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Andreotti for President
Marcello Pamio – 29 aprile 2006

Per ben quattro volte al Senato si è votato per scegliere la seconda carica dello Stato. 
I due sfidanti: da una parte l’ex sindacalista Franco Marini e dall’altra l’ex di tutto, Giulio Andreotti. 
Andreotti è stato sette volte Presidente del Consiglio, otto volte Ministro della Difesa, cinque Ministro degli Esteri, due Ministro delle Finanze, del Bilancio e dell’Industria, una sola volta Ministro del Tesoro e dell’Interno, e per ultimo, ma non per importanza, vicino alla mafia, ma questo solamente una volta e fino al 1980!

Tutti i media ovviamente ricordano il curriculum vitae di Giulio fino al suo penultimo incarico, dimenticandosi di fare l’unica cosa che dovrebbero fare, cioè informazione, ma dichiarando pubblicamente all’unisono il falso: Andreotti prosciolto dalle pesantissime accuse di collusione mafiosa. Ma ahimé non è così: la sentenza della Corte di Appello di Palermo del 2003, resa definitiva dalla Cassazione l’anno successivo, parla chiaramente di “una autentica, stabile ed amichevole disponibilità dell’imputato (senatore a vita Andreotti, ndA) verso i mafiosi fino alla primavera del 1980 . I giudici fanno anche i nomi di queste amicizie e frequentazioni: Stefano Bontade e Gaetano Badalamenti per citarne un paio. L'assoluzione di Andreotti è per prescrizione!

Tale “associazione per delinquere” di stampo mafioso - essendo andata in prescrizione - permette al Giulio nostrano di frequentare ogni giorno le aule del Senato e addirittura di farsi eleggere Presidente. 
Purtroppo non è stato così, e sono profondamente rammaricato e dispiaciuto che Marini lo abbia battuto. Dopo cinquant’anni di politica mafiomassona, dopo la distruzione sistematica di qualsiasi ideale politico, era sacrosanto che al Senato andasse Giulio Andreotti. Chi meglio di Andreotti, oggi come oggi, potrebbe rappresentare la politica italiana? Forse solamente Silvio Berlusconi potrebbe tenergli testa, perché pure lui vanta interessanti amicizie, dallo stalliere Vittorio Mangano, amico proprio di quel Bontade (Mangano è misteriosamente morto dopo la scarcerazione), ma anche gusti tipicamente siciliani, come quelle “cassate” da 10 kg che si faceva spedire ad Arcore…

Pensate un attimo: abbiamo avuto cinque anni filati di governo di cosiddetta destra (con esponenti politici che hanno dichiarato che con la mafia bisogna convivere) e stranamente nessun attentato mafioso… Ottimo direi, ma non dovrebbe far riflettere?
Cade il governo, per lasciare il posto a Prodi (l’uomo dei poteri forti bancari anglo-ebraici: Goldman Sachs, Warbur, ecc…) e due giorni dopo le elezioni-farsa, magicamente, viene arrestato, o meglio si fa beccare, Bernardo Provenzano, capo indiscusso (dicono loro) della Mafia. Non dovrebbe far riflettere anche questo?
Ma vi pare che il capo della mafia, l’amministratore delegato di una multinazionale che fattura 100 miliardi di euro all’anno[1] (200.000 miliardi delle vecchie lire per intenderci) possa vivere come un povero barbone reietto, dentro una casetta in legno, mangiando cicoria e formaggio e pregando tutto il giorno Padre Pio?  Secondo voi un Provenzano, incapace perfino di parlare, era in grado di gestire un giro di affari che tra le altre cose coinvolge paradisi fiscali, banche offshore, intermediazioni finanziare, società di clearing? Vogliamo prenderci in giro?

La mafia è gestita dalle stesse persone che gestiscono la politica. O per dirla in altri termini, la politica è gestita dalle stesse persone che controllano la mafia. Invertendo i fattori il risultato non cambia. 
Dobbiamo dimenticare la mafia di quarant’anni fa, quella del delitto e dell’uomo d’onore, oggi la mafia è una transnazionale miliardaria gestita e controllata da personaggi in giacca e cravatta, da manager di altissimo livello con numerose lauree e master, banchieri internazionali intoccabili e inavvicinabili. Questa è la mafia.
Ogni tanto per tenere buone le masse di capre (tosate giornalmente), permettono degli arresti eccellenti, ieri Brusca oggi Provenzano, domani chissà. Ma alla fine cosa cambia ai vertici? Assolutamente nulla. I loro intrallazzi continueranno tranquillamente a farli e questo è permesso loro dai burattini della politica, cioè, per usare le parole del poeta Ezra Pound, dai camerieri dei banchieri. Esseri umani privi di coscienza che come cellule cancerose impazzite vanno alla ricerca del potere, creando metastasi qua e là.

Siccome il Re è nudo, e siccome Giulio ha perduto il posto al Senato, mi piacerebbe tanto vederlo al Colle. 
Che ne dite: al posto di Ciampi il sempreverde Andreotti?
Approfitto dell’occasione quindi per fare un appello in favore del senatore a vita e invito la coalizione della cosiddetta sinistra (la stessa finanziata dai poteri bancari internazionali come Goldman Sachs e da personaggi loschi e pericolosi come l’ungaro-statunitense George Soros che ha finanziato con un milione e mezzo di euro la campagna del partito spudoratamente funzionale alle strategie anglo-americane, la Rosa nel pugno) di farci un pensierino. 
In un colpo solo potrebbero da una parte avvicinare la sinistra alla destra e dall’altra dare il giusto epilogo ad una saga (quella del padrino) che durata da troppo tempo.

Note:
(1) Procuratore antimafia Pierluigi Vigna, da La Repubblica

 
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