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- Pagina Scienza dello Spirito
Il
significato dell’Amore di coppia
Giovanni
Peccarisio
Le
forme di amore legate alle parti costitutive umane.
L'amore
ha varie forme legate alle parti costitutive dell'essere umano. Vedremo
di esaminarlo seppure brevemente.
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La prima forma è quella dell’amore legato, dipendente soprattutto dal corpo fisico ed è una
forma di amore che sarebbe preferibile denominare genitale.
E’ espressione di pulsioni, istinti che sorgono come impulsi primari
direttamente dal corpo fisico.
E’ egoistico, tende a soddisfare proprie necessità, perciò è
l'asservimento della testa ai bisogni sessuali che sorgono nella parte
bassa del corpo, del pensiero alla volontà, della coscienza
(riconoscimento delle esigenze dell'altro) all'istinto.
L'espressione amorosa di questo tipo, se diventa un fine è indice di
immaturità affettiva. Se invece si riesce a considerarla un passaggio
per giungere al vero Amore Spirituale, allora anche questa specie di
amore troverà il suo giusto posto all'interno di una sana e costruttiva
relazione di coppia.
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Quando l'amore riesce toccare anche il corpo
eterico, allora sì può parlare di erotismo.
La ricerca di soddisfazione si estende e si allarga dalla sfera
puramente genitale a tutto il proprio corpo, sconfinando e rivolgendosi
anche al corpo dei partner elaborando tecniche amatorie da elementari a
complesse come nel mitico Kamasutra, non a caso sorto dalla cultura
indiana legata soprattutto al corpo eterico.
L'erotismo è già una forma amatoria un po' più matura rispetto a
quella genitale, ma rimane comunque sempre legata al corpo fisico. Di
queste due espressioni primarie la prima è peculiare dell'uomo (amore
genitale), la seconda (erotismo) della donna.
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La terza forma di amore è quello cosiddetto animico e quindi collegato
ai corpo astrale. E’ la forma di amore che sì può appagare senza
aver bisogno dei rapporto sessuale diretto.
Nell'amore animico avviene il passaggio da fuori a dentro, dalla
pulsione sessuale all'oggetto amato. Non esiste più cioè il bisogno di
uno stimolo sessuale esterno giacché la persona amata la sì porta
sempre in sé stessi. L'amore animico è l'amore platonico nella sua
accezione umana più elevata.
E’ l'amore del “dare e
ricevere". Quando però l'amore rimane nell'ambito "dell'aspettativa
di un ritorno", ricade in un atteggiamento alla fin fine
egoistico, gratificante solo per la persona stessa.
E’ caratterizzato dalle parole più o meno consce: "Ho
bisogno di te per sentirmi soddisfatto/a, Mi aspetto qualcosa da te (atti,
atteggiamenti, slanci) perché io
ti ho dato qualcosa".
Questa forma di amore vive di alti e bassi, di felicità travolgente e
di abissi di disperazione con conseguenti possibili profonde crisi e
inevitabili rotture. Quando l'amore rimane in questo ambito può esserci
il rischio che, col passare dei tempo, se la situazione del "do
ut des" si radicalizza, ciascun componente della coppia cercherà
fughe o situazioni compensatorie. Può anche succedere che si arrivi ad
una vera e propria rottura.
Quando ci siano figli, nella maggior parte dei casi l'uomo cercherà la
sua gratificazione verso l'esterno: lavoro, amicizie, hobbies o
avventure extra coniugali. Comunemente la donna invece cercherà la sua
gratificazione verso l'interno: amore per la famiglia soprattutto nei
riguardi dei figli.
Questa forma di amore può durare per tutta la vita coniugate, ma se non
si solleva ad una forma più elevata scatenerà prima o poi rancori,
risentimenti, forme di vendette striscianti, frustrazioni.
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Nella quarta forma è l’Amore
Spirituale, l'Amore dell'Io per un altro Io, il vertice dell'amore
di coppia. Esso è il vero Amore che si raggiungerà come risultato
finale di un percorso più o meno lungo.
Nella migliore delle ipotesi, quando si sta bene assieme, quando c'é
armonia tra due corpi e due anime, all'inizio questa armonia si
raggiunge modulando le pulsioni sessuali “per amore" dell'altro/a.
Si può giungere in molte situazioni a trattenere persino i propri
desideri non chiedendo nulla all'altro o, viceversa, lasciandolo
esprimere secondo le proprie necessità.
Anche
in questo modo però sia in modo altruistico che in modo egoistico, si
è rivolti continuamente per dare o ricevere all'altra persona,
dimenticandosi di se stessi o viceversa accentrando tutto su se stessi.
Attorno ai quarant'anni però molto spesso, quando il rapporto non si
sia già scisso prima, si rompe l'armonia avuta fino a quel momento. Ciò
succede perché ciascun componente della coppia è portatore di un
proprio Io individuale che ha bisogno per realizzarsi di fondarsi su se
stesso indipendentemente dall'ambiente che fino a quel momento lo ha
circondato.
Verso i quaranta anni circa (la famosa crisi dei quaranta anni), l'Io
sente nella sua interiorità il potente richiamo a voler dare una sempre
maggiore attenzione alla propria evoluzione individuale anche aldilà
del rapporto di coppia. La piacevole condivisione di interessi non è più
sufficiente: si desiderano propri spazi individuali.
L'Io
che fino a questo momento della vita si è posto soprattutto al servizio
della parte fisica e animica sia dì se stesso che dell'altra persona,
si risveglia: l'io da questo momento “percepisce" se stesso ed
esige proseguire il suo cammino nonostante tutto e tutti. Tutto ciò è
"crudelmente" giusto, fa parte dello sviluppo naturale
dell'essere umano.
Questo potente processo di realizzazione può capitare in tempi
differenti: può succedere avvenga prima che il proprio partner abbia
anch'esso avviato il proprio processo di realizzazione. Si innesta in
tal modo una pericolosa crisi della vita di coppia. Chi dei due
percepisce la nascita di questo processo, cambia rapidamente, vede la
vita con altri occhi, non accetta più compromessi né piccoli né
grandi e chiederà a se stesso “Ma
io, dove sono stato fino a questo momento?"
In breve tempo l'altro componente della coppia si troverà di fronte una
persona quasi del tutto sconosciuta e chiederà a se stesso: "Chi
è mai questa persona? Credevo di conoscerla ed invece di lei non ho
capito nulla. Non mi comprende più!”
La presa di coscienza della nuova realtà sia da una parte che
dall'altra è sconvolgente, destabilizzante. Il rischio che il rapporto
precipiti dipende dal fatto che le persone si affrontano su due livelli
differenti: l'uno spirituale, l'altro animico.
A
questo punto esiste un'unica possibilità di incontrarsi nuovamente su
un medesimo piano: si deve avviare un dialogo franco, veritiero, aperto.
E’ in questo momento che contemporaneamente deve compiersi il
passaggio dall'Anima allo Spirito, da un rapporto animico ad uno
spirituale. Non esiste altra possibilità se non quella di riconoscersi
come un Io di fronte ad un altro Io, accettare e comprendere che ciascun
Io ha un proprio cammino individuale da compiere.
Non più l'uno nell’altro ma
uno accanto all'altro in
comprensione e aiuto reciproco.
Se ciascuno riuscirà a fondarsi sul proprio Io, percependo al contempo
l'Io dell'altro allora e solo allora l'unione diverrà solida, duratura,
vera.
Giovanni
Peccarisio
Laureato alla "Libera Università della Scienza e dello
Spirito" di Dornach (Svizzera), come Maestro Waldorf (scuole
steineriane) e Maestro di pittura