prima della
consultazione elettorale; lo svolgimento delle procedure ordinarie
sarebbe stato impossibile in tempi tanto ristretti».
Elezioni:
imprevedibili?
Così un appalto delicatissimo e di valore consistente, per
l’avvenimento più prevedibile e programmabile che esista in
democrazia, cioè le elezioni, è stato assegnato a trattativa privata
al maggiore operatore telefonico italiano e a due multinazionali di
origine statunitense. Eds è
il colosso di gestione dati fondato da Ross
Perot, il miliardario americano che in passato tentò di conquistare
I democratici americani e numerose inchieste della stampa l’accusano
di aver fornito un database per le liste elettorali delle ultime
presidenziali in Florida da cui erano stati espunti, in base alla loro
fedina penale, neri e ispanici (solitamente orientati verso i
democratici). Lo scorso anno ha ricevuto dal governo una nuova commessa
da 10 miliardi di dollari per un sistema di controllo per gli stranieri
che entrano ed escono dagli Usa. Negli Stati Uniti Accenture è oggi
subcontractor di una società che si chiama Election.com
per il trattamento generale dei dati elettorali. Una parte di questa
società è stata acquistata da uomini d'affari sauditi che vogliono
rimanere anonimi.
In Italia Accenture
entra di forza nelle commesse governative a partire dal 2001, quando
l'ingegner Mario Pelosi, uno
dei grandi manager mondiali di Accenture, diventa prima consigliere
tecnico del ministro Stanca e poi capo dipartimento del ministero
dell'Innovazione. Il progetto di scrutinio elettronico oggi è seguito
da due manager Accenture, Carlo Loglio e Angelo
Italiano, ma il nome più noto nell'azienda è un altro: Gianmario Pisanu, partner di Accenture e figlio del ministro
dell'Interno Giuseppe Pisanu. Già nel
L’altro ministro coinvolto nella partita, Lucio Stanca, è ministro «tecnico»
dell'Innovazione e della tecnologia: dovrebbe essere dunque una garanzia
d'imparzialità. Peccato che sia candidato di Forza Italia in Calabria,
Umbria e Piemonte. Più in generale, quello che sconcerta è che - in
sordina, senza adeguata informazione e senza alcun dibattito nel Paese -
sia stata di fatto privatizzata una parte dello Stato, un pezzo di
ministero dell'Interno, e proprio nel cuore del gioco democratico:
saltate le Prefetture e il Viminale, la correttezza delle elezioni è
affidata in quattro regioni italiane ai computer, alle «chiavette» Usb,
alla trasmissione dati e al personale tecnico di Telecom, Eds,
Accenture, Adecco. Questo proprio nel momento in cui il Paese è scosso
dallo scandalo degli spioni di Francesco Storace che tentavano di
falsare il voto in Lazio. In cui Telecom compra pagine di quotidiani per
spiegare che l’azienda non è coinvolta nelle intercettazioni abusive.
E in quattro regioni considerate «in bilico», cruciali per la vittoria
di uno dei due schieramenti in gara.