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Appello in difesa del servizio pubblico RAI

Ill.mo Presidente della Repubblica 
On.le Presidente del Senato della Repubblica
On.le Presidente della Camera dei Deputati
On.le Presidente della Commissione Parlamentare di Vigilanza sui servizi radiotelevisivi,

e p.c.           Spett.li organi di informazione,

Cittadini tutti,

Recentemente Lei, Ill.mo Presidente della Repubblica, ci ha ricordato che "un servizio pubblico radiotelevisivo autorevole e sano è un requisito indispensabile per il nostro paese, così come il rafforzamento dell'imparzialità dell'informazione e del pluralismo". Tanto più ripensiamo a quelle parole, tanto più l'avvio della privatizzazione della Rai ci appare come una beffa nei confronti di questi valori fondamentali.

In questi giorni, l'Italia, unico paese dell'Europa allargata, sta per iniziare la "privatizzazione" del servizio pubblico. È questa la risposta alla richiesta di pluralismo e indipendenza dell'informazione? Privatizzare la cultura, l'informazione, assumere come motore unico il mercato pubblicitario, permettendo solo ai grandi attori economici il controllo dei mezzi di informazione di massa, è questa la risposta alle domande di democrazia e libertà a cui Lei Presidente fa riferimento?

Siamo fermamente convinti che l'attuale progetto sulla Rai non potrà portare a un servizio migliore: potrà creare profitto e rendita ma sarà facilmente condizionabile dal potere economico. Sarà sufficiente smantellare quelle attività e licenziare quei lavoratori che quanto più fanno servizio pubblico tanto meno sono giustificabili in termini di fatturato e di audience pubblicitaria. Forse si potrà costruire una Rai più snella, più funzionale agli investitori pubblicitari, privata e redditizia, ma non sarà mai più un veicolo di democrazia, di modernizzazione e diffusione culturale come è stata nella sua lunga storia e, noi pensiamo, dovrebbe continuare ad essere.

Come dipendenti, ma soprattutto come cittadini, siamo sgomenti di come lo smantellamento del servizio pubblico, ripetiamo unico caso in Europa, stia avvenendo senza che le forze sociali abbiano voce in capitolo, senza un'analisi condivisa ed un grande progetto che rendano l'azienda ed i lavoratori sempre più liberi di essere "servizio pubblico" per la nostra democrazia. Nel progetto in corso intravediamo solo una svendita che, realizzata senza alcun coinvolgimento della società civile, potrà facilmente perseguire, nei prossimi anni, disegni diversi dalla ricerca del bene comune.

CHIEDIAMO A TUTTE LE FORZE DELLA SOCIETA' CIVILE, ALLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI, AI PARTITI, AI MOVIMENTI, AI  CITTADINI DI SOTTOSCRIVERE QUESTO APPELLO.
VI INVITIAMO A FERMARE TUTTO QUESTO, PER REALIZZARE UN NUOVO E PIU' DEMOCRATICO PROGETTO SULLA RAI.
IL DESTINO DELLA RAI E' ANCHE IL DESTINO DELLA NOSTRA DEMOCRAZIA.

I LAVORATORI RAI

(adesioni a comunicherai@hotmail.com)

Firme pervenute al 8.12.04 (a raccolta firme ancora aperta): oltre 600 lavoratori RAI di Aosta, Bari, Bologna, Cagliari, Perugia, Potenza, Torino, Trieste, Perugia, Palermo, Roma; adesione dello SNATER-RAI Lazio, SLC-CGIL Torino, RSU Trieste.
Hanno espresso solidarietà anche il Dipartimento Comunicazione del Partito della Rifondazione Comunista, il Coordinamento Nazionale Nuove antenne, cittadini, membri della commissione di Vigilanza Rai, europarlamentari.


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